Cuciniamo cultura. Sulla lavagna Mohamed Ba, pieno di energia, disegna un grande pentolone “per cucinare un piatto che si chiama cultura bisogna fare la spesa, cosa dobbiamo prendere?” chiede a dei bambini di una scuola di Milano, in attesa di suggerimenti comincia a scrivere gli ingredienti: casa, scuola, cibo, nomi, feste, bandiera…Mohamed, senegalese, attore e mediatore culturale è il protagonista di “Una relazione” di Dag Yimez uno dei cinque episodi di “Benvenuti in Italia” realizzato da altrettanti giovani migranti e prodotto dall’”Archivio delle memorie migranti” (AMM) con il sostegno dell’Open Society Foundations e della Fondazione lettera27 in collaborazione con Asinitas e il circolo Gianni Bosio.27 gennaio giornata della Memoria. Il film sarà presentato in contemporanea il 27 gennaio nelle città dove è stato girato: Roma, Milano, Verona, Venezia, Napoli. L’appuntamento nella capitale è alle ore 20:30 al Piccolo Apollo, in via di Conte Verde 51, alla presenza di: Hevi Divara, Saba Anglana, Monika Bulaj,Giulio Cederna, Beritan Baris Encu, Theo Eshetu, Ali Baba Faye, Agostino Ferrente, Aline Hervé, Renaud Personnaz, Giovanni Piperno, Alessandro Portelli.Dagmawi Yimer ha 35 anni, viene da Addis Abeba, è fuggito nel 2005 quando, in seguito alle elezioni ci furonoproteste per i brogli elettorali e numerosi arresti e uccisioni. Giovane studente, figlio di un ferroviere decise di partire con altri amici. La sua fuga dall’Etiopia all’Italia attraverso il deserto e il mare è raccontata in “Come un uomo sulla terra” che ha realizzato con Andrea Segre e Riccardo Biadene.“Sono arrivato a Lampedusa il 30 luglio 2006, ho vissuto a Trapani 5 mesi e lì ho ottenuto la protezione umanitaria, mi sono spostato a Roma ed è stata la mia fortuna perché ho avuto l’opportunità di partecipare a un laboratorio di formazione video realizzato dalla scuola di italiano di Asinitas con ZaLab. Era un corso che insegnava l’autonarrazione. Non parlavo italiano, non riuscivo ad esprimermi con le parole, lo potevo fare con le immagini. “Il deserto e il mare” girato con altri cinque migranti è il risultato di quella esperienza ed è all’origine di “Come un uomo sulla terra”.Formazione. Dopo quel primo corso ho continuato il mio apprendistato con la macchina da presa, per “Benvenuti in Italia” la guida d’eccezione è stata Renaud Personnaz della scuola di formazione al documentario Ateliers Varan di Parigi ideata da Jean Rouch. Alle immagini ho aggiunto le parole: dialoghi molto vicini alla realtà che sono importanti per dare dell’immigrazione, un tema che mi appartiene, un punto di vista diverso da quello che comunemente si trova sui media”.L’incontro. “E’ al Festival di Salina dove si presentava “Come un uomo sulla terra” che Marco Rovelli, per primo, mi ha parlato di Mohamed Ba e del suo impegno nella “costruzione di ponti” e per l’integrazione. Durante il tour per presentare il film, a Crema, a coordinare l’incontro fu invitato Mohamed, una persona che mi ha colpito immediatamente, di una ricchezza straordinaria. Ho scelto di raccontare la sua storia.“Una relazione” narra l’accoltellamento avvenuto il 31 maggio 2009. “Ero alla fermata tram alle otto meno un quarto, arriva un giovane trentenne, rasato, mi dice ‘qui c’è qualcosa che non va’, tira fuori un coltello e mi colpisce due volte all’addome, mi sputa addosso, io urlo, la gente scappa, mi sono trascinato per un’ora sanguinante senza che nessuno intervenisse”Se quella lama fosse penetrata qualche centimetro più in là Mohamed sarebbe morto, “avremmo perso un uomo notevole. Questo episodio mi ha fatto pensare che potevo essere accoltellato io o qualunque altro straniero come è avvenuto a Firenze: aggressioni razziste contro i diversi”.Filmaker per caso. “Da tre anni collaboro con l’”Archivio delle memorie migranti”, il tentativo è di cambiare lo sguardo: di narrare il nostro percorso di stranieri, di diventare oggetto del racconto, fino ad oggi al massimo siamo stati raccontati. Nei lavori dell’”Archivio” c’è la nostra esperienza in prima persona. All’attività dietro alla macchina da presa affianco quella di mediatore culturale che mi consente di portare le nostre voci negli incontri pubblici e soprattutto nelle scuole. Guardo avanti con gli occhi aperti, sogno di poter continuare a imparare e collaborare alla formazione di tanti altri Dag e alla fine, lentamente, come una lumaca, di arrivare a definirmi non più filmmaker per caso, ma regista a pieno titolo”.Per richiedere il film per eventi e proiezioni pubbliche scrivere a amm.segreteria@gmail.com
Irene Ricciardelli(22 gennaio 2012)