MedFilm Festival 2015: intervista a Morteza Khaleghi

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Morteza Khaleghi, classe 1995, afghano, sarà uno dei prossimi giurati al MedFilm Festival 2015, che si terrà dal 6 al 13 novembre a Roma. Morteza, che studia all’accademia cinematografica Roberto Rossellini, si racconta attraverso la sua passione per il cinema.

Morteza vive da circa tre anni a Roma, con lo status di rifugiato politico. Appena arrivato nella capitale è stato introdotto alle tecniche di videomaking da un amico. Dopo la licenza media ha preso la decisione di intraprendere il percorso di regista. Il ragazzo è entusiasta per essere stato scelto come giurato al MedFilm Festival 2015. Il cinema è sempre stata la sua grande passione. Le prime immagini che gli provenivano dall’Italia erano quelle dei film degli anni’60 e ’70 di grandi registi come Fellini, Bertolucci e Monicelli. Opere che hanno cambiato la storia del cinema, secondo Morteza. La visione di queste pellicole ha di molto influito nella sua scelta di trasferirsi stabilmente nel nostro paese. Il suo film italiano preferito è Roma città aperta, per il suo valore sociale e politico. La politica è l’altra grande passione di Morteza, “il cinema può essere uno strumento molto efficace per far politica e informare le persone. Soprattutto in realtà come l’Afghanistan, contraddistinte da povertà, disagio e analfabetismo, un’immagine o un video possono cambiare il pensiero e il punto di vista delle persone molto più della scrittura per la loro valenza sociale!”. Ma l’Afghanistan rimane una realtà difficile, soprattutto per le decine di giovani registi che ogni giorno sfidano l’estremismo religioso documentando quello che succede nei villaggi e nelle città. Nel paese medio-orientale è proibito fare cinema e spesso per farlo si rischia anche la vita. Morteza parla poi della sua passione per il cinema iraniano, carico di valenza politica.. “Il mio intento è quello di coniugare cinema e politica per aiutare le persone”.

Il discorso poi si sposta sul rapporto con l’Italia e su i suoi problemi in merito all’accoglienza. Morteza pensa che l’Italia sia un paese accogliente, nonostante ritenga inefficaci e insufficienti le politiche per l’integrazione degli stranieri. Giudica positiva l’approvazione della legge sullo ius soli alla Camera, ma sostiene che non sia abbastanza, e che ci sia molto altro da fare. Ma si dice contento di vivere a Roma, dove ha avuto modo di apprezzare le persone con le quali è venuto a contatto per la loro ospitalità.

Giacomo Pellini

(27 ottobre 2015)

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