Nel 1984, quando si pose la prima pietra della Grande Moschea, “la gente del quartiere Parioli protestava e manifestava dissenso. Oggi, organizziamo attività in collaborazione con associazioni del territorio come Piuculture. Questo significa che il Centro islamico culturale è riuscito a dare una risposta positiva alla vita dei fedeli e a integrarsi nella vita della città.”
Sono le cinque del pomeriggio: l’adhān – il canto dell’imam che invita alla preghiera – attraversa, insieme al tramonto, il silenzio di via della Moschea 85 mentre in un’auletta si svolgono i test d’ingresso per i corsi d’Italiano organizzati dalla Rete delle Scuolemigranti. Aziz Darif, a Roma da ventun anni e da diciassette impiegato alla grande Moschea, si assicura che gli ospiti abbiano tutto ciò che occorre, e si dirige verso la grande sala per la ṣalāt al-maghrib, la quarta delle cinque preghiere giornaliere.
Pochi uomini e ancor meno donne. Sono soprattutto uomini coloro che si presentano per l’appuntamento con i test di valutazione del livello d’italiano. I futuri allievi hanno a disposizione tutto il tempo a loro necessario per completarlo, ogni tanto chiedono consiglio o aiuto ai volontari della Rete Scuolemigranti, ognuno proveniente da un’associazione che opera sul territorio romano: Adele Nannetti, dell’associazione Piuculture, Gabriella Melli di Voci della Terra, Manuela Taliento di Missione Latino Americana, Stefano Rota e Daniela Sansonetti della Casa dei diritti sociali e Gemma Degni.
Il test per la formazione delle classi A1 e A2. “Stanno svolgendo il test preparato dall’università di Perugia nel 2008 in occasione del progetto Italiano, lingua nostra” spiega Gabriella Melli “Come l’anno scorso abbiamo tre classi: due miste di livello base e intermedio, e uno prettamente femminile”. Gli orari di quest’ultimo saranno il lunedì e il giovedì dalle 10 alle 12. Le lezioni delle classi miste si svolgeranno: il giovedì dalle 17 alle 19 e la domenica dalle 15 alle 17 per il livello A1; il martedì e il giovedì dalle 17 alle 19 per il corso A2.
“Voglio seguire il corso per la carta di soggiorno e perché la mia vita è qui a Roma, abito e lavoro qui.” Alì Ashour viene dall’Egitto, ha ventitré anni e da tre è arrivato in Italia, lavora in una frutteria. ”Era un test molto lungo, ci ho messo molto tempo a farlo.” Gli esercizi che l’hanno messo in difficoltà sono quelli di comprensione. “Uno non l’ho proprio capito, anzi magari puoi spiegarmelo tu.” I brevi articoli da leggere e comprendere sono estratti dal web e riguardano argomenti di vita quotidiana: un avviso legato al trasporto ferroviario o l’annuncio di apertura di un nuovo centro d’accoglienza.
Imparare l’italiano: necessità per adulti e giovani studenti. “Come l’anno scorso le nazionalità prevalenti sono quella egiziana, tunisina e pakistana” racconta Adele Nannetti. L’affluenza è esigua: diciotto persone. Durante la Festa del Sacrificio se n’erano iscritte quaranta. Solo tre donne hanno risposto all’appello: due ragazze di diciassette anni Noor ed Enjy – nate entrambe in Italia da genitori iracheni la prima ed egiziani la seconda – e Sedou la madre di Enjy. Sedou vive in Italia da trentadue anni ma non parla italiano, fa fatica a comunicare. E’ casalinga e come altre donne straniere si reca a far la spesa in negozi di commercianti del suo stesso ceppo linguistico. “Seguirò il corso femminile, i miei figli adesso sono grandi, gli altri due, maschi, stanno seguendo i corsi di ingegneria” sottolinea orgogliosa. “Adesso posso pensare un po’ a me. L’italiano mi permetterà di avere una vita migliore soprattutto fuori casa, in famiglia parliamo in arabo”. Le due ragazze, amiche fin dall’infanzia progettano la condivisione anche della futura iscrizione alla facoltà di Lingue e vogliono perfezionare il loro italiano. “Enjy a differenza della madre ha fatto un compito eccellente, si potrebbe inserire in un corso B2 senza problemi” racconta Gemma Degni che come l’anno scorso seguirà la classe femminile. “E’ stata un’esperienza unica. Non parlavano italiano e inventavo ogni volta degli espedienti per poter comunicare e insegnare. E piano piano l’apprendimento si è velocizzato.”
L’italiano come risorsa per il benessere. Per contrastare la poca affluenza Aziz Darif conferma che l’Imam riproporrà l’invito ai fedeli durante il sermone del venerdì. “Credo molto in questi corsi e mi metto a completa disposizione. C’è bisogno anche di sostegno psicologico, di incoraggiare giovani e meno giovani. Incontro tanta gente qui, e mi colpiscono soprattutto i richiedenti asilo. Sono in perenne attesa, diventano ansiosi e tristi. Non sanno se avranno un respingimento o se la loro richiesta sarà accolta. Capita che delle persone non riescano a imparare l’italiano non perché non abbiano le capacità ma perché sono inquieti e non riescono a concentrarci,” racconta Aziz “La lingua ti permette tanto dal punto di vista umano ed economico. Conosco una ragazza che faceva la badante era brava, molto, ma non riusciva a comunicare e l’anziana non poteva fare affidamento su di lei per molte cose. Così è stata licenziata”.
M. Daniela Basile
(1 novembre 2011)