Il Marinaio, un sogno lungo una vita

Canti magici intonati in quattro lingue diverse hanno guidato gli spettatori nei giardini dell’Accademia di Romania per seguire la rappresentazione de “Il Marinaio” di Fernando Pessoa nella serata di domenica 27 maggio. Le quattro attrici avvolte da impalpabili veli sognano fra atmosfere fantasmagoriche e suoni evocativi provenienti da piccole cetre, da campanellini sospesi su fili di seta e da voci malinconiche che parlano di terre lontane. Alessia Colibazzi, Fecilitè Mbezele, Lorenza Offedu e Teodora Madasa si passano il sogno con naturalezza sotto gli occhi del regista Carlo Nesler, che ha tradotto il testo dal portoghese. Piccoli scrosci d’acqua che ricordano il mare portano lo spettatore in altri dove e in altri quando. Il marinaio è là, perso in quel piccolo oceano delimitato da un pugno di sabbia su un tappeto argentato, confuso tra giochi di luce di un forte impatto emotivo. È su un’isola sperduta e lontana, nella mente di una ninfa danzante, costretta a sognarlo per non sparire alle prime luci dell’alba.

Sognavo un marinaio perso su un’isola lontana(…) Siccome non aveva modo di tornare in patria, e ogni volta che ripensava a casa, ne soffriva, si mise a sognare una patria che non aveva mai avuto”. L’evocazione crea altri racconti, altre parole, altri intrecci, perché i sogni condivisi tengono lontana l’amara realtà. Coinvolto, il pubblico avverte sulla pelle la stessa paura delle ninfe, la paura della dissolvenza o della inesistenza, ma anche il naturale istinto alla vita e alla luce.

Le parole, i suoni e il movimento restituiscono all’opera il suo carattere simbolista, fantareale. La tensione narrativa è sempre ai massimi livelli. Le attrici riescono a creare un amalgama recitativo, che supera le differenze culturali e fa riflettere sulla reale consistenza della vita. Gli spettatori rimangono incantati e sospesi ai fili di seta, da cui pendono dei piccoli strumenti musicali, che portano al grande albero di tela bianca ideato dalla scenografa Lei Huang. Si aspetta lo stesso effetto nella replica del 1 giugno, quando l’esistenza delle sirene scalze dipenderà ancora dal sogno del marinaio.

Raisa Ambros (31 maggio 2012)