Il mercato islamico del venerdì è in primo piano solo quando si parla dei problemi sull’uso delle bombole a gas o quando si cerca soluzione al difficile dilemma: cucina fatta in casa oppure cibo confezionato?
Venerdì scorso di buon mattino un gruppo di vigili ha controllato il mercato allontanando gli irregolari. I banchi autorizzati hanno invece continuato la loro giornata di lavoro. “Ci siamo dati molto da fare per rendere legale il mercato” dichiara l’assessore al commercio del Municipio2 Mario Mancini. “Dei ventotto banchi autorizzati alcuni hanno completato l’iter di pagamento e grazie al mercato possono vivere con una maggiore serenità economica. Gli organi di controllo, siano vigili o asl, è giusto che verifichino e sanzionino, se è necessario”. “Le verifiche sanitare sono su misura per ogni operatore” sottolinea il consigliere Alessandro Ricci. “Non va messo in discussione tutto il mercato o l’operato della commissione che lo ha istituito, ma eventuali inadempienze dei singoli”. Esattamente due anni fa è iniziato il percorso di regolamentazione che ha reso legale il mercato ed ogni venerdì italiani e stranieri pranzano con cous cous, kebab, panini imbottiti, spiedini arrostiti e dolci di ogni tipo offerti nei banchi davanti all’entrata della più grande Moschea d’Europa. I mercanti si sono ben attrezzati anche per permettere ai clienti di portar via il cibo e pranzare comodamente a casa o fare il bis a cena. Ma il mercato non è solo sapori speziati, offre anche tanto altro.
Libri in lingua originale. “Al mercato trovo libri in lingua originale. Può sembrar strano ma a Roma non è facile trovare librerie fornite di testi in lingua. Ce n’è una a Centocelle ma abito da tutt’altra parte. Così quando vengo per la preghiera del venerdì approfitto per dare un occhio al banco dei libri”. Spiega un assiduo fedele di origine indiana che sottolinea come l’importanza del mercato sia comunque di tipo sociale. “L’interazione è l’aspetto più bello. In attesa della preghiera o subito dopo bevo e mangio insieme ad amici e a gente nuova con la quale magari faccio anche conoscenza. La Moschea si trova isolata, non ci sono negozi né bar ed il mercato è la soluzione perfetta. Inoltre il bicchiere di thè, è accuratamente preparato prima e conservato in grandi teiere, non è una semplice bustina che nel fai-da-te dei bar occidentali il cliente lascia in infusione nella tazza d’acqua calda. Chiunque abbia visitato i paesi nord africani o mediorientali riconoscerà il sapore del thè del mercato”.
Profumi e vestititi Cibo, spezie, libri ma anche abiti e profumi. Sabrina Lei abita fuori Roma nei pressi di Ciampino, viene ogni venerdì alla grande Moschea “compro sempre qui il mio profumo, in questo mercato se ne trovano molti, importati soprattutto dal Marocco e dall’India. A volte acquisto abiti islamici (abiti poco aderenti al corpo e lunghi fino alla caviglia ndr) e foulard per l’hijab. I prezzi sono buoni, uguali a quelli dei negozi che, però, a Roma sono rari; ce n’è un paio a Torpignattara che si trova lontano da qui e da casa mia”. Sabrina racconta che le donne musulmane provano ad adattare i vestiti occidentali, si accontentano di abiti che non reputano belli, e cosa assai diffusa fanno razzia nei viaggi in paesi musulmani. “Per chi vive in periferia trovare prodotti arabi è difficile e venire il venerdì in Moschea oltre che momento di culto diventa un’occasione per acquistare libri, vestiti, spezie e magari condividere un bicchiere di thè in compagnia” conclude Sabrina.
M.Daniela Basile
(24 novembre 2011)