Vent’anni fa ha lasciato l’India per ricominciare da zero, oggi l’Italia è la sua casa. I bambini che lo incontrano sono felici. Perché è gentile e ha un sorriso che scalda il cuore, perché è il papà di Paola e Stefano e, soprattutto, perché lui è Sudhir, il giostraio di parco Nemorense.
Reinventarsi. “Dopo aver ottenuto il diploma di elettronica ho iniziato a lavorare come tecnico, riparavo elettrodomestici. Poi ho fatto il venditore, ma in seguito alla guerra civile che è scoppiata nel 1984 in Punjab, la regione dalla quale provengo, ho perso tutto quello che avevo investito. Sono entrato in una fabbrica di televisioni, ma non guadagnavo molto”. Sudhir non si perde d’animo e nel 1992, all’età di 27 anni, decide di venire in Italia: “Qui c’era il fratello di mio cognato, che poteva darmi una mano. Sono stato un mese e mezzo a Sabaudia, raccoglievo zucchine, poi mi sono trasferito in un paesino vicino Cremona. Nel periodo di Natale ho trovato lavoro al carosello che sta a piazza Navona. Da quel momento non ho più lasciato Roma”. Un matrimonio “al volo”. Nel 1998 Sudhir torna in India per incontrare la sua futura sposa, Rita: “Nel nostro paese i matrimoni sono organizzati dalle famiglie, quindi non siamo stati fidanzati per anni e anni. Sono arrivato il 10 gennaio, il 14 l’ho vista e il 20 ci siamo sposati”. Non si è trattato di un’imposizione, ma di una scelta nata all’interno di una tradizione che assegna alla famiglia un valore centrale: “Anche se non l’avevo mai vista ero tranquillo perchè le nostre famiglie si conoscevano da molto tempo. Sua cognata infatti viveva accanto a mio zio e da piccoli giocavamo insieme”. E se sono i genitori ad individuare il partner più adatto al proprio figlio l’ultima parola spetta comunque agli sposi: “Ci hanno dato modo di conoscerci, abbiamo visto che stavamo bene e in 4 giorni abbiamo deciso di sposarci”. Da questa unione sono nati Stefano e Paola, che oggi hanno 14 e 12 anni.
Tra i bambini. È dal 1994 che Sudhir lavora come giostraio a parco Nemorense: “Mi piace questo lavoro, sei sempre a contatto con i ragazzini, scherzi con loro, li vedi felici. Un grande vantaggio è che grazie ai bambini impari la lingua, perché loro ti parlano di tutto quello che gli passa per la mente e così impari cose nuove”. Stefano e Paola sono cresciuti a contatto con il parco: “Alle elementari li abbiamo iscritti alla scuola Mazzini e ora alla Esopo, così vado a prenderli dopo le lezioni e li porto alle giostre. Per i bambini che frequentano il parco ormai io sono il papà di Paola e Stefano, conoscono più loro che me”.
L’Italia: una scelta per la vita. “Con la comunità indiana non abbiamo contatti perché il tempo libero è quasi inesistente, però quando possiamo frequentiamo famiglie che hanno bambini nella scuola di Stefano e Paola e portiamo i ragazzini a divertirsi. Gli piace giocare a bowling, fare pic-nic, andare a trovare gli amici”. In India non tornano da 7 anni: “Ogni tanto facciamo venire i parenti qui da noi, partire è più difficile perché siamo molto occupati con il lavoro”. Sudhir è contento della scelta che ha fatto tanti anni fa e vede il suo futuro in Italia. Non ha ancora la cittadinanza perchè: “Per presentare domanda devo recarmi in India e ottenere i documenti necessari”. Di conseguenza i sui figli, pur essendo nati in Italia, in base all’attuale legge potranno diventare cittadini italiani soltanto dopo il compimento dei 18 anni presentando apposita richiesta. Tutto questo però non intacca la serenità di Sudhir e il suo attaccamento per questo paese: “Fino ad ora non ho trovato grandi difficoltà. Grazie al mio lavoro conosco praticamente tutti nel quartiere e ho ottimi rapporti”. L’impegno e la passione sono stati infine ripagati: “Tre anni fa abbiamo preso una giostra vicino piazza Mazzini, ora Rita lavora lì. È una bella soddisfazione avere un’attività tutta nostra”.
Sandra Fratticci(3 maggio 2012)