Calcio: i segreti di Beca e della nazionale pigliatutto

Rappresentanza squadra Romania al Mundialido
Rappresentanza squadra Romania al Mundialido

Capita di inseguire un sogno che la vita poi ti chiede di accantonare. A volte capita pure però che al posto di quel sogno, tanto sospirato, se ne materializzino degli altri ai quali non avevi mai pensato.  Era il 2003 e Sandu Beca partì dalla Romania con il sogno di sempre: giocare a pallone. L’Aquila calcio era pronta a fargli un provino. Poi tutto naufragò a causa del fallimento della società. Anche se quel sogno non si realizzò, Beca oggi non ha di che lamentarsi, la vita e le sue doti gliene hanno riservati degli altri. Uno appena realizzato: la terza vittoria consecutiva del Mundialido Lycamobile, il quarto titolo da quando ha iniziato ad allenare la squadra della Romania, 2009. L’altro inizierà a settembre: Beca sarà il supervisore della scuola calcio di Acilia. Questo vuol dire tantissimi bambini e ragazzini, ma soprattutto allenatori, da seguire. Il suo compito sarà osservare allenatori ed allenamenti e correggere, lì dove serve. Un ruolo di grande responsabilità. Se ci sono dei segreti dietro alle ripetute vittorie della nazionale romena e di questi traguardi importanti si possono scoprire solo partendo da lui e da quel bambino che per le strade di Bucarest – in una Romania in piena dittatura Ceaucescu – giocava a pallone fregandosene di tatticismi, scuole calcio e tecniche. Sudare, sgattaiolare via dopo qualche pallonata alle finestre e sgusciare tra le gambe dei più grandi e magari maldestri avversari, erano questioni di tutti i giorni. Quella di Beca è una storia di immigrazione vincente, in tutti i sensi.

L’ultima vittoria l’ha ottenuta sabato 28 giugno alla XVI edizione del Mundialido. Una finale di calcio stravinta contro il Paraguay. “Non pensavo fosse così facile” racconta Beca “al dodicesimo del primo tempo già vincevamo due a zero. Di solito le squadre sudamericane sono molto forti, questa volta deve essere andato qualcosa storto per loro. Devo confessare che abbiamo sofferto più nelle partite precedenti”. Come in una radiocronaca ricorda che al ventesimo minuto il Paraguay ha tentato una reazione “è stata solo rabbia, che ha prodotto un misero colpo di testa”. Alla ripresa del secondo tempo, dopo quindici minuti, la Romania era già sul cinque a zero. A quel punto un “paraguayano ha reagito dando un calcio ad uno dei nostri”. Espulsione diretta, ma niente scontri. “Finita la gara tutti amici come prima”.

Correttezza, senso di gruppo ed equilibrio traspaiono in Beca, ma anche nella sua squadra. “Alleno un gruppo di giocatori fantastici. Oltre a prepararci calcisticamente durante l’anno, ci ritroviamo spesso per matrimoni, battesimi e uscite in discoteca”. “Quest’anno, a livello umano, è stata più difficile del solito. All’inizio del torneo ho dovuto faticare, c’erano degli screzi interni, ma li ho affrontati a muso duro e con chiarezza e tutto si è risolto”. Normale per un gruppo così numeroso, ventidue o ventiquattro calciatori. Di questi circa dodici rappresentano lo zoccolo duro della squadra, presenti sin dall’origine della nazionale romena del Mondialido.

Festeggiamenti negli spogliatoi
Festeggiamenti negli spogliatoi

Oltre alla capacità di far gruppo fuori e dentro il campo un’altra caratteristica della squadra di Beca è la reazione positiva alla fatica. “Questo è l’ostacolo più grande da superare” afferma Beca “al di la di questioni tecniche devo lavorare molto nella gestione delle risorse. I miei giocatori per la maggior parte sono muratori. Arrivano al campo sfiniti, dopo una giornata intensa. Devo centellinare le forze, rimotivare, capire quando è il momento di farli entrare”. Anche lui non vive solo di pallone. Consegna frutta nella zona di Ostia dalle cinque di mattina alle dodici. Di mattina fattorino, nel pomeriggio allenatore. In merito al lavoro Beca conferma che il calcio oltre ad essere veicolo di integrazione è anche una specie di ufficio collocamento. “Moti dei ragazzi hanno trovato lavoro sui campi di calcio”. Ci si conosce, ci si apprezza, si scambiano esperienze e magari esce fuori quell’occasione che attendevi da tempo.

Altra carta in mano a Beca è il fatto che molti dei suoi giocatori abbiano militato in campionati professionisti romeni: alti livelli. Chi in serie B, chi in serie C. Come quel Gianni Gorga, la punta di diamante della squadra che anche nell’ultima partita ha messo il suo sigillo, con un bel gol. Strana la vita: i due avevano giocato a ventuno-ventidue anni insieme nella serie B in Romania, poi un giorno si sono ritrovati casualmente ad Acilia. Da lì è nato l’immediato ingaggio nel team del Mundialido. Di calcio ad alti livelli i giocatori di Beca ne hanno masticato, come lui d’altronde. Dalle giovanili alla prima squadra della più importante formazione romena, la Steaua Bucarest, con la quale ha disputato anche una gara internazionale, la Coppa delle Coppe, contro il Montpellier.

Oggi la sua squadra è composta per la maggior parte di persone che hanno formato una famiglia in Italia. Come lui, fidanzato con una ragazza italiana. “Molti dei ragazzi che alleno dicono che un giorno torneranno in Romania, ma penso che difficilmente lo faranno. Là la vita è difficile. Qui, nonostante la crisi, continuiamo a lavorare. Forse chi come me, nato e vissuto a Bucarest, dovesse tornare in patria non troverebbe troppe difficoltà. La città è ancora viva. Chi invece deve ritornare nei villaggi da dove è venuto troverebbe grossi problemi: oggi lì ci sono rimasti solo gli anziani”.

Ieri Beca giocava per le strade di Bucarest, sentiva in lontananza le lotte sotterranee alla  dittatura che aveva soppresso ogni libertà e forma di protesta. Lui intanto continuava a giocare. Lo faceva anche quando nel 1989 la dittatura di Ceaucescu cadeva e la gente scendeva in piazza. Oggi Beca sa di avere davanti a sé una nuova sfida e si dice contento di questa esperienza al Mundialido con i calciatori muratori: allenare, dar forza a persone stanchissime per il lavoro e non solo, rimotivarle è stata una vera palestra, l’allenamento vero. “Sono sicuro che questo mi servirà molto in questa nuova avventura”. In fondo in fondo non ci sono segreti sorprendenti in queste vittorie e traguardi, sia di Beca che della nazionale romena al Mundialido. Solo semplicità, correttezza e fatica. Storie di normale integrazione.

Fabio Bellumore(o3 luglio 2014)

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