Alla Grande Moschea si condivide la festa

Grande MoscheaDomenica 6 novembre migliaia di persone si sono riunite alla Grande Moschea di Roma per celebrare Id al-adha, la Festa del Sacrificio. Momento spirituale importante che, per i più fortunati, può coincidere con il pellegrinaggio canonico alla Mecca. E, al tempo stesso, occasione di incontro, divertimento e gioco.

Un senso (anche) sociale. Al significato religioso della festa si unisce, come per l’Eid al-Fitr, il valore della condivisione. “Veniamo per incontrare amici non visti da un anno all’altro e ci divertiamo, stiamo tutti insieme” spiegano Sara e Susan, studentesse di secondo liceo e università: “La Moschea è anche un luogo di incontro”. Per Bruna, 25enne nata in Italia da genitori egiziani, questa è la prima festa trascorsa alla Grande Moschea: “Mi sembra stupendo vedere tutte queste persone che vengono qui a pregare. È bello, perché alla fine stiamo in una realtà diversa dalla nostra, però tutti abbiamo un obiettivo comune. La festa unisce tante culture, tante cittadinanze”.
Sorrisi, abbracci, grida di gioia dei più piccoli. Una partita di pallone improvvisata nel giardino accanto alla scalinata principale. Un panino o una fetta di torta in attesa del pranzo, da consumare rigorosamente in compagnia.
Alcune fedeli si fermano a parlare nel cortile della moscheaCosì è per Shaziya che con altre famiglie arrivate come la sua dallo Sri Lanka ha ricreato in Italia una piccola comunità: “Siamo circa sessanta persone, trascorriamo sempre la festa insieme e ci riuniamo anche durante il resto dell’anno. Oggi abbiamo affittato una sala e ognuno ha cucinato qualcosa”. Tra le ricette cingalesi tipiche di questa giornata riso con zafferano, pollo fritto, insalata di melanzane e patate, piselli, dolci con lo sciroppo di cocco. Il tutto condito da una sana dose di allegria: “Balliamo, cantiamo al karaoke, giochiamo a pallone, ci divertiamo con i bambini”.

Festeggiare in Italia. Khairi ha 30 anni e proviene dall’Egitto, è in Italia da 4 anni. “Mi piace come viene organizzata la festa qui alla Moschea. Ringraziando Dio posso venire a trovare gli amici e mangiare con loro, stare insieme. Il mio capo mi ha dato due giorni di riposo perché abito fuori Roma, vivo in Abruzzo”.
Per Bruna l’osservanza delle tradizioni va conciliata con le esigenze lavorative:  “Siamo musulmani però viviamo a Roma e non dico che ci dobbiamo adattare però non posso non andare al lavoro perché è la mia festa. Allora me ne sto al mio paese e festeggio insieme agli altri”.
Issa, egiziano da 8 anni in Italia, pur apprezzando i festeggiamenti italiani spiega che al Cairo e tutta un’altra cosa: “Guarda a vivere questi momenti nei paesi arabi si sente la differenza. Qui la festa è solo qua, dentro questa Moschea, ma fuori non c’è niente. Lì si vede la festa di tutti i paesi. È una cosa normale, tipo il Natale per gli italiani. Per esempio nel giorno di festa nessuno va a lavorare”.

Sognando la Mecca. Chiediamo a Issa se pensa, in futuro, di compiere il pellegrinaggio canonico alla Mecca. “Lo spero. Credo che qualunque persona ambisca ad andarci”. Partendo dai racconti di chi l’ha già vissuto, cerca di farci comprendere l’importanza del quinto pilastro dell’islam: “Entri lì e diventi un’altra persona. Proprio a livello spirituale, non so come spiegarlo, senti il senso di quello che hai vissuto per una vita. È qualcosa che non puoi avvertire in un altro posto”. Oltre a godere di buona salute, però, per poter affrontare il pellegrinaggio un musulmano ha bisogno di un minimo di stabilità finanziaria: “Devi esserti sistemato per arrivarci. Non puoi andare alla Mecca se hai i debiti sulle spalle”.

Non solo musulmani. Florida ha 23 anni ed è arrivata in ItaliaUna partita a calcio nel giardino della moschea dalla Romania 4 anni fa: “È la prima volta che vengo qui. Io non sono musulmana però mi piace. È un’atmosfera più calda rispetto alle chiese del mio paese”. Bruna invece è musulmana, ma segue anche le tradizioni italiane: “Quando è Natale festeggio il Natale, non vado in chiesa ovviamente. Quando è la mia festa festeggio la mia festa. Mi ritengo fortunata perché conosco due culture diverse”.
E se nel giorno di Id al-adha si indossano gli abiti della festa, Hissein, 23enne egiziano in Italia da 3 anni, sceglie una maglia ed un berretto dell’A.S. Roma, la sua squadra del cuore. “Ho iniziato a seguirla nel mio paese, sono dieci anni ormai”. Da quando è in Italia è andato allo stadio quattro volte e anche se il suo pronostico assegna lo scudetto all’Udinese: “La Roma è forte, la migliore squadra dell’Italia”.

Sandra Fratticci
(10 novembre 2011)