Sei giovani promesse dalle diverse competenze professionali in architettura, tecnologia dell’informazione, grafica digitale e fotografia, impegnati in un progetto che, per usare le parole dell’urbanista olandese Rem Koolhaas, “guardi con freschezza agli elementi fondamentali dell’architettura”. Così il padiglione egiziano che sarà presente alla XIV Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia documenterà i cambiamenti stilistici dell’ultimo secolo avvenuti nel paese nordafricano. Il team è stato selezionato attraverso un concorso pubblico nazionale bandito dal governo egiziano in vista della manifestazione “dove l’architettura parla di se stessa e si incontra con la vita e le società in generale”, secondo quanto dichiarato da Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia.
A dirigere il giovane team sarà Ahmed Abdelaziz, laureato presso la Scuola di Architettura dell’Università Ramadan del Cairo. Classe 1989, Abdelaziz vanta già importanti collaborazioni ad iniziative di urbanistica -governative e non – per il recupero delle zone più depresse della vasta area che circonda la capitale egiziana e riconoscimenti nazionali sempre nel campo dello sviluppo degli slums. Verde età che non deve ingannare, del resto “la gioventù è un traguardo del governo egiziano e di tutti i paesi che intendono guardare positivamente verso il futuro”, commenta Mohamed Abuseada, architetto e presidente dell’Organizzazione Nazionale per l’Armonia Urbana.
L’obiettivo è evidenziare il contrasto fra il grande patrimonio egiziano – retaggio unico che dal complesso di Saqqara di età arcaica ha unito antico, moderno e differenti stili dal romano, al greco, all’islamico, al copto – e l’attuale situazione in cui l’improvvisazione ha preso il sopravvento sull’organizzazione del passato, costando una perdita non solo artistica ma anche identitaria. Per questo si è attinto da biblioteche, archivi nazionali, dalla nota Casa dei Libri e dei Manoscritti (Dar al-Watha’eq), reperendo materiale fotografico e testuale al fine di raccontare il percorso svoltosi dal 1914, sottolineando l’impatto dei cambiamenti socio-politici sull’armonia architettonica dell’Egitto, nella speranza di recuperare la grandiosità che spetta a questo paese.
Il contributo del ministero della Cultura egiziano con la mostra “Fondamentali” all’interno della Biennale di Venezia “testimonia il nostro impegno nel campo della cooperazione culturale internazionale”, afferma Mohamed Saber Arab, ministro della Cultura, “specialmente verso aree architettoniche dove l’Egitto è stato fra i civilizzatori più influenti della storia”. La cultura, in tutte le sue dimensioni, “è una componente fondamentale per lo sviluppo sostenibile”, continua Saber Arab, “in quanto settore dal retaggio tangibile ed intangibile e dalle varie forme espressive”. In questo periodo di transizione “ci muoviamo con nuove strategie che promuovano la creatività in tutto il paese”, per rinforzare di conseguenza anche “coesione sociale e stabilità”.
Negli ultimi decenni la Commissione Internazionale per la gestione dei siti storici ha stabilito misure e regolamenti per supportare il governo nelle decisioni atte a garantire la sicurezza e la protezione e mettere in moto buone pratiche per la conservazione dei fabbricati urbani. “Questo compito è stato complicato dall’instabilità politica e la mancanza di controllo istituzionale”, lamenta Gihane Zaki, archeologa e direttrice dell’Accademia d’Egitto di Roma, “tuttavia si stanno pianificando numerose attività strategiche”. La partecipazione alla Biennale con la mostra “Fondamentali” rientra a pieno titolo in questo contesto.
Gabriele Santoro
(29 maggio 2014)