Expo2015: tutto il mondo presente, tranne il Perù

Alture e lana, il Perù
Alture e lana, il Perù

C’è un evento che a breve vedrà oltre 20 milioni di visitatori e 145 Paesi partecipanti. Culture, tradizioni ma soprattutto cibo. Expo 2015 – dal primo maggio al 31 ottobre a Milano – avrà infatti come slogan “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Ed è proprio in questa vetrina dell’esposizione universale che mancherà chi nel mondo ha oltre 300 tipi di patate: il Perù. Al di là della semplificazione agricola – che però offre il senso di cosa ci si è persi non avendo il Perù tra gli espositori – l’amarezza è tanta. Come recita un cartello Expo, in riferimento ai Paesi partecipanti “il 94% della popolazione mondiale partecipa all’Evento”.

Un’amarezza che ha già il sapore di sconfitta, ma soprattutto porta con sé una frustrazione figlia di molte colpe che Luis Ramos Martinez- di Rete Solidaria per Diritti Sociali di Reciprocità – e il popolo peruviano, in Italia, addossano ad un Governo lontano dalla sua gente. Vedi i mancati accordi bilaterali per la pensione o la mancata visita alla comunità del Presidente peruviano in Italia, cosa che invece “hanno fatto gli altri capi di Stato” degli altri Paesi sudamericani.

Logo Expo
Logo Expo

Ad Expo 2015 ci saranno Uruguay, Bolivia, Cile, Argentina, Colombia, Brasile, Costarica, Salvador, Messico, ma non il Perù. “Eppure in Italia quello peruviani è il gruppo più numeroso tra i latinoamericani”. Si stima siano 200 mila in Italia, di cui 35 mila solo a Roma.

Il Cile, ricorda Luis, ha investito circa 20 milioni di dollari. “Per il Presidente peruviano Expo non è tra le priorità. Sarebbe stato troppo investire 9-10 milioni di dollari” dice Luis. Ora, sembra non ci sia più da fare nulla. I giochi sono fatti, non ci sono più padiglioni da assegnare. Questo è uscito dall’incontro che Luis ha avuto all’ambasciata peruviana una settimana fa. Risultato? Unica mossa rimasta, una petizione. “Lo faremo solo per i nostri connazionali, per denunciare tutto questo, perché per me è gravissimo”.

Provo a chiedergli quali prodotti sarebbero stati nella vetrina peruviana ad Expo e aumenta la rabbia di Luis. “Lasciamo perdere il cibo, lasciamo perdere la nostra grande cultura culinaria peruviana su cui ci sarebbe troppo da dire. In Perù abbiamo la più ampia varietà di patate. Cosa dire della lana, del cashmere, l’oro, un’infinità di pietre e poi… ” fa un lungo sospiro “la cultura. Gli Inca che i nostri e i bambini italiani studiano a scuola”.

Luis conferma che quel malessere nei confronti dei suoi governanti è diffuso anche nei connazionali. I “bocconi amari” sono tanti e l’Expo è solo l’ultimo. Gli accordi bilaterali per la pensione, non esistono né per il Perù né per gli altri paesi sudamericani, a eccezione del Brasile, del Cile e dell’Argentina”. In 20 anni sono 45 milioni i dollari di rimesse al Perù, che hanno sicuramente dato un buon apporto all’economia” afferma Luis, che ricorda “quando il Presidente peruviano è venuto in Italia perché non ci ha incontrato, come ha fatto il presidente della Bolivia?”. “I nostri bambini non parlano lo spagnolo, solo l’italiano” segno sì di integrazione, ma di distacco, rabbia, lontananza dall’amor di patria. Luis lo riconosce “molte delle colpe sono anche di noi cittadini comuni. C’è una mancanza di coesione”. Chissà, magari questa petizione per Expo, seppur una battaglia persa in partenza, magari scuoterà un po’ le acque e farà da collante.

Fabio Bellumore(05 febbraio 2015)

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