Cinquantamila volte sì a cittadinanza e voto

Giunge al sesto mese la campagna l’Italia sono anch’io che intende portare nel XXI secolo una legge sulla cittadinanza che è rimasta ferma a vent’anni fa. Lo strumento per raggiungere questo obiettivo, nell’inerzia delle istituzioni, è la legge di iniziativa popolare, un esercizio di democrazia diretta che negli ultimi tempi è stato capace di forzare l’agenda politica.

Obiettivo raggiunto. A due giorni dalla chiusura del termine per la raccolta firme è ancora presto per fare bilanci quali-quantitativi. La certezza è che l’obiettivo 50 mila firme è stato raggiunto. “Qui al centro raccolta nazionale – ci spiega Andreina Albano dell’ufficio stampa – sono già arrivate 40 mila firme prima che la raccolta si chiudesse. Ci aspettiamo dunque che ne arrivino ancora altre migliaia e consideriamo l’obiettivo raggiunto”. La raccolta firme si è conclusa il 20 febbraio. “Abbiamo stabilito il termine – continua Albano – con un ampio margine di tempo per portare a termine quei passaggi tecnici di certificazione ed autenticazione delle firme necessari a far approdare l’iniziativa in parlamento. Il sei marzo in mattinata porteremo le firme alla camera dei deputati”.

Bilancio dell’umore. Ma come hanno reagito gli italiani all’iniziativa? Piuculture ha avuto modo di raccogliere alcune impressioni nelle giornate in piazza che ha dedicato alla causa. Samia Oursana, di seconda generazione e parte del comitato romano per la raccolta firme, ci ha dato il suo punto di vista. “Complessivamente la campagna è andata molto bene. Ho avuto modo di allestire alcuni banchetti firme anche all’università. E’ stato significativo portare il tema in piazza e spiegare le motivazioni dell’iniziativa, fare chiarezza sull’attuale legislazione in fatto di voto e cittadinanza. A tal proposito abbiamo notato molta confusione. Essendo un diritto di nascita i cittadini italiani di sangue tendono ad ignorare che esista un iter per aquisire la cittadinanza. Alla domanda di “cosa ti rende italiano” molti rispondevano “l’esser nato in Italia”. Per fortuna il presidente della repubblica nel periodo della raccolta firme ha lanciato due appelli sulla cittadinanza, rendendo il nostro compito un po’ più facile e permettendoci di agganciarci al suo discorso. Con questa riforma si attuerebbe la piena cittadinanza dei ragazzi di seconda generazione, dalla semplificazione degli iter burocratici alla partecipazione ai concorsi pubblici e così via”.

Giovani, seconde generazioni e politica. Una nota d’interesse parla della disaffezione delle fasce giovanili all’iniziativa. “Pensavo che all’università avremmo sfondato una porta aperta – continua Samia – che saremmo stati presi d’assalto. Parliamo di ragazzi che probabilmente hanno avuto compagni di classe di seconda generazione. Ma paradossalmente è stato più semplice convincere gli anziani che loro. Una spiegazione che mi sono data è che le nuove generazioni hanno perso fiducia nella politica e sono disinteressati a temi sociali”. Benché potessero firmare solo i cittadini italiani, c’è stata una tiepida partecipazione anche dei ragazzi di seconda generazione. “Essendo problemi che vivono sulla loro pelle mi sarei aspettata di trovarne di più. Non mi sono ancora data una risposta a riguardo. Forse sono così integrati che non hanno sentito la necessità di farsi coinvolgere”.

Obiettivo raggiunto? L’Italia sono anch’io continua. Non si ferma alla presentazione della legge di iniziativa popolare né vuole arrendersi ai prolissi tempi della politica. “Una volta giunti nella commissione competente della camera, i testi di legge che abbiamo elaborato vanno calendarizzati – spiega Andreina Albano. Non è affatto scontato che i tempi di approdo in parlamento siano brevi, basti pensare che il testo di iniziativa popolare sull’acqua, che pure ha avuto gran risalto mediatico, è ancora fermo. Per evitare che la legge finisca in un cassetto terremo una conferenza stampa il 6 marzo, contestualmente alla presentazione delle firme, in cui annunciamo l’inizio di una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica attraverso vari strumenti comunicativi. In questo modo speriamo di esercitare una pressione sulla camera, affinché si affretti”. A dare finalmente risposta a quel mezzo milione di bambini nati qui ma non ancora riconosciuti cittadini.

Davide Bonaffini22 Febbraio 2012