Auguri e arte. L’Ambasciata della Repubblica di Serbia ha riunito il 14 gennaio la comunità per il brindisi e gli auguri di capodanno e ha regalato ai suoi cittadini l’emozione e la gioia di stare insieme. Al Museo della Civiltà Romana, in piazza Giovanni Agnelli 10 all’Eur, i serbi hanno iniziato il nuovo anno con un concerto di musica popolare dei Balcani nello spazio dove sono esposte le opere di cinque artisti: Ana Kapor, Vladimir Pajević, Ljiljana Petrović Vavalli, Marta Jovanović e Srdja Mirković, che vivono e lavorano a Roma.
L’evento fa parte del Mese della cultura serba, iniziativa che rientra nell’ambito del progetto “Arte e cultura dell’Europa dell’Est a Roma”, promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma Capitale e dalla Consigliera Assembleare Aggiunta per l’Europa Tetyana Kuzyk.
Le canzoni del cuore dei Balcani. Tibor Tepić ha interpretato con voce e chitarra 11 brani della preziosa tradizione popolare serba dell’ 800. Non a caso i rappresentanti della comunità hanno scelto lui per questo evento: diplomato in musica, Tibor studia da più di due anni medicina a Roma all’Università “La Sapienza” e in Serbia per il suo talento come musicista ha vinto diversi premi di chitarra classica. E’ stato un onore per il giovane artista esibirsi da solo davanti a un pubblico di oltre 90 persone. “All’inizio avevo paura, perché queste canzoni tipiche popolari richiedono 3-4 strumenti diversi mentre io ero solo”.
Amore e guerra. Due cose che si attirano e si respingono. Di questo parla la maggior parte delle canzoni popolari. Il pubblico, distinto ed elegante, si è commosso: “Sono motivi della nostra infanzia”, ha spiegato un signore tenendo per mano la sua nipotina. “La Serbia è un popolo provato in seguito alle guerre degli anni ’90 e al conseguente periodo di instabilità. Porteremo sempre con noi questo dolore”. Il pubblico di altre origini, pur non capendo le parole, è stato profondamente raggiunto dall’andamento nostalgico delle melodie. La forza della voce di Tibor Tepić è riuscita a emozionare tutti. “Le sue canzoni parlano di un amore tra due persone quasi sempre divise dalla guerra”, racconta una signora commossa, lasciando capire che in fondo è proprio l’animo slavo ad essere melodrammatico. Un popolo forte, unito, pronto a rinascere e a combattere per la libertà, per l’orgoglio nazionale. Dietro le sofferenze si nasconde una grande voglia di vivere e di godere la vita, visto lo spirito musicale e l’allegria dei serbi; con tenacia hanno imparato a superare enormi difficoltà, difendendo valori come la famiglia, l’amicizia, l’amore, caratteristiche spesso rappresentate nel cinema e nella letteratura in maniera tragicomica.
Gli auguri dell’Ambasciatore Ana Hrustanović sono arrivati nel momento più importante del concerto, quando nella sala si era già creata un’armonia tra il significato della festa di capodanno e le vibrazioni della musica. L’ambasciata della Repubblica di Serbia ha grandi progetti per promuovere la cultura e la lingua serba. Ci sono diversi anniversari da festeggiare e tante occasioni per riunire insieme la piccola comunità. Tra loro incontriamo liberi professionisti, scienziati, artisti, studenti, ma anche persone che fanno lavori umili, tutti ben integrati. “L’auspicio di tutti è che la Serbia diventi membro dell’Unione Europea”.
Rimanere in Italia o tornare a casa. Un tormento per ogni immigrato. Gli italiani e i serbi sono diversi tra loro, ma anche simili. C’è una fortissima affinità a livello di sensibilità. Ai serbi piace molto il carattere degli italiani. La loro leggerezza nell’affrontare le cose. “Si sta bene insieme, ma non mi chiedete perché”, dice una ragazza serba. “Rispetto alla Serbia l’Italia offre molto. Roma moltissimo. Ti aiuta a scollarti di dosso i complessi che ti porti dietro. E’ una città che fa diventare forti ogni giorno di più.”
Raisa Ambros
(15 gennaio 2012)