Il regno di Nadim e il nuovo lavoro

Nadim e il suo nuovo lavoro
Nadim e il suo nuovo lavoro

Indica un palazzo a pochi passi da via Cola di Rienzo, i suoi occhi sorridono. Maestoso stabile in un quartiere ricco come quello di Prati. “Lavoro lì da quattro mesi”. Avevamo lasciato Nadim circa un anno fa, in una pompa di benzina del quartiere San Lorenzo. Oggi lo ritroviamo portiere, con un contratto a tempo indeterminato e una casa tutta per sé, in una parte di Roma che definisce “elegante”. La sua storia racconta ai migranti che ce la si può fare e agli italiani che c’è una parte d’Italia davvero buona.

Quella parte è interpretata da un giovane avvocato, che Nadim aveva conosciuto al rifornimento benzina. “Gli raccontai del mio lavoro della difficoltà di ottenere il permesso di soggiorno”. E quell’avvocato gli procurò più di una opportunità. Perché dello sguardo mite e del sorriso gentile di Nadim non si può che non fidarsi. Lo si vede mentre camminiamo lungo le strade o quando ci sediamo al bar. Sorrisi da tutti e mani dal bancone che si allungano per accoglierlo. Eccolo il regno di Nadim.

“Prima l’avvocato mi segnalò ad una ditta di pulizie” era il 2012 e non aveva il permesso di soggiorno. Poi arrivò l’offerta da portinaio. Qualcuno arrivò prima di lui, così la sua candidatura venne scartata, anche perché avevano bisogno di “una persona con la patente e che avesse studiato un po'”. Nadim aveva fatto solo due anni di università in Bangladesh, poi aveva seguito l’esempio  del fratello ed era venuto in Europa.

Poi un giorno arrivò una telefonata. Il ragazzo che gli aveva preso il posto in portineria non aveva offerto una grande prova, così “avanti Nadim”. Prova di quattro mesi e poi contratto a tempo indeterminato. “La sera studio per prendere la patente”, davanti ad un tavolo di un bar mi racconta le difficoltà di capire come funzionano gli incroci e le precedenze.

Cosa poter chieder di più alla vita per Nadim? Se si comporterà bene e ne avrà voglia quel posto, così pulito ed elegante, sarà il suo a vita. E allora viene più facile sognare. Una macchina e soldi da mandare alla sua famiglia in Bangladesh, dove sono rimasti suo padre e tre fratelli. Gli altri due sono uno a Venezia e uno in Svezia.

Strana la vita. Mentre parliamo arriva una telefonata. Dura un bel po’, mi spazientisco perché devo scappare. Poi mi dice “scusa ma un mio amico ha fatto un incidente. Non ha la patente però. È scappato pure all’alt dei carabinieri”. Nadim mi racconta che ha la disponibilità di una mercedes come condominio, ma “io non farei mai una cosa del genere“. È facile credere ad uno sguardo così gentile, ecco perché nel regno di Nadim tutto sorride.

Fabio Bellumore(04 dicembre 2014)

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