Dal 17 settembre è in vigore la norma introdotta dal decreto legge n. 138 del 13 agosto 2011, che prevede “un’imposta di bollo sui trasferimenti di denaro all’estero attraverso gli istituti bancari, le agenzie ‘money transfer’ ed altri agenti in attività finanziaria, in misura pari al 2% dell’importo trasferito con ogni singola operazione, con un minimo di prelievo pari a 3 euro. Questa tassa non è dovuta per i trasferimenti effettuati dai cittadini dell’Unione Europea nonché per quelli effettuati verso gli stessi paesi della UE. Sono esentati i clienti extracomunitari muniti di matricola INPS e codice fiscale”.
“La legge fa parte del contesto economico attuale, degli sforzi dello Stato di recuperare risorse”, commenta Ibrahima Camara, attivo nel settore di microcredito e rimesse attraverso la Confesen – istituto per finanziare la cooperazione tra Italia e Senegal – e la Beda – Banca Etica della Diaspora Africana. “L’iniziativa va considerata in modo positivo, nell’ottica di pagare meno per pagare tutti. Ma sono perplesso sulla modalità. Non ho visto tutta questa rapidità nell’approvare una normativa quando si parlava di tagli ai politici o ai calciatori. Servono responsabilità e solidarietà nazionale e va bene che gli immigrati siano parte della soluzione. Non c’è bisogno di scontri, ma di attenersi ad un principio fondamentale nella cooperazione, quello della reciprocità, non trattare cittadini stranieri come non si vorrebbe si trattassero i propri.” È stato difficile far venire i diretti interessati a conoscenza delle nuove misure “io stesso mi sono trovato a fare da mediatore con una mia connazionale che non credeva a questo supplemento e se l’era presa con il commesso afghano allo sportello. Rischia di diventare una guerra tra poveri”.
Disagi confermati dagli impiegati della Western Union di Piazzale Flaminio: “molti dei nostri utenti non conoscevano la legge e ogni volta abbiamo dovuto spiegarla, specie a quelli che parlano ancora un italiano stentato. In più dobbiamo aspettare il nuovo software che diversifichi i due tipi di pagamento, per comunitari ed extra-UE”. Sugli effetti economici “è ancora presto per valutarli, la norma è in vigore da due sole settimane. Ma c’è molta rabbia, alcuni hanno rinunciato ad effettuare la transazione.”
Le opinioni di Camara sono generalmente condivise da chi questo decreto lo subisce. Sanjai, bengalese, pensa che sia giusto dare il proprio contributo in tempi di crisi, ma la disposizione “è discriminatoria, perché deve pagare solo una parte degli immigrati? Molti di noi hanno una busta paga di 400 euro mensili e un comunitario anche se prendesse soldi in nero sarebbe esentato dalla tassa”. Gli fa eco il connazionale Mijanur “le leggi dovrebbero essere uguali per tutti, in questo modo l’imposta sarebbe più diffusa ma più bassa. Per noi non è la questione dei 3 euro in sé, viviamo in Italia ed è giusto che anche noi diamo una mano. Ci sono anche canali per fare arrivare i soldi in Bangladesh in nero, ma questo è sbagliato perché si sottraggono soldi ai governi e quindi pubblici, ora i controlli internazionali sono più stretti e si rischia anche la prigione”.
Gabriele Santoro
(5 ottobre 2011)