Il numero complessivo di immigrati, inclusi comunitari e non ancora iscritti in anagrafe, ha di poco superato i cinque milioni di presenze a fine 2011, appena più alto dei 4.968.000 di dodici mesi prima. È quanto emerge dal ventiduesimo Dossier statistico immigrazione realizzato da Caritas e Migrantes, presentato dal coordinatore Franco Pittau la mattina del 30 ottobre al teatro Orione in zona piazza Re di Roma. Un rapporto che quest’anno ha voluto ridare centralità alla dignità delle persone con il sottotitolo “non solo numeri”, riprendendo le parole di papa Benedetto XVI in occasione della giornata mondiale del migrante e del rifugiato dello scorso 15 gennaio.
Il punto di vista degli immigrati “Dietro ogni numero c’è una storia, un villaggio mantenuto dai suoi migranti”, racconta Shqiponja “Sonia” Dosti, mediatrice culturale albanese, dal ’97 cittadina italiana. “Noi ci teniamo ad aiutare il vostro paese, non è uno slogan, vogliamo realmente essere protagonisti”. Un modo di farlo è l’impegno nell’associazionismo, “una risorsa che collega istituzioni, comunità ai paesi d’origine. Il confronto può dare una scossa culturale e serve all’inclusione sostenibile”. La diaspora albanese nello specifico ha il potenziale di “creare sinergie tra due nazioni storicamente molto legate. Tramite il progetto ‘Albania domani’ è stata realizzata una piattaforma on-line per interscambi tra le due realtà”. Lavori che servono per spazzare via l’ondata di pregiudizi che soprattutto nei primi anni ’90 colpì gli emigrati del paese delle aquile, al centro di numerose vicende di cronaca: “nelle navi c’erano sì delinquenti, ma anche intellettuali e soprattutto gente comune”. Ma i primi sono stati debitamente “tenuti a distanza” dagli altri. Ciò nonostante la Dosti continua a credere al potenziale dell’Italia nel riuscire a “tutelare la dignità di tutti”, anche se passi avanti vanno ancora fatti, “nella salvaguardia dal lavoro in nero, infortunistica, malattie professionali, sistema previdenziale. I costi della permanenza sono alti”. Per il futuro “i valori fondamentali dovranno partire dalle scuole, inoltre va colmato il vuoto legislativo su diritto di voto e cittadinanza per le seconde generazioni”.
Dati demografici Circa 42,5 milioni in tutto il mondo sono stati quelli costretti alla fuga, tra cui 26,4 gli sfollati interni e 15,2 milioni i rifugiati. Delle 895 mila domande di asilo, solo 277.000 presentate nell’Unione Europea, nello specifico 51 mila, numero più alto, in Francia e 37.350 in Italia. 24.150 quelle prese in esame dal nostro paese, in prevalenza da Europa dell’Est ed Africa, e poco meno di un terzo, 7.155, valutate positivamente. 231.750 i visti per inserimento stabile rilasciati dal ministero degli Affari esteri, a fronte di 263 mila non rinnovati nel 2011. L’incremento di permessi di soggiorno in vigore è stato del 2,9% e si è saliti dai 3,5 ai 3,6 milioni. L’Europa, comunitaria e non, è la provenienza di oltre il 50% degli stranieri presenti, con quasi mezzo milione di albanesi, seguiti da ucraini (223 mila) e moldavi (147 mila). L’Africa è il secondo continente, al 22,1%, con 500 mila marocchini e più di 200 mila tra egiziani e tunisini, quasi equamente divisi. Tra gli asiatici (18,8%) spiccano i 277 mila cinesi, poi superano quota 100 mila filippini e bengalesi, mentre sfiorano la stessa cifra i cingalesi. Solo l’8,3% è originario dell’America, principalmente meridionale, con 107 mila peruviani, quasi 90 mila ecuadoregni, 48 mila brasiliani e 36 mila statunitensi. Tra i non comunitari, la presenza di minori si attesta al 23,9%, in piccola crescita rispetto al biennio 2009-2010, mentre cala la componente femminile, dal 51 alto a sotto il 50%. I coniugati sono il 42,4%.
Statistiche sul mondo del lavoro La crisi economica ancora in corso ha provocato la perdita di un milione di posti di lavoro, in parte compensati dall’assunzione di 750 mila stranieri, in mansioni non ambite dagli italiani. Gli occupati nati all’estero sono aumentati di 170 mila unità e si sono raggiunti così i 2,5 milioni. Sale anche il tasso di disoccupazione tra i non italiani, al 12,1%, quattro punti in più rispetto ai nostri connazionali. I collaboratori familiari restano la categoria più numerosa, con poco più di 750 mila impiegati nel settore. L’agricoltura, prospettiva di inserimento stabile per molti, assorbe l’8,7% delle presenze e restano fondamentali l’edilizia e i trasporti. Per quanto riguarda l’imprenditoria, il 9,1% occupa una qualunque carica, mentre i titolari d’azienda sono il 7,4%. Le rimesse, dopo una flessione nel 2010, sono tornate a salire, toccando i 7,4 miliardi di euro. In crescita soprattutto quelle verso la Cina ma continua il trend negativo che riguarda le Filippine, sia risultato della maggiore integrazione delle famiglie in Italia che della diminuzione delle retribuzioni.
Le politiche governative “In questa legislatura si sono perse diverse occasioni”, ammette Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione internazionale e l’integrazione, “ma c’è stata un’impasse parlamentare”. Il lavoro da fare sarà soprattutto “con i paesi di provenienza”, ma l’impegno deve essere anche sul tema della cittadinanza, visto che nel 2010 “l’Italia ne ha concesse circa 66 mila contro le oltre 100 mila di Francia e Germania e le 200 mila britanniche”. Sull’ultima sanatoria per l’emersione di situazioni irregolari “prima c’è stato allarme per una possibile invasione, poi si è parlato di flop. In questo clima è faticoso raggiungere gli obiettivi insieme”. La rivendicazione è almeno su un punto, “aver contribuito al rinnovamento del linguaggio”, ma serve una “revisione del testo unico del ‘98”.
M. Daniela Basile(31 ottobre 2012)