La preside Loredana Teodori: La scuola che non c’è

Istituto Comprensivo Via Volsinio
Istituto Comprensivo Via Volsinio

“In un certo senso potremmo dire che la scuola si regga sul volontariato”, usa un’iperbole Loredana Teodori, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Via Volsinio, per rendere l’idea di quanto sia complicato portare avanti le attività scolastiche combattendo con la scarsità di risorse. L’aiuto che viene dalle associazioni è fondamentale in alcuni ambiti, ma spesso anche gli insegnanti stessi si trovano a dover fare degli extra per i quali non ci sono fondi.

In totale 1400 studenti frequentano la Scuola dell’infanzia e la primaria Santa Maria Goretti, l’elementare Mazzini e la media Esopo. Di questi 174 sono stranieri. “Molti parlano benissimo la nostra lingua perché sono qui da tanto tempo o sono di seconda generazione”, afferma Loredana Teodori che insegna dal 1996 ed è preside dell’istituto dal 2008. “Quelli che conoscono meno bene l’italiano sono i ragazzini che si ricongiungono alle loro famiglie o sono adottati, e che vengono spesso inseriti in un livello d’istruzione già avanzato”.

“La lingua viene prima di tutto. Noi cerchiamo, con l’insegnamento, di fare la nostra parte nel processo di integrazione. Spesso a casa continuano a parlare solo l’idioma d’origine, mangiano la loro cucina e respirano la loro cultura e vivono sospesi tra due realtà. Ma anche gli adulti hanno difficoltà se sono appena arrivati, così come sarebbe complicato per noi italiani andare in un altro paese e riorganizzare la nostra vita”, dice la preside.

“In particolare abbiamo notato che i bambini cinesi fanno molta più fatica ad integrarsi, e non è solo una questione linguistica”, afferma la referente per l’intercultura Annabella Fiume. Si augura che l’impegno di Piuculture nell’Istituto si intensifichi con degli interventi anche in aula perché spesso i docenti stessi non riescono ad affrontare alcune situazioni. “Al giorno d’oggi tutto dovrebbe essere più dinamico e flessibile per migliorare la scuola, dovrebbe scomparire la classe e la lezione frontale. Ma alcuni colleghi restano ancora molto legati a una didattica rigida e fanno un po’ di resistenza nell’accettare  i laboratori L2 in orari curriculari”.

“Per gli alunni di origine straniera abbiamo un protocollo d’accoglienza. E lo stiamo rielaborando sulla base delle Linee guida pubblicate dal Ministero lo scorso febbraio”.“Ma – continua la preside – è facile dare delle indicazioni, ma poi bisogna fornire i mezzi per applicarle, è come se ci dicessero di scrivere senza la penna. La scuola è diventata povera: di mezzi, di finanze, e perfino di risorse umane”.

Le mancanze si colmano come meglio si riesce: collaborando con le associazioni, organizzando raccolte fondi e mercatini, affidandosi alla buona volontà delle insegnanti. In questi mesi si dibatte tanto sul futuro dell’istruzione, chi meglio di una preside può suggerire la formula per una scuola che funzioni? Dopo un silenzio di riflessione, Loredana Teodori conclude: “La scuola che funziona è quella che non c’è: è una scuola che abbia risorse, insegnanti preparati, spazi e attrezzature”.

Rosy D’Elia

(29 ottobre 2014)

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