Iurie Leanca, vice primo ministro, ministro degli Affari Esteri e dell’Integrazione Europea della Moldavia, durante il suo tour diplomatico di tre giorni in Croazia, Italia, Austria e Slovachia, ha incontrato il 7 novembre l’omologo italiano Giulio Terzi di Sant’Agata. Scopo dell’incontro la discussione di argomenti d’interesse comune che riguardano la cooperazione bilaterale tra i due paesi, l’agenda europea moldava, le prospettive dello sviluppo dei rapporti tra l’ex repubblica sovietica e le istituzioni dell’Unione Europea, la soluzione del conflitto conla Transnistria. Nello stesso giorno Leanca ha incontrato il Sottosegretario di Stato per le politiche sociali, i presidenti dei comitati per gli Affari Esteri delle due camere e nel pomeriggio ha dialogato con la comunità moldava a Roma, alla presenza dell’ambasciatore Aurel Baiesu.
“L’immagine positiva che i moldavi si sono costruiti ha spinto l’Italia a mettere per iscritto il sostegno all’integrazione della Moldova in Unione Europea”, ha annunciato il vice premier Leanca davanti a un centinaio di connazionali presenti al dibattito, nonostante l’orario lavorativo. “Durante l’incontro con Terzi è stato fatto un resoconto dei rapporti bilaterali tra i due paesi e tra Moldova e l’UE, continua Leanca, di nuovo a Roma dopo tre anni per sentire la voce dei concittadini e valutare se l’operato del governo di Chisinau sia all’altezza delle loro aspettative “per diventare più europei in un paese europeo con uno stile di vita europeo”. Parla con voce calda e umile Leanca, in piedi davanti alla platea silenziosa, un giovane ottimista rispettato e apprezzato dalla popolazione per le sue azioni che entreranno nella storia, per l’impegno di dare una svolta ad un paese con grosse difficoltà economiche e che necessita di riforme. Ha le risposte pronte a tutti i problemi urgenti dei rappresentanti della comunità come quella della pensione e della protezione sociale: “Avremo una pensione? Oggi riusciamo a mangiare quando saremmo vecchi?” Non esiste ancora un accordo tra i due paesi e le negoziazioni non sono nemmeno aperte. “Abbiamo convenuto che dopo le elezioni arriverà una delegazione del Ministero del lavoro per intensificare il dialogo”.
La libera circolazione senza visto dei cittadini moldavi è un’altra questione all’ordine del giorno e il ministro Leanca ha promesso di dimettersi in caso di mancata soluzione in tempi brevi. Si è parlato anche della situazione drammatica dei bambini con uno o entrambi i genitori all’estero, intorno ai 70-80 mila: “Se non ci occupiamo oggi di questi piccoli in età così vulnerabile, si rischia di avere dei problemi in futuro”. Sull’economia, il compito del governo è attirare più investimenti stranieri – come i capitali italiani – creare aziende con posti di lavoro per chi volesse tornare a casa con l’esperienza e mentalità acquisiti qui. È da poco attivo un portale online per ottenere la licenza di avvio attività senza complicazioni burocratiche. Per questo il ministro ha chiesto l‘aiuto dei moldavi divenuti cittadini italiani: creare una rete a sostegno del paese d’origine.
Accordi e convenzioni Italia-Moldova. Negli anni i rapporti tra i due paesi si sono intensificati, con una serie di intese a partire dalla mutua assistenza amministrativa in materia doganale del 2003, cooperazione nel campo della difesa del 2006, collaborazioni nel settore del turismo dal 2010, fino alla firma della Convenzione per evitare doppie imposizioni sul reddito e sul patrimonio – per prevenire l’evasione fiscale – e del Protocollo aggiuntivo in vigore dal luglio 2011, e ulteriori accordi per l’assistenza giudiziaria, il riconoscimento ed esecuzione delle sentenze in materia civile e migratoria per motivi di lavoro dello stesso anno.
L’emigrazione moldava negli anni. Una delle cause principali del fenomeno dell’emigrazione è stata la crisi economica del 1998-1999, con altissime percentuali di disoccupazione: il 76, 9 % degli abitanti delle campagne e il 50,4 % di quelli delle grandi città vivevano sotto soglia di povertà. La facilità nell’ottenere la cittadinanza romena ha poi favorito il libero spostamento nell’Ue, così come la regolarizzazione in massa dei lavoratori prevista dalla Bossi-Fini nel 2002. Se ad inizio 2001 si trovavano, secondo i dati Caritas, 4.356 moldavi nella nostra penisola, nel 2009 si sono raggiunte le 105.600 presenze, di cui 68,2% di donne. Le sanatorie del 2009 e del 2012 hanno regolarizzato ulteriori 26 mila cittadini moldavi, arrivando a sfiorare quota 150 mila, senza contare i minori di 14 anni, registrati nei documenti dei genitori, gli irregolari e quelli che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Le seconde generazioni includono prevalentemente i figli che hanno effettuato il ricongiungimento familiare, ma c’è anche un’alta natalità in Italia: secondo i dati del Ministero dell’Interno, dal 2001 al 2007 sono nati qui 2034 bambini.
La sindrome della povertà. La povertà non ha ragione, non ha pazienza, non ha cuore. Spinge verso azioni insensate e si tollera annullando se stessi. La povertà non è una scelta. Una persona dovrebbe essere libera di ribellarsi a una vita indecente alla quale è stata costretta dalle condizioni socio-politico-geografiche. Vivere con poco si può, ma con meno del sufficiente è impossibile. Per questo i moldavi si sono indebitati con i familiari all’estero o addirittura con usurai per cercare di cambiare la propria vita, lavorando per mesi, anni solo per pagarsi il viaggio in Italia. Poiché l’immigrazione è contagiosa, i primi sono arrivati con maggiori sacrifici, poi si sono aiutati a vicenda: vicini, parenti, amici, sconosciuti. Non a caso abitanti di interi quartieri si sono catapultati nelle località italiane, tenendosi uniti per sentirsi un po’ a casa, per comunicare e avere un sostegno. La povertà è nera e la gente parte alla ricerca dei colori, è mettere da parte gli avanzi per spedirli ai poveri ancora nel paese, contenti di avere solo un giocattolo usato o un maglione sbiadito dagli infiniti lavaggi. Quando in patria un bambino di una famiglia numerosa e dal reddito misero che porta a scuola il dolce dei poveri, il pane bagnato nell’acqua e immerso nello zucchero, guarda dispiaciuto e inerme nella bocca del compagno che mangia delle merendine italiane. Sapete come crescono le seconde generazioni in Moldova? Divisi in due categorie: i poveri economicamente, ricchi d’affetto e pieni di complessi d’inferiorità, e i benestanti, che sottovalutano i primi e magari un domani li obbligheranno a lavorare per loro nelle aziende messe in piedi dai genitori all’estero. Genitori e figli: le generazioni sacrificate per subire le conseguenze del comunismo e affrontare i compromessi per mettere le basi del capitalismo. La soluzione sta nelle mani di Dio, del governo e nelle rimesse dall’estero.
La Moldova è pronta ad entrare nell’Unione Europea, sostiene Leanca, che ha chiesto alle istituzioni comunitarie di mantenere le pressioni sul suo paese, il più povero d’Europa, affinché ottenga lo status di candidato. “Stiamo lavorando per avere dei veri sostenitori. I paesi baltici, Romania e Bulgaria ci stanno vicini, ma abbiamo bisogno della raccomandazione di uno stato fondatore, come l’Italia. Non importa se il processo durerà anche dieci anni, per noi è importante per venire trattati diversamente ed attirare investimenti e aiuti economici”. Chisinau ha fatto tanti progressi in questo senso: la riforma delle istituzioni, la separazione dei poteri dello stato, la liberalizzazione economica e dei media, l’attenzione al rispetto dei diritti umani. “Ma il governo avrebbe a disposizione solo 3 anni per raggiungere i requisiti dell’UE e non è facile convincere la popolazione ad accettare le riforme”, conclude Leanca.
Raisa Ambros(8 novembre 2012)