Quando Maria Canal, cittadina peruviana, è arrivata 19 anni fa a Roma era da sola e senza un visto d’ingresso. Il suo primo viaggio fuori dal Perù l’aveva portata ad attraversare la frontiera italo-svizzera a piedi per arrivare in Italia. Oggi lavora come badante nel secondo municipio.
– Perché sei voluta venire in Italia?Io e mio marito ci trovavamo in difficoltà economiche. Qui avevo già una nipote e sapevo che pure facendo i lavori più umili, a trentanove anni, avrei potuto guadagnare abbastanza soldi da poter pagare gli studi ai miei figli, ne avevo tre in età scolastica. Purtroppo in Perù l’istruzione è un privilegio.
– Che ostacoli hai incontrato quando sei arrivata?Innanzitutto la lingua italiana, così ho deciso di studiarla prima e dopo il lavoro, anche nei giorni di riposo. Mi sono stati di grande aiuto i corsi di lingua gratuiti che offriva la Caritas.
– Qual è stato il primo servizio di cui hai avuto bisogno?L’assistenza legale per ottenere il permesso di soggiorno, era importante come la mia stessa vita, non volevo vivere nel buio. Eravamo così tanti a richiederlo che ho fatto la fila in questura dalla mezzanotte ma non mi pesava: avere quel documento era necessario per essere in regola e per il ricongiungimento familiare. L’ho ottenuto solo quattro anni dopo.
– Il primo posto che ti incuriosiva vedere?La Basilica di San Pietro ma dentro mi è sembrata fredda come le persone che ho incontrato qui, mi sono sentita molto sola.
– Cosa hai ottenuto venendo qui?Ora sono una donna indipendente, guadagno i miei soldi, le donne della mia generazione in Perù restano a casa. In Italia ho portato prima mio marito, e poi i nostri figli, offrendo loro migliori condizioni di vita: il più piccolo fra poco si laureerà in medicina alla Sapienza. Avranno più opportunità anche i miei nipoti e quelli in arrivo. Se ripenso a questo viaggio, lo rifarei ancora.
Henrry Jonathan Meza Canal
(26 febbraio 2015)