CivicoZero e il buon vicinato: al servizio dei più vulnerabili

CivicoZero è un punto di riferimento per i minori stranieri non accompagnati ma anche per i migranti neomaggiorenni più vulnerabili. Un centro diurno a bassa soglia che si pone la sfida educativa di formare uomini liberi e di accompagnare i ragazzi in una fase di transizione importante, offrendo servizi e attività creative e ricreative. Foto di Giuseppe Marsaro.
CivicoZero è un punto di riferimento per i minori stranieri non accompagnati ma anche per i migranti neomaggiorenni più vulnerabili. Un centro diurno a bassa soglia che si pone la sfida educativa di formare uomini liberi e di accompagnare i ragazzi in una fase di transizione importante, offrendo servizi e attività creative e ricreative. Foto di Giuseppe Marsoner.

In via dei Bruzi si incontrano tante realtà: una piccola oasi, con profumi, colori e suoni da mondi lontani ma che qui diventano quasi familiari. Quel “buon vicinato”, con le porte sempre aperte, dove si ritrova il contatto umano e l’atmosfera di una casa. Qui i ragazzi possono tornare bambini e distendersi dalla jungla quotidiana della strada.

CivicoZero  è un centro diurno per minori stranieri non accompagnati e per neomaggiorenni che riversano in condizioni di marginalità e vulnerabilità. Il progetto iniziato nel 2011, è finanziato da Save the Children. La cooperativa nasce da Orizzonti a Colori, progetto rivolto ai cosiddetti minori “mal accompagnati”, ha come obiettivo di prevenire la devianza e operare per il reinserimento sociale di minori stranieri sottoposti a procedimento penale.
Il centro ha poi esteso il proprio raggio d’azione: minori non accompagnati in transito ma anche giovani migranti che hanno superato la maggior età e che hanno bisogno di protezione.

Il percorso migratorio è difficile: capita di scontrarsi con un sistema che non è sempre accogliente”, racconta Ilaria Olivieri, la responsabile del centro. “Un ragazzo appena diciottenne si trova di fronte a una realtà piena di ostacoli. Privato delle protezioni che poteva avere da minorenne, si ritrova da un giorno all’altro a dover affrontare la vita in strada. Per far fronte a questo, i servizi del centro sono stati estesi anche ai neomaggiorenni”.

Foto di Marcello Valeri.
Foto di Marcello Valeri.

Rodolfo Mesaroli, il coordinatore unità di strada di CivicoZero, aggiunge: “l’esperienza migratoria è una sfida, spesso affrontata in solitudine e in condizioni avverse. Alcuni da minorenni intraprendono un percorso d’integrazione e di adattamento, ma dopo qualche mese, raggiunta la maggior età, si ritrovano a dover camminare da soli . Affrontare un cambio di trattamento così repentino è frustrante: molti non sono preparati e rischiano d’inciampare”. I ragazzi stessi lo dicono: “nel periodo di accoglienza che voi ci riservate, vi aspettate che noi impariamo a tenerci in piedi, ma appena iniziamo a camminare pretendete che siamo in grado di correre”.

CivicoZero si pone come sponda in un momento di transizione importante per i neomaggiorenni, per dare loro la possibilità di orientarsi e di essere pronti per la sfida dell’autonomia. Per i minori invece, fornisce una serie di servizi che l’istituzione nell’immediato non può offrire. Si pone così come ponte fra i due: l’istituzione può capire meglio la realtà di questi ragazzi, e quest’ultimi conoscere come accedere ai servizi che le istituzioni offrono, e beneficiare dei diritti che gli spettano.

Attualmente nel centro c’è una netta prevalenza di giovani di nazionalità egiziana, bambini e ragazzi dai 12 ai 19 anni, molti in transito, frequentano il centro quotidianamente e si trattengono in media dalle due settimane ai venti giorni. Per la notte vengono indirizzati verso altre strutture adatte all’accoglienza notturna. Purtroppo, c’è una fetta di ragazzi che sta per strada o in case abbandonate, agganciati a situazioni di sfruttamento e marginalità.

I giovani arrivano al centro grazie al passaparola, tramite contatti su strada. Gli operatori cercano di “agganciare” i nuovi, costruendo un rapporto di fiducia, avvalendosi dei “veterani”che fanno da “garanti”.

Foto di Marcello Valeri.
Foto di Marcello Valeri.

A CivicoZero trovano una serie di servizi ed attività (ri)creative. Innanzitutto, si va incontro ai loro bisogni primari: il cibo, l’igiene personale, il cambio abiti, la possibilità di riposare. Ma si offre anche assistenza legale e sanitaria, consulenza psicologica e la presenza di mediatori culturali. Ma non finisce qui. Il centro si pone una vera e propria sfida educativa.

Il proposito è quello di far sentire i ragazzi non solamente come fruitori di un servizio, ma elevare anche il loro coinvolgimento e l’immagine che hanno del centro”, spiega Rodolfo. “ Viene riscoperta una nuova fruizione: la fruizione del bello”. L’importanza di sensibilizzare al bello è una parte centrale di questa sfida. La libertà di riappropriarsene, nelle diverse forme che può assumere: una libertà troppo spesso repressa dalla malavita. “La strada è una jungla che costringe a stare sempre con i muscoli tesi. Al Civico Zero invece, i ragazzi possono tirare un respiro di sollievo”.

Attraverso delle proposte: visite nei musei e nelle scuole, attività ludiche e laboratori, mostre fotografiche ed altre espressioni artistiche, i ragazzi si lasciano attrarre da molteplici stimoli che risvegliano la curiosità. Viene loro chiesto di lasciare la propria traccia, di esprimere sé stessi e le proprie attitudini, con l’arte, la scrittura, il gioco e lo sport, e di dare slancio alla propria vitalità. Si restituisce così, visibilità e rilevanza al ragazzo perché “qui non sei solo un numero ma sei prima di tutto una persona”, con una propria storia, sogni, bisogni ed aspirazioni.

Yves Legal, un altro operatore, è stato l’ideatore della pubblicazione “Griot”, una raccolta di “tracce” dei ragazzi passati per CivicoZero: storie di vita e di viaggio, denunce di episodi di razzismo, violenza e sfruttamento, ma anche opinioni su fatti di cronaca e speranze per il futuro. Questi racconti sono scritti dai ragazzi nella loro lingua madre e tradotti in italiano, spesso da loro stessi, e anche se non è una traduzione perfetta, come dice Yves “non ce ne importa niente”. È sorta persino l’idea di farne un libro. Il nome Griot, prende spunto dalla figura di un cantastorie in Africa che gira da un villaggio all’altro, raccontando storie e suonando un strumento a corda, la Kora. È colui che detiene la memoria di una comunità e garantisce la trasmissione intergenerazionale di questo patrimonio non scritto. Allo stesso modo il giornale Griot, che si presenta sotto forma di un opuscolo, lascia tracce delle biografie, di vissuti sia positivi che negativi.

I ragazzi diventano protagonisti di esperienze spesso nuove per loro come le visite ai musei: dal MaXXI al Museo di zoologia o il Museo Nazionale d’Arte Orientale. “È stato molto emozionante portare alcuni ragazzi afghani nel Museo d’Arte Orientale”, ricorda Yves. “Nei grandi saloni del museo erano raccolti referti archeologici della città di Ghazni, a sud di Kabul, da cui provenivano. Erano sorpresi di trovare a Roma pezzi di storia della loro città, di scoprire cose nuove della loro cultura a migliaia di chilometri dal loro paese”.

Molti coltivano il sogno di studiare”, continua Yvés, “scoprono tante passioni e potenzialità che vogliono sviluppare”. Parla con orgoglio mostrando delle sculture di totem africani, opere d’arte create da un ragazzo del Burkina Faso, esposte nella galleria “Come se”, confinante con CivicoZero. All’ingresso la scultura di una mano fatta da un ragazzo afghano, che presto sarà venduta all’asta.

Il centro infatti, non lavora da solo, ma collabora con il suo vicinato, tutti al servizio dei più vulnerabili. Come Se, nato quasi in concomitanza a CivicoZero, come spazio espositivo per mostre ed eventi di architettura, scultura e design, con il tempo è diventato un ambiente multidisciplinare, con iniziative che affrontano tematiche ambientali, di gastronomia, economia solidale. Le due associazioni hanno dato vita ad una collaborazione che è diventata spazio di condivisione e d’inclusione sociale, con mostre d’arte, eventi, pranzi. In seguito, il triangolo è stato completato con il coinvolgimento dell’Orto Magico, cooperativa sociale che si occupa di coltivare ortaggi biologici, con la collaborazione dei ragazzi diversamente abili.

È nata così una “brigata”, come dice Rosetta Angelini, la responsabile della galleria e architetto di mestiere, dove ognuno ha dei ruoli. L’idea è quella di organizzare un pranzo a settimana al CivicoZero. Tutte le settimane i ragazzi dell’Orto magico consegnano gratuitamente della verdura. Insieme si preparano i cibi, rigorosamente multietnici, sotto lo sguardo supervisore di Luca Gennaioli, lo chef. L’iniziativa è stata molto apprezzata anche dai privati che con piccole donazioni contribuiscono a portarla avanti.

Il valore aggiunto dal punto di vista simbolico è quello di adattarsi alle varie culture”, dice Rodolfo. “Piccole attenzioni e cura nella preparazione, creano un piatto elaborato e insieme familiare, per venire incontro a diverse tradizioni culinarie. Questa cura non si trova facilmente”.

I ragazzi sono utenti di un servizio, però quello che fanno, insieme ai loro tutor, finisce per essere a sua volta un servizio per altre persone”, spiega Tiziano Cardini, presidente della cooperativa sociale “Orto magico”. Si crea così una “catena della solidarietà” di cui vi parleremo ancora nella prossima puntata.

16/02/2016

Ania Tarasiewicz

Per scaricare le pubblicazioni Griot consultare il sito.

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