La nuova letteratura pakistana

foto di Masha Almir
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“Ogni scrittore pakistano che scrive in lingua inglese deve confrontarsi con una sorta di accusa implicita. Retaggio post coloniale che va superato se vogliamo affermarci nel panorama internazionale.” A parlare è Bina Shah, affermata giornalista e scrittrice nata a Karachi e cresciuta in Virginia. Scrive per il The Guardian e ha pubblicato quattro romanzi e due raccolte di racconti.

“All’età di diciotto anni, in piena crisi identitaria, ho conosciuto l’autore britannico-pakistano Hanif Kureishi,” ha così scoperto che altri avevano provato lo stesso senso di isolamento. “La lettura di Kureishi sui pakistani che crescono in Gran Bretagna mi ha fatto innamorare di una nuova sfida. Lentamente, ho imparato a costruire una mia propria identità.

Shah nsieme a Musharraf Ali Farooqi, scrittore di romanzi per adulti e bambini, è stata presentata al pubblico italiano durante la seconda edizione della Giornata della letteratura pakistana, promossa da Tehmina Janjua Ambasciatrice del Pakistan e tenutasi nella splendida sala Pietro da Cortona all’interno dei Musei Capitolini martedeì 23 aprile.

da sinistra Piero Vereniricercatore, michele Zanzucchi direttore di città nuova, Lorenza Raponi volontaria emergenze sociali, Sabrina Lei orientalista, Bina Shah giornalista e scrittrice, Musharraf Ali Farooqi scrittore e traduttore

“Quest’iniziativa promuove quel confronto di cui abbiamo bisogno in una società che è in continua disgregazione”, afferma salutando la sala Fabrizio Panecaldo, consigliere del Comune di Roma. Durante l’incontro l’attrice Monica Vellerini ha letto dei frammenti estratti da Burn Shadow della giovane autrice contemporanea Kamila Shamsie.

Si scopre così che Masharraf Ali FArooqi, pakistano-canadese di cui ricordiamo  la fiaba illustrata Rabbit Rap: a fable for the 21st Century, conosce e ammira la letteratura italiana. Autori come Italo Calvino, Giorgio Bassani e Alessandro Baricco nel tempo sono divenuti modelli di riferimento. “Il mio primo romanzo parlava di un’epidemia di termiti in una piccola città ispirata a Hyderabad in Pakistan, Avevo di recente letto le opere di Italo Calvino e mi chiesi, cosa avrebbe fatto lui al mio posto? Avrebbe mantenuto le termiti confinate in casa o le avrebbe diffuse per tutta la città? La risposta fu semplice.”

Se l’esperienza coloniale prima, e i flussi migratori dopo, sembravano aver sopito l’identità letteraria del Pakistan, la bellezza dell’urdu rimane immortale. Autori come Sir Allama Iqbal sono incisi nella storia culturale del Pakistan e non sono mai stati dimenticati. “Ancora oggi i versi di Iqbal vengono cantati lungo i mercati e nei ristoranti” spiega Sabrina Lei orientalista oggi direttrice dell’Associazione Andalusa per il Dialogo e la Ricerca. Sabrina Lei racconta inoltre Vito Salierno, diplomatico, ricercatore e studioso umanista venuto a mancare lo scorso febbraio e al quale è stato dedicato l’incontro. “Salierno ha portato in Italia non solo le traduzioni e i commentari all’opera di Iqbal ma ne ha anche sondato lo spirito intriso inevitabilmente di pensiero islamico.”

“Spero e sono sicuro che l’editoria italiana abbia un approccio diverso da quella che si sta sviluppando nell’area nord americana, dove si impone che la letteratura straniera sia accessibile o user-friendly” sottolinea Masharraf Ali FArooqi. “Questo aspetto oscura alcune delle funzioni centrali della letteratura: educare i lettori a una più ampia gamma di esperienze umane, esporre a nuovi modi di immaginare le storie.”

I nuovi ibridi letterari e identitari sono ricca frontiera se accompagnati dalla conoscenza e presenza del passato. La potenza filosofica e spirituale che emerge sarà così come “mormorìo di onde che diventa tuono d’uragano.“

 M. Daniela Basile
(24 aprile 2013)

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