Cooperazione Africa – Italia: sostenere l’impresa nel Continente del futuro.

Il Convegno "Africa - Italia". Verso lo sviluppo tra cooperazione, business e rimesse", è un'iniziativa del festival Ottobre Africano, che si è tenuto il 21 ottobre alla sede del Ministero degli Affari Esteri.
Il Convegno “Africa – Italia”. Verso lo sviluppo tra cooperazione, business e rimesse”, è un’iniziativa del festival Ottobre Africano, che si è tenuto il 21 ottobre alla sede del Ministero degli Affari Esteri.
Il 21 ottobre si è discusso della cooperazione Africa – Italia nel convegno internazionale che si è tenuto nella sala Aldo Moro, al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il luogo non è casuale, dato il rafforzamento dell’impegno del Ministero negli affari e nella cooperazione internazionale, sancito dalla nuova denominazione. L’evento, che ha ospitato personalità di grande rilievo del settore economico e politico, è organizzato nell’ambito del festival Ottobre Africano, che quest’anno è giunto alla 13esima edizione.“Con la nuova legge di stabilità abbiamo assistito ad un incremento di fondi per la Cooperazione e il sostegno alle imprese all’ estero” esordisce Tobia Zevi, consigliere per la Cooperazione Internazionale e i Diritti Umani . Il continente Africano è sempre più dinamico in questo processo, con un tasso di crescita annuo di 5%, quattro volte quello dell’Europa. Alla luce di questi dati, è necessario smantellare alcuni luoghi comuni, cercando nuovi modelli di cooperazione con “il continente del futuro”. Secondo l’ ICE – Istituto nazionale per il commercio estero – che si occupa delle opportunità di export e internazionalizzazione delle imprese italiane, l’attenzione degli investitori all’internazionalizzazione (IDE) è aumentata del 10% nel 2013, e l’Africa è al centro di questi interessi. Grazie ad una maggiore democratizzazione del continente, e all’ampliarsi di un modello di consumo di stampo occidentale aumenta anche la domanda del made in Italy. Ciò è possibile grazie ad una rete, sempre più capillare in Africa, di sostegno alla cooperazione costituita da ambasciate, uffici consolari e gli stessi uffici dell’ICE; e in Italia, grazie al supporto istituzionale del MAECI, e a quello informativo dell’Info Mercati Esteri e dell’ ExTender. Nel 2015 sono stati stanziati 260 milioni di euro di fondi per la promozione di export nei paesi africani.Martino Ghielmi, il portavoce dell’ ALTIS – Alta Scuola in Impresa e Società, dell’ Università Cattolica di Milano – spiega l’importanza di una formazione imprenditoriale come sostegno alla cooperazione. Grazie alla convenzione con 22 università italiane, con il progetto Invest your talent in Italy, si offre la possibilità a studenti africani di fare un percorso di studi, un master o la laurea magistrale, e poter in questo modo trasmettere e mettere in pratica le conoscenze acquisite per creare imprese nel loro continente.Bruno Maiga, l’ambasciatore del Mali in Italia, ha parlato, di come l’immigrazione costituisca un’opportunità d’impiego, e quindi un’alternativa alla povertà e disoccupazione, per il suo paese che conta 4 milioni di espatri. Altro tema centrale è infatti, quello delle rimesse, trasferimenti di denaro da parte dei migranti alle famiglie di origine, che costituisce buona parte del Pil nazionale di alcuni paesi africani oltre che un mezzo di sostentamento per i famigliari. 
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Cooperazione Africa – Italia: come sostenere l’impresa nel Continente del futuro.
Cleophas Adrien Dioma, direttore di Ottobre Africano, sottolinea che l’Africa ha bisogno d’investimenti per creare impiego e sostenere cosi le famiglie. Non si deve trattare però di un mero assistenzialismo, ma bisogna porre le condizioni per poter finalmente affermare il proprio dinamismo, con l’acquisizione di un savoir faire, cioè strumenti per essere indipendenti e competitivi nel settore imprenditoriale. Per fare questo è necessario cancellare quell’immagine dell’Africa che è sinonimo di povertà, rivalutando le sue potenzialità.“L’Africa è un continente che ha tutto”, le sue risorse sono state da sempre appetibili, “noi siamo qui per portare, non per portare via”, conclude Maurizio Fratoni dell’impresa Pizzarotti. Quest’azienda ha contribuito alla creazione di diverse infrastrutture in Africa: strade, ferrovie, ospedali, ma bisogna andare oltre si deve “aiutiarli a casa loro” e riconoscere una parità di livello che è necessaria per fare del business responsabile.La storia di Lea Ratsimbazafy, del Madagascar, dimostra che queste potenzialità possono diventare concrete. Venuta in Italia nel 2001, dopo un percorso d’integrazione nella società ospitante, ha trovato il coraggio di sfruttare le abilità acquisite nel suo paese d’origine per fare impresa in Italia, creando il proprio marchio di vestiti per bambini: Kilonga che in lingua malgascia significa “bambini”, utilizzando cotoni e sete sia italiani che del Madagascar. Il suo progetto, frutto dell’incrocio di culture diverse, è cresciuto proprio come una mamma cresce il proprio bambino. Tradizione ed innovazione si conciliano: il tradizionale ricamo a punto smock, tecnica appresa in Madagascar, e una nuova coscienza del proprio ruolo nella società di arrivo e nella comunità di origine, le ha permesso di guardare al futuro con più fiducia. È un incoraggiamento a tutti gli aspiranti imprenditori, anche italiani, che hanno paura di affrontare gli ostacoli, e soprattutto un esempio di potenzialità degli stranieri nell’ imprenditoria italiana

21/10/2015

Ania Tarasiewicz

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