
“Dopo l’ennesima tragedia del mare l’Italia deve assumere un’iniziativa audace, promuovere una Comunità del mar Mediterraneo, il mercato comune del Mediterraneo con la Grecia in uscita dalla crisi, la Turchia sempre più forte, Libano e Israele che si muovono per raggiungere la pace con i palestinesi, l’Egitto e la Tunisia che stanno andando avanti dopo lo scossone delle primavere arabe, il Marocco paese stabile, l’Algeria che ha superato la sua guerra civile, con Spagna e Francia naturalmente, con la problematica Libia, cioè con tutti i paesi che affacciano sulle sponde del Mediterraneo. Centro di questa unione deve essere la Sicilia contenitore di culture: dalla romana alla musulmana fino alla cristiana e all’ebraica. La Comunità Europea è troppo a Nord” sono le parole dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua ospite d’onore all’incontro Il viaggio di Sefarad, lunedì 20 aprile, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. L’evento, è uno degli appuntamenti che fino al 30 aprile si susseguiranno a Roma nell’ambito della III edizione del Festival della storia, della cultura e della enogastronomia della comunità ebraica, dedicato quest’anno all’ebraismo sefardita.
Si sente perfettamente a suo agio Abraham Yehoshua nell’esprimere pareri che vanno ben al di là della letteratura perché “Di fronte ai grandi eventi della storia le persone si rivolgono soprattutto agli scrittori, non ai

pittori o ai musicisti, per sapere la loro opinione, perché la letteratura da la capacità di affrontare questioni morali, ne è il laboratorio. Pensate a Delitto e castigo” prosegue Yehoshua “il lettore come deve porsi nei confronti dell’assassino? E l’assassino stesso cosa deve pensare? Si tende a rivolgersi agli scrittori perché creano, descrivono questioni morali. La letteratura deve sviluppare il nostro senso morale. Arrivando a Roma ho visitato cattedrali fantastiche, forse non siete consapevoli del magnifico patrimonio nel quale siete immersi, a noi ebrei dopo tante peregrinazioni restano solo i libri, niente altro è rimasto della nostra storia. Ritengo che gli scrittori abbiano una marcia in più nel capire la vita, meglio dei politici e dei rabbini, ad esempio sono stati i primi a comprendere i pericoli che avrebbero coinvolto gli ebrei, questo è il privilegio dello scrittore che vede tutto nella sua fantasia creativa. Sono convinto che noi scrittori ebrei dobbiamo portare avanti questa potenzialità”. E tornando all’attualità “non saranno gli Stati Uniti a dirimere la crisi del Mediterraneo, non lo hanno fatto in Vietnam, in Afghanistan o in Iraq, la crisi deve essere risolta dai paesi del Mediterraneo.”
Yeshoshua affronta anche temi più leggeri nel rispondere alle domande degli studenti intervenuti all’incontro, lui sostenitore della creazione di due stati per superare la questione Palestinese, riconosce che “la cucina araba e quella israeliana hanno molto in comune, basti pensare a felafel e tajine”. E il cibo non è protagonista secondario dell’incontro, come ricorda Giancarlo Cremonesi, Presidente della Camera di Commercio di Roma, che ha realizzato l’iniziativa, perchè il festival ripercorrendo la storia e le tradizioni della comunità ebraica sefardita – antica comunità arrivata a Roma dal Mediterraneo, nel 1492 dalla Spagna e nel 1967 dalla Libia – si occuperà “non solo di cibo per la mente, con convegni, film e concerti, ma anche per il corpo, infatti sono previste lezioni sulle tradizioni culinarie popolari dell’ebraismo sefardita e corsi di cucina con l’intento di diffonderne l’uso. ”
Nicoletta del Pesco (21 aprile 2015)
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