Legge di cittadinanza: rimandi e timori

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“La Commissione conviene. Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato”. Altro rimando per le modifiche alla legge in materia di cittadinanza. La seduta del 10 febbraio 2016 della Commissione Affari Costituzionali del Senato rileva “più criticità che consensi”, dichiara la relatrice Doris Lo Moro, e quindi si rimanda ad un approfondimento attraverso delle audizioni. A fine 2015 l’impressione che si fosse vicini ad un’approvazione delle modifiche aveva accesso gli animi. Oggi quell’impressione, causa slittamenti e l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, inizia a scricchiolare. Resta comunque un grande passo in avanti rispetto agli anni precedenti: l’approvazione della Camera dei Deputati il 13 ottobre 2015. Mai accaduto prima. Ora la “partita si gioca” al Senato.

Cosa può accadere?Gli scenari sono tre, afferma Filippo Miraglia, vice presidente Arci, realtà impegnata nella campagna L’Italia sono anch’io:

  • si rimette mano al testo e si ritorna alla Camera dei Deputati;
  • il Senato approva;
  • il tutto si blocca e il testo non vede la luce”

Miraglia teme che, qualora i tempi slittassero troppo in là, la legge rischierebbe molto. Il perché sta nel fatto che una discussione così delicata – i temi dell’integrazione lo sono sempre – in un periodo come quello che vedrà nuovi sbarchi dal Mediterraneo, difficilmente sarà “buttata in pasto” alle campagne elettorali. Perché? Parlare di nuovi diritti ai figli di migranti sarebbe un terreno di scontro delicato. Le elezioni amministrative potrebbero tenersi tra aprile e giugno 2016, in oltre 1300 comuni. Per questo i tempi stringono.

Intanto la Commissione Affari Costituzionali ha invitato i gruppi a indicare “entro le ore 10 di venerdì 19 febbraio, i soggetti da convocare in audizione”.

Ma quali sono le ragioni della richiesta di maggiori approfondimenti, attraverso le audizioni:

  • Maggiore restrizione è stata richiesta intorno al passaggio sul “figlio di ignoti o apolidi che nasce nel territori della Repubblica” secondo quanto riportano i verbali della seduta.
  • “Perplessità sono state avanzate anche rispetto al riconoscimento della cittadinanza a conclusione di un ciclo di istruzione, senza una verifica di un reale livello di apprendimento”.
  • “Criticata anche l’assenza della verifica della conoscenza della lingua italiana per i titolari di protezione internazionale che intendano richiedere la cittadinanza per i propri figli”. Queste alcune delle ragioni della richiesta di maggiori approfondimenti, attraverso le audizioni.

Intanto qualche giorno fa si è aggiunta anche una discussione in merito ai costi della modifica di legge. Secondo la relazione tecnica del viceministro per l’economia Enrico Morando non vi sarà un aggravio dei costi, né diretti né indiretti.

Sui tempi, la relatrice – la senatrice Doris Lo Moro – è ottimista.  “Le audizioni saranno fatte in tempi stretti, non saranno moltissime. Verranno presentati degli emendamenti”.  Se questi dovessero essere accettati – quindi modificata la proposta di legge – si dovrà votare in Senato, per poi tornare alla Camera dei Deputati. Sul pericolo di uno slittamento in periodo elettorale la relatrice è ancora più ottimista “Non credo che arriveremo a ridosso della campagna elettorale”.

Mentre la discussione parlamentare continua “i 70-80mila bambini che nascono, ogni anno, da genitori stranieri in Italia sono destinati, al momento, a rimanere stranieri fino a 18 anni d’età”.  Tutto questo in un paese che continua ad essere sempre meno attraente tanto che, secondo i dati dell’Aire  (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), nel 2014 erano oltre 100mila gli italiani emigrati, un 7% in più rispetto all’anno precedente. E non va dimenticato che il tasso di natalità in Italia nel 2014  ha toccato il record negativo: abbiamo avuto il tasso  di natalità più basso dal 1861, anno dell’unità d’Italia.

Fabio Bellumore
(18 febbraio 2016)