Rete Scuolemigranti per i minori: work in progress

La Rete Scuolemigranti comprende un centinaio di associazioni impegnate nell'inclusione di adulti e bambini stranieri
La Rete Scuolemigranti minori comprende numerose associazioni impegnate nell’inclusione di adulti e bambini stranieri

Prosegue inarrestabile anche d’estate il lavoro della Rete Scuolemigranti, realtà che conta numerose associazioni impegnate nel campo dell’integrazione linguistica e sociale degli stranieri in Italia. In vista della prossima assemblea annuale e del convegno che si terrà in autunno si è riunito in questi giorni il gruppo di lavoro costituito dalle associazioni dell’area minori, per individuare buone pratiche e criticità nell’accoglienza dei bambini stranieri nelle scuole.

“Stiamo mettendo a punto un documento da presentare al convegno che identifica i punti su cui lavorare per sistematizzare e migliorare il rendimento di quello che facciamo” spiega Antonella Trezzani di Piuculture. Tra questi il principio basilare del diritto all’istruzione, tema che può apparire ovvio nell’Italia del 2013 ma che, come spiega Trezzani, non è affatto scontato: “Un primo versante sul quale abbiamo deciso di impegnarci è quello dell’iscrizione dei minori a scuola. Pur essendo prevista per legge nella realtà concreta tale prerogativa viene tuttora negata per mancanza di posti disponibili o ostacolata dalla difficoltà dei genitori di interagire con le istituzioni scolastiche”.

La promozione di pari opportunità deve concentrarsi oltre che sull’accesso anche sulla riuscita scolastica e sull’orientamento successivo al completamento degli studi: “Il fatto di andare a scuola non garantisce automaticamente il superamento dei divari. I figli di stranieri che conoscono poco l’italiano non avranno probabilmente la stessa riuscita dei bambini italiani che possono contare sull’aiuto dei genitori per fare i compiti”.

La distinzione tra lingua per comunicare e per studiare è un altro aspetto che la Rete Scuolemigranti intende sottolineare: “A volte si pensa all’italiano soltanto come competenza comunicativa, mentre non si tiene conto che i bambini stranieri sono chiamati a confrontarsi con materie che presentano un lessico per loro molto complesso. Possono dunque avere grossi problemi non a comunicare ma a studiare”. È necessario quindi tenere presente l’esistenza dei due livelli per sviluppare approcci specifici.

L’inclusione scolastica non può inoltre prescindere dallo sviluppo di piani didattici personalizzati per ogni studente: “Si tratta di una misura espressamente prevista dalla circolare del MIUR del 6 marzo 2013 relativa agli strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali che noi come Rete Scuolemigranti intendiamo promuovere in modo attivo. Gli alunni stranieri non devono necessariamente seguire lo stesso curriculum dei loro compagni laddove non ne abbiano la capacità: bisogna adattare i piani in funzione di valutazioni personali da effettuare all’inizio e alla fine dell’anno scolastico”. Per quanto riguarda quest’ultimo punto: “Vanno individuati strumenti specifici per definire i livelli di competenza. Il quadro comune europeo di riferimento infatti parte da una conoscenza in un certo senso avanzata, mentre ci sono bambini che arrivano a scuola senza comprendere affatto la lingua”.

Centrale naturalmente è il rapporto con la scuola: “La figura del referente scolastico è in questo senso molto importante, ma non può mancare un confronto con gli insegnanti. Alcuni docenti ad esempio non vogliono che i bambini siano seguiti in modo diverso perché hanno il loro programma. Potenziare il dialogo tra volontariato e scuola, anche attraverso la partecipazione ai consigli scolastici, è indispensabile per concordare obiettivi i contenuti e metodi dell’intervento”.

Va nella direzione di un rapporto sempre più sinergico la bozza di convenzione attualmente in fase di perfezionamento. “Si tratta di un accordo che proporremo alle scuole per garantire che gli interventi di supporto linguistico effettuati dalle varie associazioni abbiano come denominatore comune l’attuazione dei principi previsti dalla legge in tema di inclusione scolastica”. Un impegno reciproco per uno scopo comune: “Aiutare i bambini che arrivano in Italia a imparare la lingua, per dar loro la possibilità di integrarsi nella scuola e nel paese nel modo migliore possibile”.

Sandra Fratticci (25 luglio 2013)

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