Da un po’ di tempo i cittadini protestano per l’apparente stato di degrado di piazza Mancini.
Il giovedì sera e la domenica sono i giorni al centro della polemica. Stando alle lamentele dei residenti gruppi di sudamericani di Perù Ecuador e Colombia si radunano nel parco adiacente la piazza ed il parcheggio. “Molti di loro hanno aperto attività in zona – ci spiega Diego, ventenne di seconda generazione peruviano – perciò è diventato un posto dove sai di trovare la tua gente. Quando mia nonna è venuta in Italia c’erano pochi peruviani, ora si è creata una comunità che si incontra qui”. Un luogo informale dove costruire una rete di contatti per cercare ed offrire lavoro o sistemazione, ma anche trovare vita sociale in tutti i suoi aspetti. La Gallina Capricciosa, un ristorante in via Sacconi all’angolo con la piazza è gestito da peruviani dove molti di loro si ritrovano. “Alcuni – continua Diego – se la prendono con il ristorante. Dicono che sia il motivo per cui tanti peruviani si radunano qui e perciò vogliono farlo chiudere”. Davide, un ragazzo del villaggio olimpico di passaggio precisa che “il giovedì alzano la musica dalle autoradio e probabilmente danno fastidio ai residenti. Non vivendo a piazza Mancini non posso dire quanto, a me sembra portino un po’ di allegria in una zona in cui non c’è molta vita la sera. Questo quartiere è diviso dalle caserme, le stesse dalla cui riqualificazione è stato ricavato il MaXXI che di notte e il lunedì chiude il passaggio da via Guido Reni in direzione di piazza Mancini. La piazza sta in mezzo come una ferita urbanistica. Là si è raggiunta un’identità di città moderna al passo con le capitali europee di qua oltre le rotaie del tram, l’area è rimasta poco definita. Con una parte delle case popolari riqualificate rispetto gli anni ’70 e una popolazione più eterogenea”.
Tra i fenomeni di devianza l’alcol è il maggiore imputato. Si è parlato anche di criminalità diffusa. “Mio padre ha aperto quest’attività da dodici anni, se fosse così non sarebbe rimasto” commenta la figlia del titolare di Dolce forno, all’angolo della piazza. “Sì ci sono episodi ma nulla di allarmante. La zona mi sembra tranquilla”. Una badante dello Sri Lanka in Italia da quasi 20 anni conferma la situazione di disagio al capolinea dell’autobus. “Ogni giovedì e domenica – dice – si radunano persone che bevono, buttano bottiglie, litigano. Io ho paura, perché capita che sulle panchine del capolinea ci siano persone ubriache”. Due bagni pubblici funzionanti presidiano piazza Mancini, entrambi a pagamento di un euro e non danno resto. “Spesso – dice Elisa – preferiscono usare la nostra edicola come bagno”. “C’è un problema di tasso alcolico – conferma Paolo Nicoletti della libreria Koob nata tre anni fa – ma non abbiamo avuto problemi in prima persona pur restando aperti a volte fino alle 21 per presentazioni ed incontri”. “Una delle cose positive – dice Marco, gestore di un’attività in zona – è che prima la spazzatura di chi si raduna nel parco il giovedì e domenica restava sulla piazza. Ora il più sobrio di loro raccoglie le bottiglie in un sacco. Quello che rimane però resta dove sta”.
La carenza di controllo. “C’è un problema di civiltà alla base” continua Marco. “Domenica alle sei stavano tutti festeggiando e non c’era polizia a vigilare. Le istituzioni conoscono i problemi della zona ma si fanno vivi solo in periodo d’elezioni e non per dare stabile soluzione al problema. Prima un posto di polizia presidiava la piazza ed il commissario sequestrava spesso macchine piene di alcolici. Ora la stazione di polizia è stata spostata a villa Glori e si vede una pattuglia solo quando si accoltellano. Anni fa è capitato di trovarmi davanti al locale due ragazzi che si prendevano a catenate per un regolamento di conti”. Diego, il ventenne di seconda generazione, la risolve così. “Conosco bene la comunità di peruviani, sono passionali. Magari ti insultano la mamma, hanno bevuto troppo e la cosa sfugge di mano”. “La piazza – continua Marco – dovrebbe essere patrimonio delle famiglie che dovrebbero poterne usufruire e non invece evitarla per questo degrado. Serve un posto fisso di sorveglianza che funzioni da deterrente. Chiudo alle due e mezza che arriva ancora musica ad alto volume. Se la polizia interviene la spengono per poi riaccenderla quando vanno via. Così non si risolve nulla”.
Le soluzioni proposte. Una l’estensione dell’ordinanza anti-bivacco che dovrebbe ripristinare il decoro della piazza. Altra proposta, del Movimento cittadini Flaminio Parioli Villaggio Olimpico, è creare la Villa Mancini e recintare il parco. Ugo Martulano, abitante della zona dal ’69 auspica una soluzione di questo tipo. “In una riunione di quartiere si era parlato di recintare il parco ma non è stato ancora fatto. Sono d’accordo con questa soluzione perché così alle 20 vanno via”. Paolo della libreria Koob, invece, si dice “contrario a qualunque tipo di chiusura. Gli spazi pubblici dovrebbero essere di tutti e fruibili a qualunque ora”. Anche Diego è dello stesso parere. “C’era un altro parco vicino il ministero della finanze dove la gente si riuniva. Da quando l’hanno recintato è morto”. Altro motivo di attrito è il capolinea degli autobus dell’Atac, naturale crocevia di spostamenti urbani anche di lunga percorrenza. Gli autisti sembrano tranquilli. “Se questo posto è dequalificato non è certo colpa degli immigrati ma dell’amministrazione che non fa il suo lavoro” dice Giancarlo, autista di quarantadue anni. “Lavoro fino all’una di notte, sono spesso qui e non mi è mai capitato niente di particolare. E’ un posto in cui passa qualsiasi tipo di gente, dall’avvocato al mendicante. Ogni tanto ci sono episodi di violenza, ma non allarmanti”. “Il problema – continua il signor Martulano – è che tutti vengono qua perché la piazza è ben collegata e facile da raggiungere”.
Spostare il capolinea al di là del Tevere è un’altra proposta avanzata. “Però – continua – sarebbe una cretinata, comporterebbe disagi e noi cittadini. Ci vuole più illuminazione e sorveglianza. Non mi sento di dire che chi occupa il parco se ne debba andare, però devono comportarsi civilmente”. Un benzinaio romeno in Italia da quasi 10 anni passa qui a trovare un amico più o meno una volta a settimana e poi prende l’autobus per tornare a casa. “Quelle che si lamentano – dice – sono persone anziane che esagerano. Persone che bevono troppo ci sono dappertutto. Spostare il capolinea creerebbe solo disagi e senza risolvere niente”. Anche Paolo della libreria Koob è d’accordo. ” Il problema è che se non hai un rapporto con il territorio sei portato a non rispettarlo. Bisognerebbe creare centri e luoghi in cui riunirsi. Sei responsabile di un territorio quando senti che ti rappresenta”. Diego non ha dubbi in merito. ” Non vedo nessun futuro in Italia. Non torno nel paese in cui sono nato da quando avevo due anni. Mi raccontano che sia un posto bellissimo. Terminati gli studi spenderò la mia laurea in Perù, sono sicuro che lì frutterà molto più che in Italia. Qui ogni volta che rinnovo il permesso di soggiorno devo portare la fedina penale dal Perù e tradurla. Sai quanti crimini ho commesso quando avevo due anni?” dice scherzando.
redazione Davide Bonaffiniinterviste Sandra Fratticci11 Maggio 2012