Elezioni Europee 2014: le candidate del PD

Kyenge

Classe 1964 ed ex ministro dell’integrazione, Cecile Kyenge si è candidata a queste elezioni per la lista del PD nella circoscrizione Nord Est. Nata in Congo, si è trasferita in Italia per studiare medicina, ottenendo la specializzazione in oculistica. E’ cittadina italiana dal 1994.

– Quali sono i punti principali del programma che porterà avanti?

Il mio programma è incentrato sui temi dell’occupazione e dei diritti, con un pacchetto di proposte che servirà anche a rilanciare l’economia e i consumi: salario minimo garantito, cioè uno stipendio base sotto il quale non sarà consentito scendere; stessi diritti sul lavoro per uomini e donne; più fondi europei contro la disoccupazione giovanile; un nuovo modello di welfare che metta le persone in condizione di lavorare, produrre reddito e uscire da protagonisti dalla propria condizione di bisogno.

– Perché ha scelto di candidarsi con questo partito?

Il Partito Democratico è un grande partito riformista, nel quale sono impegnata dall’inizio della mia carriera politica, da quando ero consigliera di quartiere per I DS. È il partito che può costruire un’Europa di speranza, contro i professionisti della paura.

– Cosa condivide e cosa invece cambierebbe delle politiche europee attuali in tema di immigrazione?

Da sola l’Italia, come del resto Grecia, Malta e Spagna, non ce la può fare. L’Europa riconosca le frontiere del Sud come soglia di accesso dell’Unione. Da questa concezione cambierà il modo di gestire la politica dell’asilo. L’Italia così non sarà più lasciata sola a fronteggiare il problema, ma si metterà in moto una forte cooperazione internazionale.

L’Italia il primo luglio 2014 eredita dalla Grecia il testimone della presidenza del Consiglio Ue e sarà l’occasione giusta per presentare una riforma che preveda punti precisi. Secondo gli accordi di Dublino II sottoscritti nel 2003 in materia riconoscimento dello status di rifugiato, lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo è quello in cui il richiedente ha messo piede per la prima volta nell’Ue. Cioè molto spesso l’Italia, meta di sbarchi nel Sud dell’Europa. Servono accordi diversi per non lasciare soli i paesi del Sud Europa.

All’operazione Mare Nostrum – che nei primi sei mesi ha soccorso oltre 20 mila persone – manca ancora la fase 2. Quella che prevede una dimensione europea. Mare Nostrum ha fatto capire il significato della vita umana, salvando tantissime persone in mare. E portando all’arresto degli scafisti: più di 200 trafficanti di esseri umani bloccati. Ma il progetto è a metà: il secondo passaggio deve essere andare in Europa per sollecitare una visione internazionale.

– Nei primi 100 giorni di attività parlamentare quali sarebbero le sue priorità?

Una proposta per stabilire un salario minimo, sotto il quale non si possa scendere, per i lavoratori italiani ed europei. La lotta serrata al gender pay gap, cioè la differenza salariale tra uomini e donne, l’applicazione e l’ampliamento di tutte le politiche europee di lotta alla discriminazione, di ogni tipo. E poi una proposta integrata a livello europeo sulla gestione dei flussi migratori e del diritto di asilo.

– La ricetta per uscire dalla crisi è l’austerità o un’Europa sociale?

Da quando è scoppiata la crisi, in molti paesi soprattutto del sud d’Europa, i più colpiti, monta sempre di più una critica feroce contro le politiche di austerity. Sono politiche che vanno superate. L’Europa che sogna il Pd è il rilancio di quell’Europa che tante opportunità ha offerto ai giovani, con programmi come l’Erasmus, con l’abolizione delle frontiere, con la nascita di una grande comunità di Stati, che sempre più deve essere un’Europa delle persone, vicina ai suoi cittadini. Un’Europa sociale, con un welfare efficiente, a sostegno delle capacità e dei bisogni dei cittadini.

– L’Europa è un’unione di diversi, queste diversità come vanno affrontate?

Le diversità sono una straordinaria una ricchezza, un’opportunità. Lo sanno bene i giovani europei che hanno potuto scoprire lingue e culture diverse grazie alla libertà di movimento e ai programmi di sostegno alla mobilità. Le diversità devono essere valorizzate e non negate, naturalmente nell’ambito di paletti ben precisi che sono il rispetto dei diritti umani e delle leggi. Il nostro compito come politici è rafforzare tutte le leggi contro la discriminazione, in modo che sia possibile per ogni cittadino esprimersi liberamente e contribuire appieno allo sviluppo del proprio paese e dell’Unione.

– Come deve porsi l’Europa per svolgere un ruolo di distensione nelle guerre vicine e lontane?

È fondamentale che l’Europa abbia una politica estera unitaria, precisa e forte. In questo modo potremo essere in grado di svolgere anche verso gli altri paesi un ruolo di guida verso l’adozione di pratiche democratiche, di stimolo alla risoluzione non violenta delle controversie e di cooperazione e sostegno allo sviluppo economico e sociale dei paesi.

DSC_0225Elly Schlein, all’anagrafe Elena Ethel Schlein, candidata PD per la circoscrizione del Nord Est

– Da dove viene e da quanto tempo vive in Italia?

Ho 29 anni, sono nata a Lugano da madre italiana e padre americano e vivo in Italia da tanti anni.

– Che lavoro fa?

Sono laureata in Giurisprudenza, ho fatto la pratica legale ma sono appassionata di cinema, mi piacerebbe fare la regista. Ho fatto l’aiuto regista per il documentario Anija – La Nave, premiato con il David di Donatello 2013, che parla di immigrati albanesi.

– Si è proposta lei come candidata alle europee o è stata scelta? Per quali ragioni?

Mi è stato chiesto da tante persone con cui ho condiviso l’esperienza delle primarie PD a sostegno di Giuseppe Civati. Ho accettato perché credo che la mia generazione debba dare un contributo per far diventare l’Europa quella che era un tempo: un’Europa dei popoli e dei diritti.

– Quali sono i punti principali del programma che porterà avanti? 1. Diritti dei migranti – è necessario sviluppare una nuova politica per l’asilo europeo.2. Diritti delle donne – per arrivare a una vera parità di genere.3. Ambiente e cambiamento climatico – si deve modificare il nostro modello di sviluppo in senso sostenibile.4. Cultura – l’Europa deve investire nella valorizzazione del patrimonio culturale e nella ricchezza dell’incontro tra le culture.5. Lotta all’evasione fiscale e alla corruzione – sono problemi comuni a molti paesi europei.6. Lavoro – è necessario affrontare l’emergenza della disoccupazione giovanile.– Perché ha scelto di candidarsi con questo partito?

Ho avuto modo nell’ultimo anno di condividere dentro il PD molte battaglie politiche su temi di sinistra che mi stanno a cuore.

– Cosa condivide e cosa invece cambierebbe delle politiche europee attuali in tema di immigrazione?

Cambierei il Regolamento Dublino 3, secondo cui chiunque venga identificato in un paese europeo deve per forza chiedere asilo in quel paese. Questo regolamento non funziona, ci vogliono politiche d’asilo davvero europee e davanti alla tragedia del Mediterraneo bisogna rispondere con corridoi umanitari.

– Nei primi 100 giorni di attività parlamentare quali sarebbero le sue priorità?

Fare pressioni affinché cambino le politiche economiche e sociali di questi anni che hanno peggiorato la crisi. Chiedere la formazione di un intergruppo che si occupi di contrastare la corruzione e la criminalità organizzata a livello europeo.

– La ricetta per uscire dalla crisi è l’austerità o un’Europa sociale?

Bisogna iniziare a investire sul nostro futuro, anche oltre i rigidi vincoli di bilancio, ripartendo con un’economia sostenibile: innovazione, ricerca, formazione, e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale europeo. Si deve poi puntare sulle energie rinnovabili, in grado di creare milioni di posti di lavoro.

L’Europa è un’unione di diversi, queste diversità come vanno affrontate?

Vanno valorizzate, perché costituiscono la maggiore ricchezza del continente. Quel che è mancato all’Europa questi anni è di sentirsi davvero una comunità.

Come deve porsi l’Europa per svolgere un ruolo di distensione nelle guerre vicine e lontane?

Deve avere una sola voce sulle politiche estere. Non saremo forti sulla scena internazionale finché per parlare con l’Europa si dovrà parlare con 28 ministri degli esteri diversi.