Un concorso per filmmakers, un festival che promuova i valori dell’incontro e del dialogo e la critica delle cause che spingono migliaia di persone a lasciare la propria terra. Questo è LampedusaInFestival, la manifestazione promossa dall’associazione culturale Askausa che ogni anno riunisce a Lampedusa storie e persone accomunate dalla voglia di conoscersi per comprendere la realtà che ci circonda ed essere motore di cambiamento.
Domenica 10 marzo presso il Caffè Letterario di Roma è stata presentata la V edizione, che si terrà dal 19 al 23 luglio.
Se lo scontro diventa incontro. “Nel 2009, con l’introduzione della politica dei respingimenti da parte del governo, Lampedusa divenne una sorta di carcere a cielo aperto. Molti migranti, durante le manifestazioni di protesta, riuscirono a scavalcare le barriere del CIE e si ritrovarono nelle stesse strade dei lampedusani, ma anziché uno scontro ci fu un incontro: isolani e migranti iniziarono a portare avanti istanze comuni. L’associazione Askausa, fondata in quel periodo da giovani lampedusani, decise di dar vita ad un festival per creare un’immagine diversa dell’isola attraverso gesti di vicinanza con i migranti”. A raccontare la storia di LampedusaInFestival è Gianluca Gatta, segretario dell’Archivio delle memorie migranti, una delle realtà che negli anni si sono unite al progetto, insieme a Rete dei comuni solidali, Asgi, Legambiente e molte altre. Oltre a presentare i lavori dei registi di tutto il mondo LampedusaInFestival rappresenta dunque una rete di promozione sociale che viaggia su molteplici binari: dalla elaborazione della memoria, realizzata con il contributo dell’AMM ai campi di volontariato estivo organizzati in collaborazione con In Migrazione.
“Migrare: le ragioni di una scelta” è il tema scelto per l’edizione di quest’anno, che vuole aprire una riflessione critica sulle ragioni che spingono migliaia di esseri umani a lasciare la propria terra. L’obiettivo è indagare le percezioni diffuse nel cosiddetto “Occidente” sulle condizioni di vita, le culture, le situazioni politiche dei paesi di provenienza dei flussi migratori. Per individuare lo scarto tra i punti di vista delle società di partenza e di arrivo. I cortometraggi – fiction, videoclip, documentari – dovranno essere inviati entro il 10 giugno 2013. Il bando completo può essere consultato sul sito http://www.lampedusainfestival.com/.
“Tutto può iniziare da Lampedusa, come tutto è partito da lì”. Dagmawi Yimer, regista di Come un uomo sulla terra, Soltanto il mare, C.a.r.a. Italia collabora all’organizzazione del festival fin dalla prima edizione: “È un luogo molto importante per noi. Quando sono sbarcato lì avevo bisogno di aiuto, tornarci per promuovere una causa sociale è una grande soddisfazione”. La stessa che si ritrova nelle parole del mediatore culturale Mahamed Aman e del giornalista Zakaria Mohamed Ali, approdati sull’isola anni fa come richiedenti asilo e tornati come giurati nell’edizione 2012 del festival.
“Essere di nuovo a Lampedusa come uomini liberi, dopo un viaggio nel quale non sai se vivrai o morirai, per noi è come un pellegrinaggio” spiega Mahamed Aman “A volte mentre guardavamo i film, sulla spiaggia, sotto le stelle, il mio pensiero era ‘In questo momento quante persone stanno per arrivare’?”.
Una storia Vera. Nel documentario di Francesca Melandri, vincitore dell’ultima edizione, passato e presente si intrecciano nel racconto poetico di una donna straordinaria. Vera Martin ha iniziato ad amare i cavalli da bambina, quando ancora viveva in Croazia in una grande famiglia. Quella famiglia le è stata portata via tanti anni fa, dall’orrore dell’olocausto. Ma lei non ha mai smesso di amare e oggi alleva purosangue. Grazie a lei si compie sotto i nostri occhi il miracolo della vita.
“Vera ci insegna che bisogna avere la forza di continuare a lottare” Zakaria Mohamed Ali spiega le ragioni che hanno portato alla scelta del film come primo classificato: “È una persona piena di energie che tutti i giorni si alza e va a lavorare come quando era giovane, che non ha mai smesso di vivere e ha sempre tenuto con sé la memoria del proprio passato”.
Lampedusa 2011: cosa è successo davvero? Il film di Mauro Seminara Lampedusa 2011, nell’anno della primavera araba svela gli eventi che hanno travolto l’isola in seguito all’arrivo di migliaia di migranti, fuggiti dopo rivolgimenti politici che hanno interessato il nord Africa e rimasti per mesi in attesa di essere trasferiti. Lasciando da parte la “ragioneria dei numeri” che ha offuscato le cronache mediatiche di quel periodo, Seminara offre uno sguardo dall’interno, che rivela un’isola completamente abbandonata a sé stessa, dove i migranti hanno superato il numero dei residenti. Trapela, forte, l’umiliazione e la rabbia: dei richiedenti asilo costretti a dormire all’aperto e poi trattenuti nel centro di accoglienza trasformato in CIE, dei lampedusani malamente rabboniti con promesse di cancellazione delle tasse, dell’amministrazione locale e delle associazioni presenti, sole nella gestione di un’emergenza che è stata volutamente provocata. Di noi stessi, nel vedere cosa è accaduto e nel sapere che tanti, dopo aver passato questo inferno, saranno costretti a tornare indietro.
Il vero collasso sembra essere proprio quello politico.
Sandra Fratticci
(14 marzo 2013)