A teatro con Matemù: l’integrazione in scena (e fuori)

MAtemù

L’hip hop e la danza contemporanea, il jazz anni ’30 e il rap dei nostri giorni, la letteratura americana del ‘900 e gli esercizi di scrittura sembrano inconciliabili. Eppure i giovani del centro Matemù, diretti dal regista Gabriele Linari, con lo spettacolo Ecco Dove sono capaci di portare su un solo palco arti e stili opposti. Il melting pot artistico andrà in scena, alle ore 21.00, il 27 e il 28 maggio al Teatro di Villa Torlonia in via Spallanzani. D’altronde lo stesso cast è un mix interessante: tra la più giovane, 12 anni, e il più adulto c’è una generazione di differenza, sono italiani, migranti, figli di coppie miste, ragazzi di seconda generazione.

Tre romanzi di John Steinbeck sono il punto di partenza della narrazione, l’arrivo è una deriva creativa guidata dal regista e alimentata dai ragazzi. “Un gruppo di persone parte dall’Oklhaoma per cercare lavoro in California ma si ritrova fermo ad aspettare con un’attesa logorante che fa vibrare gli spiriti”, così Gabriele Linari riassume la trama.

L’ispirazione viene dal romanzo Furore, ma il testo è stato scritto ex novo dal regista e dai ragazzi: “I giovani hanno vitalità da vendere, deve solo essere incanalata nel modo giusto. E per noi insegnanti queste sono ottime occasioni di sperimentazione: senza la pressione del pubblico, la smania di successo, la paura della critica tocchiamo massimi livelli di creatività”. E spiega: “La scelta di parlare di uno spostamento interno a un paese non è casuale, è un modo per accantonare le storie personali di chi frequenta il centro e lavorare sul concetto di integrazione, più che di migrazione. Sul palco non ci sarà quella catarsi forzata che mai avrei voluto generare, ma uno sfogo di energie dato dalla soddisfazione di essere, per una volta, protagonisti e non cittadini all’estrema periferia della società”.

Il tema della migrazione resta forte all’interno dello spettacolo, ma in teatro non diventa mai un carico sulle spalle degli attori: “Quando ci siamo resi conto che la trama di Furore assumeva toni tragici, abbiamo chiamato in causa altri due romanzi dell’autore per non farci mancare qualche nota comica e grottesca”. Da Plan de la Tortilla e Uomini e topi viene la materia prima per la costruzione dei personaggi: “Tutti molto umani nel senso più autentico del termine: sono carichi di vizi e difetti”.

Volubile e isterica è, infatti, la donna incinta interpretata da Alice Di Paolo, ventenne, italiana, arrivata a MaTeMù grazie a un amico dell’Ecuador. “Rosa Tea è la personificazione dell’attesa, e l’attesa è straziante perché puoi immaginarti un futuro positivo, ma sai che quando diventa presente spesso non lo è. Anche gli altri personaggi sono simbolici”, racconta. “A me piace molto David che simboleggia la coscienza: Cesar, un ragazzo peruviano, interpreta questo ruolo. Nella realtà somiglia al personaggio, è riflessivo e profondo”. E conclude: “Parliamo di integrazione perché il messaggio che vogliamo dare è: siamo tutti nella stessa barca, anzi nello stesso camioncino come accade nello spettacolo, ognuno con la propria umanità”.

Rosy D’Elia

(20 maggio 2015)

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