Tè a Marrakesh: alla scoperta del Marocco con l’Associazione culturale Incontrando

tradizionali biscotti marocchini
tradizionali biscotti marocchini

Varcando la soglia dell’Associazione culturale Incontrando la sensazione è quella di non trovarsi più in via delle Quattro Fontane 21/c ma in Marocco: tappeti tipici per terra, musica Andalus e due tavoli imbanditi. Da una parte teiere, bicchieri e una brocca con la menta, dall’altra vassoi di dolci tradizionali portati dal Marocco per l’occasione: i chabakia, i tamr e i briwat.

Una ragazza seduta sui cuscini realizza disegni con l’henné nell’attesa che l’evento cominci. Nella sala adiacente stoffe colorate pendono dal soffitto e su un tavolo è esposta una selezione di libri sul paese.

Idriss Boumehdi e Hind Rajil sono gli organizzatori di questo evento a tema, il secondo, in collaborazione con  Incontrando.

Maria Teresa Marascia, responsabile dell’associazione, dice che l’idea dell’incontro è nata dalle persone e aggiunge “ne abbiamo fatto uno in precedenza che aveva avuto un grandissimo successo. C’era anche un angolo con il tè, ma aveva un ruolo marginale; molti hanno però espresso la volontà di approfondire l’argomento”.

La musica si abbassa ed ecco che Hind e Idriss, che indossa un derraia azzurro, il vestito tipico lungo fino ai piedi con ricami intorno alla scollatura e uno scial, turbante, iniziano a svelare al pubblico, seduto sui tappeti, i segreti di quello che in Marocco è un vero rituale.

Gli ingredienti fondamentali sono il tè verde, la menta, lo zucchero e la teiera dal collo allungato. In una pentola, a parte, si fa bollire l’acqua e si versano nella teiera due o tre cucchiaini di tè, si aggiunge un po’ di acqua bollente a coprirlo appena e si lascia per un quasi un minuto. Il tempo è fondamentale: pochi secondi potrebbero compromettere il risultato, rendendolo troppo amaro.

Le versioni sono molte, a seconda dell’area di provenienza, ma dappertutto il tè rappresenta il collante sociale e la base dell’ospitalità.

il tè marocchino
il tè marocchino

“Quando si ricevono persone non si chiede se vogliono il tè perché è implicito che lo vogliano. Il tè deve essere già sul fuoco: rifiutarlo è un errore, una maleducazione gravissima” – ammonisce Idriss, “un po’ come il caffè nel sud Italia” aggiunge una ragazza dal pubblico. Ed è proprio così, più si va avanti nella spiegazione più emergono somiglianze con il meridione italiano e con le leggi non scritte dell’ospitalità..

“Passato il tempo necessario l’”acqua sporca” viene versata in un bicchiere e buttata, si aggiunge l’acqua bollente al tè rimasto sul fondo e si lascia riposare per cinque minuti, poi si aggiunge la menta e in seguito le zollette”. Alcuni ne mettono quattro, altri cinque, Idriss suggerisce dodici e Hind spiega che dipende dalla città, in quella di sua nonna, vicino a Marrakesh si utilizza tantissimo zucchero. Ed è proprio l’elemento dolcificante che, essendo un bene prezioso, viene portato in dono quando si va da amici o parenti.

“Ma allora perché non il tè?” chiedono gli spettatori.

“Troppo rischioso! Ogni famiglia ha la sua tipologia preferita, lo zucchero, invece, è uguale per tutti”risponde Hind.

“La teiera è dunque posta sul fuoco, per fare amalgamare gli ingredienti, con il coperchio aperto perché non appena si vede la schiuma il tè è fatto”-”senza schiuma non è tè”, puntualizzano alcuni ragazzi marocchini. La prima volta viene versato portando la teiera sempre più in alto ma non si beve: il contenuto viene riversato nella teiera due tre volte, per sciogliere lo zucchero. Solo dopo che il proprietario di casa lo ha assaggiato e ha dato il suo assenso, può essere servito agli invitati sempre dal basso verso l’alto.

“Il bicchiere non è mai riempito di tè fino all’orlo, altrimenti sembrerebbe che non si voglia invitare l’ospite ad un secondo giro. Appena sta per finire qualcuno ne verserà altro, non importa se lo vogliate o no”.

Finita la spiegazione, gli ospiti vengono invitati a bere il tè e a degustare i biscotti: l’atmosfera nella sala è davvero fantastica, tanto che molti partecipanti rimangono a chiacchierare per un paio d’ore dopo la fine prevista per l’evento. L’associazione chiude la porta, è ora di tornare a Roma.

Elena Fratini

(25/02/2016)

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