18 settembre 2015Non si sa quante siano, sembra 20, ma un folto gruppo delle 66 nigeriane sono state rimpatriare ieri mattina con un aereo diretto a Lagos. Tutte avevano fatto domanda di asilo. Quaranta avevano ricevuto il diniego, per 13 la commissione per l’asilo aveva richiesto approfondimenti, 4 avevano lasciato il Cie di ponte Galeria, perché accettata la domanda di asilo. Delle 40 si era proceduto ad un ricorso. Solo cinque o sei – il numero è ancora da definire – ieri mattina hanno ricevuto la sospensiva al rimpatrio – a seguito proprio del ricorso – e quindi sono state fatte scendere dall’aereo.
26 agosto 2015Quella delle 66 ragazze nigeriane ferme al C.I.E di Ponte Galeria per il rimpatrio è la storia di un tentativo frettoloso di imbarcarle su un aereo diretto a Lagos, che bene si collega ai richiami della Merkel rivolti in questi giorni all’Italia in merito all’immigrazione.
I fatti. A fine luglio le 69 ragazze sbarcano in Sicilia dalla Libia. Alcune vengono portate a Pozzallo, altre a Lampedusa. Riunite vengono condotte a Roma, al CIE di Ponte Galeria. Per tre di loro si aprono le porte di luoghi più accoglienti, perché in attesa di un bambino. Parentesi: tutte e hanno chiesto di non portare avanti la gravidanza, nel loro ventre ci sono i figli della violenza subita, degli abusi. Le altre, arrivate il 23 luglio a Ponte Galeria trovano ad attenderle il Console nigeriano. Nel caldo di Roma in un pomeriggio di piena estate è pronto a firmare il rimpatrio. Ed è qui che entrano in gioco gli operatori della campagna LasciateCIEntrare. Non si spiegano la fretta di questo rimpatrio e alzano la voce.
La Nigeria non è iscritta tra i Paesi da cui scappare per violenze e persecuzioni. Per molti è un Paese sicuro. Chi migra da lì non può quindi richiedere automaticamente all’Italia il diritto d’asilo: protezione che offrirebbe la possibilità alle ragazze di essere ospitate. Però, secondo Gabriella Guido, portavoce di LasciateCIEntrare “le ragazze andrebbero ascoltate. Come si fa a capire se alcune di loro sono fuggite da violenze e persecuzioni e che non possono ottenere il diritto a restare, a chiedere il diritto d’asilo per ragioni che hanno a che fare con la loro storia personale?”.
Gabriella Guido e i suoi colleghi hanno modo di incontrare le ragazze il 7 e il 14 agosto. Guido affida a facebook lo sfogo del secondo giorno di incontri. “Oggi sono più decise, oggi i loro racconti sgorgano come fiumi in piena. Molte di loro scoppieranno a piangere nel parlare e nell’ascoltare. Oggi ci vogliono mostrare qualcos’altro. C’è un giornalista con la telecamera con noi. Decidono di non nascondere qualcosa che non immaginavamo. Dopo la prima testimonianza arriva la seconda ragazza che vuole raccontarci la sua storia. Ha uno sguardo forte, duro. Comincia a raccontare di quando era in Nigeria, delle violenze alle quali non è riuscita a sfuggire, di quando al mercato si è trovata in mezzo ad una rivolta, è scoppiato un ordigno, lei era lì. Si alza di scatto e con rabbia la maglietta, si denuda mostrandoci le orribili cicatrici che ha ovunque. Metà del suo corpo è pelle bruciata, raggrinzita, accartocciata.Racconta della fuga, di come nessuno l’abbia mai curata, di come abbia attraversato il deserto dalla Nigeria al Niger, e da lì l’arrivo in Libia. Le percosse, gli abusi sessuali, le minacce. Per una ragazza sola il percorso, la storia, è sempre quella. Non sai a chi chiedere aiuto, la maggior parte delle volte sei rapita, o dai trafficanti o dalle forze di polizia corrotte. Alcune di loro passano mesi anche nelle prigioni. Nelle prigioni libiche dove anche la polizia ti stupra e ti massacra di botte. Per poi toglierti acqua e cibo se non assecondi le loro voglie sessuali”. Le ragazze hanno meno di 20-22 anni.
La Nigeria sarà pure fuori dalla lista dei Paesi pericolosi e repressivi ma come annota in un articolo su Huffington Post Marco Perduca, attento conoscitore della geopolitica “Mentre quei fanatici criminali (Boko Haram) continuano con le loro scorribande e assassinii nel nord del paese, in Nigeria le donne continuano a non godere degli stessi diritti degli uomini, che già ne possono reclamare pochi. Se sei donna non puoi possedere proprietà, non puoi ereditare, sei merce per baratti o per saldare i debiti famigliari, spessissimo vittima di atroci mutilazioni genitali per inspiegabili, e inspiegati, motivi di tradizione”.
Oltre alla velocità con cui il Console è pronto a firmare il rimpatrio – di solito i migranti stanziano molto nei centri, anche per le lungaggini nel veder firmato un rimpatrio – le associazioni annotano che nel Paese sono aumentati i casi di identificazione dei migranti. “Alcuni operatori ci segnalano come le forze di polizia abbiano intensificato i processi di identificazione, entrando con maggior frequenza in locali, dove tempo non erano soliti andare con tale solerzia, alla ricerca di stranieri”. Nel frattempo le ragazze, tutte e 69, hanno fatto richiesta di asilo. Oggi, dopo le audizioni, restano in attesa che si esprima la commissione. Oltre al rimpatrio, che per ora sembra più lontano, arriva anche una buona notizia per loro: la campagna LasciateCIEntrare ha trovato un centro in cui ospitarle, in cui poter iniziare un percorso di assistenza e inserimento.
Fabio Bellumore(26 agosto 2015)
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