Riflessioni sul conflitto israelo-palestinese con Ilan Pappé

10960128_743353549104900_2484444319174714426_oLunedi, 16 febbraio presso il Centro Congressi Frentani, si è svolto l’incontro Europa e Medio Oriente oltre gli identitarismi: dialoghi con Ilan Pappé dove hanno preso la parola oltre al protagonista, professore e storico di fama, anche Francesco Pompeo, Michela Fusaschi, Ruba Salih e Moni Ovadia.

L’obiettivo dell’incontro è stato quello di creare uno spazio di scambio, di confronto intorno a Pappé sul conflitto tra Israele e Palestina, soprattutto oggi quando questi spazi si riducono a conflitti, è utile dare delle indicazioni precise sulla natura del sionismo e della politica attuale palestinese.

Qual è lo spazio della critica? Qual è lo spazio della storia? Cosa può fare la ricerca? Queste sono le domande alle quali si è cercato di dare una risposta.

Michela Fusaschi, nel suo intervento ha parlato del storico José Kagabo, che si considera un testimone indiretto del genocidio del Ruanda ed è, dal suo punto di vista, una figura emblematica che potrebbe dialogare con Ilan Pappé.

Ilan Pappé Fonte: google
Ilan Pappé
Fonte: google

È importante fare la differenza tra colonialismo e insediamento coloniale, cosi ha iniziato il suo discorso Ilan Pappé che ha ritenuto fondamentale dare la definizione dei due termini. Il colonialismo è la conquista per un certo periodo di tempo di una terra da parte di una madrepatria mentre l’insediamento coloniale si ha quando un gruppo di persone colonizza un certo paese e si considerano legittimi abitanti di quel paese cosi come è avvenuto in America Latina, in Nord America, Nuova Zelanda, ma anche in Sud Africa e Palestina.

Per quanto riguarda gli ebrei, Pappé sostiene che non hanno nessuna importanza i motivi che li hanno spinti ad andare in Palestina ma dice “l’unico modo in cui puoi andare a casa di altri è come ospite, qualsiasi altro modo non funziona e quando l’ospite si mette in testa che la casa dov’è ospitato è la propria, diventa un invasore”, indipendentemente dalla religione e dalla cultura di appartenenza.  Non vanno dimenticate, le terze generazione di coloni e di palestinesi che vivono in Israele e in Palestina sotto l’occupazione, ma lo scopo degli israeliani è quello “di avere più Palestina possibile con meno palestinesi possibile”.

Ilan Pappé ha messo in evidenza tre punti fondamentali per far funzionare le cose:

  • porre l’attenzione sui diritti umani e civili dei palestinesi coinvolgendo in questo modo anche Israele
  • ragionare su quale debba essere il futuro dei coloni e dei nativi che non ha niente a che fare con la religione
  • sviluppare il dibattito nel ambito accademico e universitario sul sionismo e sugli eventi del 1948

Quello che è stato espresso da tutti in maniera diversa, è proprio la necessità di poter accedere alle informazioni che riguardano questi temi, per poter creare ed esprimere opinioni senza essere accusati di antisemitismo.

Alina Barbulescu

(18 febbraio 2015)

Leggi anche:

Conflitto israelo palestinese: una pace impossibile?

Palestina libera: in migliaia alla manifestazione a Roma

Roma in piazza per la Siria. Le testimonianze dei ribelli