
Tempi di crisi richiedono sacrifici equamente distribuiti. Dal 30 gennaio è entrato in vigore il cosiddetto “contributo per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno”, già previsto dal decreto del 6 ottobre 2011 frutto della collaborazione degli ex ministri dell’economia e dell’interno Tremonti e Maroni.
Costi per il rilascio del permesso. La tassa prevede tre opzioni di pagamento a seconda del periodo che si intende rimanere in Italia. Tra tre mesi ed un anno 80 euro, 100 euro per periodi compresi tra 1 e due anni e 200 euro per la carta di lungo periodo. Costi che si vanno a sommare ai 72,12 euro che l’amministrazione già richiede per rilasciare i permessi e che comprendono 27,50 euro per la stampa del permesso elettronico, il contrassegno telematico di 14,62 euro, il servizio di poste italiane per 30 euro. Da rinnovare annualmente ed il tutto a carico degli stessi immigrati che già contribuiscono, con il loro lavoro, alla previdenza, al gettito fiscale e ad accrescere di svariati punti percentuali il nostro prodotto interno lordo.
Che fine faranno i soldi. Paradossale che gran parte del gettito generato dal nuovo contributo sarà impiegato per finanziare le operazioni di espulsione di stranieri irregolari. Manal Salmounì vive da 20 anni in Italia insieme al compagno ed i loro quattro figli nati qui, oltre a due nipoti di cui si occupano. Recentemente l’associazione Sport senza frontiere, che contribuisce all’accesso allo sport di ragazzi che non hanno mezzi per partecipare, ha assunto il marito come autista dei piccoli campioni. “L’impostazione del decreto legge è già di per sé sbagliata – dice – perché i soldi che si ricavano non servono per qualcosa di utile alla comunità. In questo caso ci sarebbe almeno una sfumatura morale vista la crisi che richiede sacrifici a tutti. Quei soldi saranno destinati in gran parte agli oneri di rimpatrio di chi è illegale. Con gli stranieri si adottano sempre due pesi e due misure. Nell’arrivare qui si acquisiscono solo i doveri. Che fine fanno i diritti? Oltre al fatto della cittadinanza ai minori, non sono previsti assegni per famiglie numerose se non di italiani. Quando si tratta di pagare lo si deve fare al 100%, quando si tratta di diritti ci viene dato zero”.
Costi cumulativi. “L’importo poi – continua Manal – diventerà troppo oneroso per le famiglie, soprattutto quelle con figli e parenti a carico, che si troveranno costrette a pagare fino anche a 500 euro”. Il che spesso rappresenta una parte cospicua di una mensilità di stipendio degli interessati.Alla scuola di lingua Welcome incontriamo due infermiere della Costa d’Avorio e del Congo, laureate a Tor Vergata, avvilite – ma agguerrite – per la situazione in Italia. “Dopo aver studiato siamo qui per cercare lavoro come badanti o quello che troviamo. Abbiamo saputo della tassa, ma è una vergogna. Il problema è chiaro ma nessuno lo dice chiaramente. Per me che sono “bionda” ci sarà mai un’opportunità di lavoro in un ospedale?”. Alla scuola Nino Antola, presso la parrocchia santa Trinità a villa Chigi, stanno per iniziare i corsi di italiano. Celso, del Perù, è qui da ottobre e si trova già nella classe di italiano avanzato. “Lavoro presso una signora qui vicino. Non sapevo molto di questa storia, sono qui da poco. Direi che è bene rispettare la legge ed adeguarsi alle regole che ci sono qui”.
Contributo dilazionato in più anni. Il nuovo esecutivo – nelle figure del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri e del ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi – aveva annunciato una revisione della legge ma che di fatto non ha abolito la tassa. La Cancellieri ha però ribadito l’esigenza di razionalizzare e semplificare le procedure allungando la validità dei permessi di soggiorno più diffusi – quelli di lavoro e per motivi familiari- in fase di rinnovo. Tutto questo per il ministero dell’interno si tradurrebbe in una riduzione degli adempimenti a carico degli stranieri che dovrebbero pagare lo stesso importo dilazionato in due anni.
Davide Bonaffini7 Marzo 2012