Guido Alessi, i bambini stanno bene

Dionisio e Dinesha“La classe di mio figlio è proprio una bella insalata”, ride Dinesha con un italiano perfetto, mamma singalese e casalinga di 38 anni, a Roma da 23: “ho vissuto solo i miei primi 15 anni in Sri Lanka, la maggior parte della mia vita l’ho passata in Italia, se devo descrivermi mi definisco italiana”.

I bambini stranieri sono bambini di origine straniera, nati in Italia. La scuola di suo figlio Dinus, la Guido Alessi – materna, elementare e media – si trova nel cuore del quartiere Flaminio, è “una scuola del centro” – 1 km e mezzo da piazza del Popolo – che ospita molti bambini stranieri, o per meglio dire, bambini di origine straniera, nati in Italia. Se entrasse in vigore il principio dello ius soli, con dei genitori residenti da così tanto tempo, sarebbero considerati italiani a tutti gli effetti: “i miei tre figli sono tutti nati qui e frequentano questa scuola: il più piccolo sta al secondo anno di materna, il secondo, Dinus, ha otto anni e mezzo è in seconda elementare, il terzo ne ha 11 e va in quinta, ora passerà alle medie sempre qui all’Alessi”.

Sulla Cassia, troppi stranieri. “Sono stata fortunata” aggiunge “ad aver passato la graduatoria in una scuola del centro, io in realtà vivo nel municipio XX, sulla Cassia, ma non volevo frequentassero una scuola in quella zona, proprio per un discorso di integrazione: lì ci sono troppi stranieri, soprattutto singalesi, avevo paura che finissero per fare gruppo tra di loro, invece cosìè bello, la classe è mista, ma con origini diverse”. La classe sembra davvero “una bella insalata” come dice Dinesha: “sono 18 bambini, metà italiani, metà arrivano dalla Romania, dal Perù, dalla Spagna, poi ci sono 4 ragazzini rom, mio figlio dallo Sri Lanka e sua figlia dalle Filippine”, dice Dinesha indicando Dionisio, papà filippino e operaio in una ditta. Anche lui come Dinesha è arrivato in Italia nel 1989, i due si conoscono, ma non lo sapevano, ridono.

La scuola Guido Alessi

“Anche io vivo qui da 23 anni!” dice Dionisio “mio zio lavorava a Roma e un giorno mi ha chiesto ‘vuoi venire?’ Non c’è un motivo specifico per cui ho detto sì, ero sempre chiuso in collegio, volevo andare via di casa, volevo la mia libertà”. “Io qui avevo i miei genitori”, dice Dinesha, “quando è stato possibile abbiamo fatto il ricongiungimento. All’inizio ho fatto qualche corso di italiano avvalendomi della Rete Scuole Migranti”. Dionisio no, lui si è buttato anche in questo, imparando l’italiano da autodidatta, ha una figlia, Daniela, 7 anni, compagna di classe di Dinus.

Due lingue, ma più italiano. I bambini della classe sono dunque tutti bilingue e a casa di Dinesha e in quella di Dionisio si parla quasi esclusivamente italiano e anche la tv, compresi i cartoni animati, è quella italiana: “ogni tanto li provoco con una frase in singalese”, dice Dinesha sorridendo, “loro capiscono, ma mi rispondono sempre in italiano”. Purtroppo Dinesha ha avuto una brutta sorpresa 4 anni fa: “uno dei miei figli è autistico, quindi abbiamo deciso di non complicargli ulteriormente la vita, con lui non parliamo mai in singalese”.

Paesi d’origine sempre più lontani. Le visite o le vacanze nei paesi d’origine, per entrambi i genitori, sono ridotte all’osso: “nello Sri Lanka sono andata 5 anni fa, i bambini nemmeno lo ricordano, forse qualcosa il più grande. Comunque abbiamo in programma di ritornare il prossimo anno, sperando non ci siano problemi…” “L’ultima volta che sono stato nelle Filippine era 8 anni fa” dice Dionisio “Daniela non le ha ancora mai viste”. Per fortuna c’è internet: entrambi utilizzano facebook e Skype, “due ottimi modi per comunicare con amici e parenti rimasti a casa o per cercare le notizie del mio paese”, dice Dionisio. “Altrimenti lo uso molto poco” dice Dinesha “giusto per il meteo, ho bisogno di sapere quando c’è il sole! I miei figli navigano parecchio, soprattutto per scaricare giochi e quando devono fare le ricerche per scuola. In realtà a me non piace tanto questo fatto, quando gli chiedo quando è morto Giulio Cesare magari non lo ricordano, secondo me la memoria rimane solo attraverso i libri”.

Comunque… the kids are alright. ”I bambini si trovano bene in questa scuola sia con i compagni che con le insegnanti” continua Dinesha “giusto all’inizio hanno avuto qualche difficoltà quando non capivano tutto e quando c’è stato qualche piccolo intoppo a livello di “integrazione”: mio figlio venne da me e mi disse ‘mi chiamano cioccolatino’. Io ho cercato di sminuire la questione dicendogli che nel nostro paese abbiamo il sole tutto l’anno quindi è normale che abbiamo la pelle più scura, chi ti chiama cioccolatino ha 3-4 mesi di sole, è ovvio che sia bianco. Tu invitalo a visitare il nostro paese!”. Daniela sembra invece proprio una bambina spensierata: “non ha difficoltà a fare amicizia, non è una di quelle ragazzine che hanno l’amichetta con cui sta appiccicata tutto il giorno, un giorno fa una cosa con qualcuno, un giorno un’altra, le piace girare e conoscere”.

Occupatissimi anche nel tempo libero. “Al più grande faccio seguire anche un corso di inglese mentre l’altro gioca a calcio”, dice Dinesha. “A Daniela invece piace frequentare la ludoteca di Explora” dice Dionisio. “Poi il sabato portiamo Dinus e Daniela all’oratorio della Santa Croce, a via Guido Reni, con altri bambini della classe” riprende Dinesha “lì c’è un giardino e loro si divertono molto, fanno giochi, gli sembra sempre festa. Certo, mio figlio ormai sa più preghiere che altro”, dice Dinesha sempre col sorriso, “e io in realtà non sono cattolica, ma va bene, la religione è una cosa positiva. Oltretutto lì c’è un bravo insegnante di religione che per un’ora aiuta con l’italiano i bambini che hanno più difficoltà. Anche se sono nati qui, infatti, bisogna riconoscere che l’origine straniera gli dà comunque una marcia in meno: il bilinguismo è una ricchezza ma all’inizio rallenta l’apprendimento”.

Alice Rinaldi(9 maggio 2012)