Rifondare l’Europa con i migranti. L’esempio della sartoria Karalò

Grazie al mix di materiali, colori e formati delle sue creazioni, più o meno stravaganti, la sartoria Karalò si è fatta conoscere nel quartiere San Lorenzo quale laboratorio di vestiti, borse e manufatti, che colpiscono e piacciono per inventiva e maestria. In questo progetto hanno trovato lavoro alcuni ragazzi del Gambia e del Mali arrivati lo scorso anno profughi in Italia, e sistemati dapprima presso il centro di accoglienza in via Tiburtina. Dalla passione e dalla bravura messe in campo, è stata possibile la realizzazione di un’esperienza positiva di integrazione sociale, a sostegno della quale gli attivisti di Communia hanno promosso un dibattito sul tema dei migranti lo scorso 7 maggio. I riflettori, nell’occasione, sono stati puntati verso la gestione europea dei flussi migratori, con particolare riferimento ai fatti delle ultime settimane e all’accordo con la Turchia.

Tre miliardi di euro sono un’aberrazione politica ed umana, perché destinati ad un regime di dittatura, e segnano un crollo ideologico per l’Europa: può essere questa la sintesi dei termini effettivi del patto firmato a marzo tra Unione Europea e Turchia, in merito al quale i paesi coinvolti continuano a discutere. Attorno alla cifra versata, ruotano le misure introdotte dal governo di Ankara, perché trattenga in territorio turco i migranti in arrivo dalla Grecia e dalla rotta balcanica, evitandone l’ingresso in Europa. “La politica dei respingimenti diventa una politica di negazione del diritto a vivere”, ha denunciato lo scrittore Guido Viale, intervenuto all’incontro per presentare il suo ultimo libro Rifondare l’Europa insieme a profughi e migranti.“La gestione di un milione di profughi sta sfasciando l’Europa, che ha perso l’unità conseguita nei primi anni dopo la sua nascita, decisa per scongiurare il rischio di una nuova guerra, secondo una finalità di pace. Nell’Unione sta venendo meno la compattezza mostrata in ambito economico con le politiche di austerità, nonostante i venticinque milioni di disoccupati provocati dalla riduzione della spesa pubblica, e nonostante le ricadute negative di quest’ultima su welfare, servizi pubblici e sanitari. La disgregazione degli stati scatenata dalla questione dei flussi di migranti trova spiegazione nella volontà di alcuni paesi di scaricare le persone che arrivano entro i propri confini su un paese vicino. Con diciottomila chilometri di coste, Italia e Grecia stanno sopportando il peso maggiore dell’accoglienza”.

L’analisi di Viale offre un quadro di quanto sta avvenendo lungo le frontiere, dove una duplice barriera separa i migranti che arrivano, desiderosi di rivendicare il diritto alla vita, e coloro intenti a negare un tale diritto. Da un lato, ostacoli burocratici e politici, simboleggiati dal patto con la Turchia; dall’altro, la barriera fisica e militare, costituita dai mezzi di Frontex e della NATO, impegnati in mare in azioni di respingimento di barconi carichi di migranti. Una pratica, quest’ultima, che diventa urgente contrastare, in nome di quella rifondazione dell’Europa posta al centro del libro dello scrittore.Nelle sue pagine, Viale indica alcune linee politiche in termini di terapia medica per l’Europa, che offrano agli stati una possibilità di riscatto. In primo luogo, inserisce la necessità di rivedere la distinzione tra profugo di guerra e migrante economico. “La convenzione di Ginevra ammette la protezione internazionale solo ai profughi di guerra provenienti da paesi quali Siria ed Iraq. Come possono non ricevere tutela anche coloro provenienti da stati soggetti a cambiamenti climatici, che stanno causando alcuni disastri ambientali, rendendo inabitabili vasti territori dell’Africa centrale e sub-sahariana?”. L’elenco degli scenari drammatici da cui scappano milioni di profughi non può limitarsi a quello delle guerre civili e dei bombardamenti. Fame e miseria, frutto di deleterie politiche economiche da parte di multinazionali straniere o di devastanti effetti del clima, diventano altri due fattori scatenanti di fuga, che risultano oggetto di minor approfondimento nella sfera pubblica. “E’ più indicata l’accezione di profughi ambientali” ha sentenziato Viale.

Erri de Luca e Guido Viale al dibattito su Europa e migranti promosso da communia
Erri De Luca e Guido Viale al dibattito su Europa e profughi promosso da Communia in tema di politiche migratorie europee

Un insieme di misure e provvedimenti per limitare i danni sull’ambiente costituiscono un imperativo mondiale, sulla scia di quanto emerso dall’ultima conferenza di Parigi sul clima, durante la quale i leader di 195 stati hanno discusso le strategie di contenimento del riscaldamento globale. Tuttavia, resta la certezza sul fatto che i flussi di persone non si possano fermare, come sottolineato dallo scrittore Erri De Luca, presente all’evento. “Agli stati d’Europa non resta che raccogliere il raccolto che hanno di fronte, seppure non seminato direttamente da loro. I migranti che si offrono all’Europa formano un raccolto di persone educate ed istruite, motivate a costruire un futuro. L’Unione Europea può far sì che questo attecchisca e maturi, portando buoni frutti”.

Dello stesso avviso anche Viale, che ha affermato il valore dei migranti come risorsa. A fronte di un crollo demografico costante, che vede il numero di nuovi nati in Europa ridursi ogni anno di 3 milioni, “i migranti accolti ed inseriti a livello economico, sociale e culturale, possono rinvigorire la nostra cultura ed arricchirla. Possono crearne una più giovane e varia, mantenendo vivi, allo stesso tempo, i legami con i paesi di origine”. In quest’ottica, l’apertura e l’integrazione di profughi e migranti per rifondare l’Europa trova adito nella chiave di lettura al fenomeno degli arrivi migratori avanzata da De Luca. “Bisogna stare attenti a non invertire il termine ondate di migranti con quello di flussi. Le ondate suggeriscono ad una terraferma di reagire contro di esse, con dighe e sbarramenti, che le consentano di non farsi sommergere. Si deve parlare di flussi, perché non invadono, ma irrorano.”

Con la promozione del dibattito sulla gestione di profughi e migranti in Europa, e con il supporto alle attività di Karalò, Communia ha confermato il proprio impegno verso la causa dell’accoglienza di stranieri. L’augurio è che l’esperienza all’interno di questa sartoria migrante rappresenti un punto di partenza verso l’autonomia lavorativa per quanti vi stanno prendendo parte attualmente, e per quanti ancora prenderanno parte in futuro alle attività di Karalò.

E vogliamo ampliare l’augurio oltre il singolo progetto, riprendendo le parole di Viale, che considera l’Europa impegnata in una ben precisa lotta politica, oggi e per il prossimo avvenire. “La scelta si gioca attorno alla questione dell’accogliere o del respingere. Accogliere non vuol dire solo essere pronti ad aprire i confini, le porte e le braccia. Implica offrire un posto ed una sistemazione ai migranti, per farli esistere come persone e come membri di una società, che sappia unire il noi ed il voi”. Con il risultato che, i profughi che arrivano e che arriveranno in cerca di migliori condizioni di vita, possano riconoscere ed apprezzare quale sia la vera Europa.

Clara Agostini(11 maggio 2016)

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