Moldavi: non emigrate, tornate a casa

Locandina dello spettacolo "Gente di nessuno" di Dumitri Crudu
Locandina dello spettacolo “Gente di nessuno” di Dumitri Crudu

Non emigrate, tornate a casa. Questo è il messaggio diretto e indiretto della campagna informativa e di sensibilizzazione dei migranti moldavi “Nessuno è solo al mondo” iniziata in primavera e che ha fatto il giro delle città più importanti d’Italia. Lo spettacolo “Gente di nessuno” di Dumitru Crudu, promotore del messaggio chiave della campagna, non è stato molto gradito dal pubblico prevalentemente femminile che ha riempito la sala il 28 ottobre a Roma. “Non ci rappresenta! State raccontando delle falsità. La vera faccia dell’immigrazione è un’altra!”, sono queste le voci di disapprovazione della diaspora moldava. L’autore Dumitru Crudu non voleva essere crudele con le persone: era venuto 6 anni fa in Italia proprio per informarsi e ispirarsi per uno spettacolo teatrale metaforico, non per fare un documentario. Le storie raccontate, unite dallo stesso destino, sono ispirate ai casi veri. Ma estremi e tabù.

Le verità nascoste. Il fenomeno emigrazione, effetti negativi compresi, vuole essere visto solo da un punto di vista positivo dalla comunità moldava. Quelli che hanno avuto il coraggio di prendere le valigie e partire verso una destinazione sconosciuta, anche se  truffati, sfruttati, imbrogliati, prendono l’esperienza come parte della vita e l’accettano. Perché i benefici dell’emigrazione sono tanti. Ma si vorrebbero ignorare i fatti spiacevoli che succedono: i bambini rimasti in patria che si suicidano o che finiscono negli orfanotrofi, figli cresciuti da vicini, nonni o parenti, per non parlare della mancanza d’affetto, delle carezze perdute che nessun denaro potrebbe sostituire. E’ doloroso per le donne moldave fare da baby-sitter ai bambini italiani, rimboccare le coperte la sera, mentre i loro piccoli a casa si addormentano magari affamati con il cellulare accanto al cuscino. E’ frustrante per le badanti essere pazienti e amorevoli con gli anziani mentre al loro paese i genitori d’età avanzata badano da soli a se stessi, alla casa, agli animali, al giardino e ospitano i nipoti perché mamma e papà sono all’estero. E’ duro per i maschi dell’est costruire o ristrutturare le case delle persone benestanti, mentre le loro sono rimaste abbandonate.

Perché i moldavi scelgono di venire in Italia? I motivi sono diversi: lavoro, studio, famiglia. Ma la gran parte viene per sconfiggere la povertà, per pagare i debiti, per la paura di non poter affrontare economicamente la vita, per assicurare un futuro migliore ai figli. Una generazione che si sacrifica oggi per una vita migliore domani. L’incrocio delle 3 storie dello spettacolo “Gente di nessuno” racconta la disperazione: un uomo che assiste un anziano in carrozzella scopre che la moglie a casa diventa alcolista e il figlio finisce a dormire su una panchina nel parco. Il ragazzo, una volta cresciuto, parte per l’Italia alla ricerca del padre. Mentre il marito di una badante si suicida dopo la partenza della donna, pensando che si sia trovata un altro uomo qui, ma lei non riesce nemmeno a piangere quando riceve la notizia perché la padrona, una ex-borghese che soffre di solitudine e depressione, la chiama per lavarle i piedi. La terza storia narra l’incubo di una coppia giovane: il marito aspetta in ogni momento che gli strozzini che gli hanno prestato dei soldi vengano ad ammazzarlo. In questo contesto spinge la moglie alla prostituzione e dopo un po’ di tempo spariscono entrambi nel nulla.

“Non sono d’accordo con il messaggio. Non è vero che le nostre donne cedono facilmente alla prostituzione e ai compromessi!”, ribadisce leggermente turbata Elena. Ma c’è anche chi si è ritrovato nelle scene, nelle dinamiche, nei dettagli che ha toccato il profondo delle loro anime, tirando fuori ricordi, sofferenze, frustrazioni, rabbie ma anche gioie. Tra un singhiozzo e l’altro, Maria espone le sue ragioni: “Il ruolo della badante mi appartiene. E’ vero che bisogna curare gli anziani con pazienza e amore”. Vera si è alzata in piedi per aggiungere: “Pregavo ogni giorno che la mia padrona vivesse a lungo per non rimanere senza lavoro”. Siccome alcuni genitori hanno trovato l’argomento molto duro per i minorenni, li hanno accompagnati fuori, Lidia ha provocato il pubblico: “Dovrebbe essere vietato ai minori”. Una giovane studentessa, riconoscendosi nel ruolo del figlio abbandonato, ha voluto ringraziare i genitori per averle dato la possibilità di studiare: “Per 10 anni non ho visto mamma e papà”. Visibilmente emozionata, Larisa dice “Al posto dell’uomo che assisteva l’anziano doveva esserci una donna. Non è vero che un figlio cerca il padre, di solito è alla continua ricerca della madre”. La paura della diaspora moldava è che questo messaggio dia un’immagine sbagliata della comunità, in verità composta da grandi lavoratori che hanno mantenuto la dignità, senza scendere a compromessi.

I moldavi non sono soli al mondo. “Il governo ha messo a disposizione dei migranti diversi programmi e fondi per facilitare il rientro in patria”, ha ricordato l’ambasciatore Aurel Baiesu. “Più di 1000 moldavi hanno presentato la domanda d’assunzione nella Sanatoria 2012. Spero nel prossimo incontro di non parlare più di permesso di soggiorno e di lavoro  nero. – ha dichiarato il rappresentante del Ministero del Lavoro, Gerardo Torlino. – Un paese con gente così brava merita di entrare nell’Unione Europea”. Irina Todorova ha portato il messaggio dell’OIM: “Per poter prevenire le emergenze, vogliamo sapere quali sono i veri problemi delle persone”. La campagna è dedicata all’analisi dei bisogni e delle difficoltà dei migranti moldavi che lavorano in Italia. Dell’apertura a Chisinau dell’Ufficio per le relazioni con la diaspora, che faciliterà in modo virtuale la comunicazione dei cittadini con le autorità, ha parlato Victor Lutenco, consigliere del Primo Ministro. “Vogliamo aprire a Roma una cineteca: invece di stare nei parchi, i nostri connazionali potrebbero guardare dei film”, ha proposto Tatiana Nogailic, presidente dell’associazione “Assomoldave”, responsabile dell’organizzazione dell’evento a Roma, che ha provveduto alla distribuzione del materiale informativo tra cui la guida “Moldavi in Italia”.

Stop alla migrazione? Quanti moldavi in seguito a questa campagna torneranno a casa? E’ riuscita a raggiungere il suo obiettivo? Gli effetti negativi dell’emigrazione moldava non sono molto diversi da quelli dell’emigrazione proveniente dagli altri paesi. Per fortuna, quelli positivi sono una percentuale molto più alta. La diaspora moldava è un fenomeno in continua crescita, con il ricongiungimento delle famiglie anche i figli raggiungono i genitori. Le seconde generazioni, come le prime, saranno una risorsa per l’Italia. Ogni cittadino del mondo sarebbe felice di rimanere nel suo paese, insieme alle persone care, se le condizioni di vita lo permettessero. In caso contrario, dovrebbe avere diritto di scegliere liberamente in quale paese stabilirsi e come vivere la propria esistenza.

Raisa Ambros(01 novembre 2012)