Se nella piazza vicino casa per otto giorni ci fosse un enorme candelabro a nove braccia, cosa pensereste o fareste?E’ ciò che abbiamo chiesto agli abitanti di piazza Bologna che, dall’8 al 16 dicembre giorni della festa ebraica Hanukkah, ha esposto sopra la fontana centrale un candeliere che si chiama Chanukià e che non è una semplice scultura.
Gli abitanti non ebraici di piazza Bologna Daniele dipendente da anni del bar Meeting, simbolo della movida di piazza Bologna, ha subito capito di cosa si stesse parlando. “Non ho conoscenza diretta, so che è un simbolo della religione ebraica perché tempo fa vidi un programma su Rai due.” Il signor Emilio, cameriere in pensione, è seduto in piazza come suo solito fare. “Abito in via delle Provincie da un po’ di anni – una delle vie che si dirama dalla piazza – è il primo anno che vedo questo candelabro.”
La Chanukìa viene esposta nella piazza dal 2009 e quest’anno per la prima volta si erge imponente e dalle linee contemporanee. Saputo cos’è la Chanukìà il signor Emilio giustifica il disinteresse: “Io sono poco religioso. Sono tipo cinquecento le religioni? Qual è quella giusta? Le religioni sono tutte chiacchiere”. Lidia, venticinque anni di origine Moldava, è seduta vicino al signor Emilio. Riposa aspettando di andare a lavoro, è stanca e i mille pensieri non le hanno permesso di notare che proprio di fronte c’è un cartello che spiega a tutti la festa. La signora Ida Romani passa di fretta ma si ferma, pone delle domande e sorride comprendendo subito il perché la Chanukìa stia lì. “Abito qui da cinquant’anni, ci sono moltissimi abitanti di fede ebraica in questa zona.” Racconta le trasformazioni del quartiere descrivendo i vecchi negozi sostituiti dagli attuali.
Gli abitanti di origine ebraica “In questa zona si trovano due sinagoghe, la più grande è seconda per importanza a Roma” spiega Dario Marcucci presidente del III Municipio, “la presenza di cittadini di confessione ebraica ammonta a diverse migliaia”. Il numero degli abitanti ha subito un incremento quando nel ’67 l’ostilità a Tripoli costrinse i libici che seguivano l’ebraismo a cercare rifugio all’estero, seimila di questi lo trovarono nella zona di piazza Bologna. “Molti di loro sono commercianti di tessuti” racconta la signora Ida ed è proprio in un negozio di abbigliamento che incontriamo Sara, lo gestisce da sempre. “Il giorno della prima accensione eravamo in tanti e la gente si è fermata e ha condiviso con noi” dice sorridendo. Preferisce che non sia scritto il suo cognome e descrive come i suoi bambini giocano con il Dreidel, trottola cubica che ai lati ha incise delle lettere. “I miei bambini hanno cinque, sette e otto anni la fanno solo girare non hanno un gioco ben specifico.” Il dreidel era un’espediente con cui al sopraggiungere dei persecutori si nascondeva lo studio della Torah, fingendo così di essere impegnati a bighellonare. Strategia che ricorda le danze-lotta con cui molti popoli in schiavitù si preparavano alla conquista della libertà.
Ma cos’è la Chanukìa? Il candeliere viene acceso in maniera progressiva per otto notti e ricorda eventi accaduti in tempi lontani quando il Tempio di Gerusalemme fu liberato dalla repressione religiosa che Antioco IV stava mettendo in atto. “Le candele sono poste tutte sullo stesso piano, eccezion fatta per quella centrale” spiega Franca Eckert Coen, delegato per l’intercultura del sindaco di Roma nel 2006, oggi co-presidente di Rete donne di fede in dialogo che riunisce rappresentanti delle diverse confessioni religiose per iniziativa di Religions for peace sezione Italia. “La nona candela si chiama shamash ed è d’aiuto alle altre, con essa si accendono progressivamente le singole luci,” solo l’ultima notte il candelabro sarà completamente acceso. “Non è semplicemente il ricordo di un evento storico leggendario” – quando cioè una piccola ampolla d’olio riuscì a illuminare per otto giorni il tempio di Gerusalemme – “bensì rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre” sottolinea Shalom Tesciuba presidente del Comitato assistenza ebrei di Libia e punto di riferimento per la comunità ebraica di piazza Bologna.
“Questa iniziativa da noi accolta e patrocinata,” sottolinea Dario Marcucci presidente del III Municipio, “proietta verso la costruzione di una pace sempre più larga e lo spirito religioso è importante nel rafforzamento della pace tra i popoli”.
M. Daniela Basile(20 dicembre 2012)