Domenica 6 novembre. Un inaspettato sole mattutino di novembre costringe a levarsi la lana di dosso e ad abbassare gli occhi, nella piazza affollata dove un gruppo di ragazzi dal volto interrogativo dà una titubante disponibilità alla richiesta di fare qualche domanda sulle comunità musulmane in Italia e in particolare sulle seconde generazioni. Indicano poco dietro parte delle loro famiglie: parenti, cugini, fratelli.Nord Africa, Egitto, opinioni … Un 24enne gioviale, ciarliero, con un po’ di dialetto romano in mezzo alle parole, è fra i più adulti e, forse per questo, meno sulla difensiva “Vada come vada, quel che è avvenuto nell’ultimo anno secondo me mostra un risveglio, un desiderio di mutamento, una pretesa che gli egiziani hanno di essere rispettati, da cui forse anche in Italia avremmo da imparare. Qui molte cose non vanno, casta, auto blu, mille spese inutili che poi ricadono su persone con stipendi realmente bassi, io gestisco con i miei una ditta di NCC, auto-noleggio con conducente, guadagno 1000 € al mese. Per me si ha diritto a indignarsi.”“Conosco e frequento molte seconde generazioni, alcuni sono un po’ troppo legati a questioni di status: come ti vesti, che macchina hai … alla fine quando esco molti amici sono italiani. Ci sono alcune cose della cultura musulmana che per me sono strane forme di chiusura: mi ricordo a scuola, sono stato anche rappresentante d’istituto, alcuni ragazzi si rifiutavano di avere come compagne di banco delle ragazze”. Mentre la comitiva va smembrandosi e disperdendosi arriva un amico più grande, un ragazzo piuttosto atletico, soprannominato Mido dal nome del noto calciatore egiziano, ha 28 anni, ama il body building. Terminato l’istituto professionale dai Salesiani, “dove l’italiano si impara meglio che altrove, ora sto finendo la triennale in economia alla Sapienza e lavoro a una tesi in politica economica sulla finanza islamica”.Che vuol dire finanza islamica? “La finanza islamica, praticata dalle banche islamiche, a mio parere è interessante perché è impostata in modo tale da ridurre le bolle speculative e da quello che ho avuto modo di constatare ha meno effetti collaterali come disoccupazione, ampie fasce di popolazione povere o senza potere d’acquisto, rispetto al libero mercato. Il principio della finanza islamica è che la banca non è un puro finanziatore, ma diviene a tutti gli effetti socio del finanziato nell’attività imprenditoriale: quindi non vuole solo essere coperta in caso di fallimento, sceglie come finanziare, seguendo l’imprenditore nei vari step, ponendo molta attenzione alla prevenzione dal fallimento”.La piazza … Nel frattempo alle spalle, la gente nella piazza da qualche minuto ha iniziato il via vai per avviarsi alla preghiera delle 11:30 nella Grande Moschea, la folla è un po’ scemata, al primo turno di preghiera delle 8:30, la situazione era caotica: donne con velo, sobrio o multicolore, bambine e bambini che correvano, uomini in vestito tradizionale ma anche in giacca o in jeans, adolescenti riuniti in punti d’aggregazione. Le persone si rincontrano dopo settimane o mesi di vita prettamente italiana in questa che è la Festa del Sacrificio insieme alla data di chiusura del Ramadan, la più importante per la comunità musulmana.Mohamed è egiziano, Haissam è italiano. Mido, egiziano, al secolo Mohamed, è solo da tre anni in Italia, ma l’italiano lo parla bene. Ha studiato in Egitto dai Salesiani, una scuola dove l’italiano è la seconda lingua, accanto ad arabo e inglese. Gli italiani che vivono all’estero sono stati compagni d’adolescenza e, molti, sono tuttora amici. Proprio perché atletico è stato selezionato, mentre era in patria, per promuovere all’Expo2015 di Milano prodotti di cura per il corpo e già da ora segue dei corsi per prepararsi alle sue mansioni: il gruppo in cui sarà inserito vedrà presenze di moltissimi Paesi, in linea con l’internazionalità propria dell’Expo. Haissam, il ragazzo loquace che lavora nella ditta di Ncc dei genitori egiziani trasferiti in Italia da oltre 30 anni, è nato qui. È italiano. Da adolescente non si sentiva vicino alla cultura dei suoi “I genitori è normale che vivano certi aspetti della tradizione o del credo con una forza particolare. Qualcosa che noi seconde generazioni spesso non possiamo capire. Metà delle seconde generazione sta stretta nella cultura familiare di provenienza e sperimenta poco quella del paese d’accoglienza; io ho fatto l’inverso e i miei genitori non si sono imposti. Mi hanno lasciato libero. Io la loro tradizione, la loro idea di fede la sto capendo e recuperando un po’ alla volta: sono sul ponte tra due culture, la vostra e la loro.” Un amico gli tira una pacca sulle spalle e notando una po’ di barba incolta, evidentemente una novità, commenta: “Ormai, me sei diventato un imam!” Gli amici di Haissam e Mido sono Aladino, uno spilungone anche lui egiziano e Tarek, algerino, studiano anche loro alla Sapienza, chi ingegneria, chi economia: le due facoltà sono attaccate “ci incontriamo spesso in giro o alla mensa, io preferisco quella di Via De Lollis, si mangia meglio” aggiunge Mido. “E la sera si va per locali ma … niente alcool”. “Quindi?” “Succo di frutta” risponde Haissam “così quando sale la gradazione alcolica nella comitiva si sa già chi guida”.
Marco Corazziari(10 novembre 2011)