Quando una coppia “scoppia” una delle frasi che si sentono più spesso ripetere è: “Eravamo troppo diversi”. Farida Henneas e Vincenzo Letizia sulla diversità hanno costruito la propria unione. Ventidue anni fa.L’incontro. È il 1989. Farida arriva in Italia dal Marocco e trova lavoro a Roma come badante a tempo pieno. L’unico giorno di riposo è il venerdì: “L’avevo scelto io, così potevo andare alla moschea”. La Grande Moschea sarà inaugurata soltanto qualche anno più tardi e il principale luogo di culto dei musulmani romani è il Centro Culturale Islamico di via Bertoloni, ai Parioli. È lì che Farida incontra Vincenzo. Lui, italiano nato in una famiglia cattolica, all’islam ci è arrivato dopo un lungo percorso. “Già da tempo ero in una fase di ricerca della verità. Per un paio d’anni ho frequentato la Facoltà di Psicologia. Poi ho fatto dei viaggi, in India, in America”. In India Vincenzo scopre lo yoga e al suo ritorno in Italia prova un senso di disagio: “Mi sentivo sempre un po’ in difficoltà. Da un lato c’era una scelta di vita e dall’altro una società che ti impone dei modelli, dei modi di essere”. Ascoltando una radio privata che trasmette i versi del Corano recitati in arabo e l’annuncio di preghiera, Vincenzo inizia ad interessarsi all’islam. Entra in contatto con un gruppo di musulmani italiani, partecipa alle loro attività e, nel 1985, pronuncia la shahada, la testimonianza di fede che rappresenta uno dei cinque pilastri dell’islam.
Farida e Vincenzo: quando la diversità è ricchezza
La scelta. Vincenzo conosce anche altre ragazze, ma il sorriso di Farida è irresistibile. Farida ha ricevuto altre proposte, ma non ha mai visto un italiano musulmano. Il fidanzamento dura due mesi e mezzo, il tempo necessario ad avere i documenti dal Marocco. Il 3 novembre 1989 Vincenzo e Farida diventano marito e moglie. Il 19 gennaio 1993 nasce la piccola Sara. Oggi Farida è mamma a tempo pieno. Vincenzo lavora come impiegato pubblico.
Le unioni miste, ieri e oggi. Negli anni Novanta, secondo Vincenzo e Farida, un matrimonio italo-marocchino non destava particolare clamore. Le coppie miste erano ancora poche e gli italiani non ci facevano caso più di tanto. “Una volta ero alla stazione Anagnina – racconta Farida – avevo il vestito lungo, il velo. Un signore si è avvicinato e mi ha detto:‘Sembri una Madonnina’”. Le cose sono cambiate dopo l’11 settembre e il terremoto mediatico che ne è seguito: “La gente è diversa da allora”. Per Vincenzo il panorama è in trasformazione: “Una parte della società non è ancora pronta culturalmente, però stanno aumentando le persone che si avvicinano all’islam. Con il tempo la comunità, in modo spontaneo, sta crescendo. I giovani diventano un fattore di innovazione”.
L’islam: il valore del matrimonio. Quella tra Vincenzo e Farida è un’unione anche spirituale: “Con l’islam capisci che le cose che facciamo davanti a Dio sono importanti. Tutto ha un significato, una spiegazione, non è lasciato al caso”. Si impara a riconoscere il valore dei sentimenti: “Abbraccia tutto, anche il fatto di stare con la propria donna, di essere dolce con lei. Sono cose che uno magari non apprezzava, non capiva”.
I loro segreti. Ventidue anni e sono ancora insieme. La formula magica per Farida è naturale, sta in una sola parola: “Amarsi”. Per Vincenzo l’incontro tra abitudini diverse è un arricchimento: “Lei mi ha insegnato tante cose che io non conoscevo. Il modo di vivere in Marocco. O usi ai quali non ero abituato. La pulizia, tanto per dirne una. Nell’islam quando facciamo la preghiera ci laviamo cinque volte al giorno”.Per creare una famiglia bisogna avere il coraggio della condivisione: “Anche nei propri difetti. Dio stesso dice che non devi guardare solo il lato negativo perché magari c’è un lato positivo che invece è più grande e importante. Qui alla prima difficoltà le personesi lasciano. Ma non puoi volerti bene solo nel momento del massimo dell’amore. Non è che cambiando partner puoi trovare la persona ideale sotto tutti i punti di vista, non esiste”.
Sandra Fratticci(3 novembre 2011)