Un rabbino, un imam e un prete, non è l’inizio di una barzelletta ma è quello che “una Via, In cammino sulla via Francigena” aveva in programma per domenica 22 maggio in occasione della giornata mondiale dell’Unesco per la diversità culturale, il dialogo e lo sviluppo. I tre rappresentanti delle religioni sarebbero dovuti partire dai rispettivi luoghi di culto per poi incontrarsi e procedere insieme sulla Francigena. “Ma maggio è il mese peggiore per i preti che hanno comunioni e matrimoni: tutti hanno mostrato interessamento ma nessuno si è presentato”- dice Antonello Fratoddi dell’associazione Mediterraid, uno degli enti organizzatori dell’evento. Anche il rabbino purtroppo ha disdetto all’ultimo. L’imam però è presente e difende l’idea di un dialogo tra religioni e del cammino come strumento per raggiungerlo. “L’idea di questa giornata – aggiunge Fratoddi- è venuta in seguito ad una diatriba nata anni fa tra coloro che si spostano sulla Francigena. Alcuni lo prendevano solo come un percorso ludico, mentre altri credevano che fosse qualcosa di esclusivamente religioso. Anche se poi il cammino ti fa partire laico ma ti fa arrivare mistico. Il senso è che ci deve essere una via per prendere il meglio dagli altri o almeno non esagerare il peggio. Speriamo che questa del 22 maggio sia la prima di molte altre occasioni: una via per parlarci, per capire”.
I partecipanti potevano scegliere tra tre opzioni ed orari diversi a seconda dei chilometri che avrebbero voluto percorrere. Solo in quattro sono partiti da Monte Mario alle otto e mezza e, guidati dai guardaparco attraverso la riserva naturale, hanno raggiunto la stazione di Monte Mario in un’ora. Ad aspettarli c’era un gruppo più numeroso guidato da Stefano Caldarelli del XIV municipio, coadiuvato dai ragazzi del servizio civile per il giubileo e dal gruppo scout roma 170.
L’inizio e le varie tappe del percorso sono state accompagnante da letture di testi sul viaggio come incontro tra le diversità, brani di Rumiz, Coelho, Ionesco, don Gallo, Ranzani si alternano ai chilometri. “Quando si avvicina uno straniero e noi lo confondiamo con un nostro fratello, ponendo fine ad ogni conflitto, ecco quello è il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno” recita uno dei brani.
“Camminare crea dialogo, condivisione, amicizie, lo scopo di questo evento è la pace e l’integrazione contro il razzismo”- dice Matteo Minerva che è un insegnante di italiano che collabora come volontario in servizio civile con il Municipio XIV per la riscoperta della Via Francigena
I partecipanti hanno motivazioni diverse c’è Luigi de Benedictis, della confraternita di San Jacopo, che crede che il cammino non sia solo qualcosa che si fa per fare sport: “Tutto nasce sulla vie di pellegrinaggio, con profondissime radici cristiane, dove le persone cercavano una risposta ai loro interrogativi più nascosti, il rischio sul cammino è di trovare quello che cerchi, perché poi non puoi più essere indifferente”. Chi, come Mauro Barilari, è molto sportivo e ha deciso di partecipare per esplorare sentieri non battuti. O chi, come Anna Piras, che ha fatto due volte il cammino di Santiago, ha sentito il richiamo a pelle e ha deciso di non mancare l’appuntamento.
Dopo dieci chilometri in mezzo al bellissimo parco dell’Insugherata il gruppo ha raggiunto l’ultima componente romana che partiva all’una da la Storta.
Tra questi c’è Ensa, un ragazzo musulmano che viene dal Gambia e che è in Italia da due anni: “Sono stato trascinato qui da un’amica ma concordo con l’idea che è alla base di questa iniziativa perché credo che sia positivo che le religioni collaborino tra di loro”. Con lui altri quattro amici di diverse origini, tutti musulmani.
Insieme si raggiunge il Parco di Veio dove c’è uno stand di Emergency per la raccolta di fondi a sostegno dei profughi siriani, nonché una piacevole ombra per ristorarsi dalle due ore sotto il sole passate sulla Cassia, tappa necessaria perché parte della Francigena.
Arrivano anche gli altri due gruppi partiti da Campagnano e da Formello e al megafono, le varie persone responsabili dell’iniziativa ringraziano mentre gli scout condividono i loro pensieri sul camminare. Tra gli organizzatori ci sono: Mediterraid cammina, Roma Natura, Valorizziamo Veio, Pontieri del dialogo, responsabili di cammini interreligiosi, Federtrek, e il Maripara, ostello per pellegrini di Formello.
Hamid Saydawi, imam della moschea del Quadraro, che aveva già partecipato ad un cammino interreligioso di ventiquattro ore organizzato dai Pontieri, prende la parola: “è un’idea fantastica cominciata con la diversità e siamo arrivati ad un posto unico. Qualcuno ha camminato di più, qualcuno di meno ma ora siamo qui con il rumore dell’acqua di sottofondo, quando in città non vediamo neanche le stelle.
Dobbiamo aiutarci, parlare di come possiamo cambiare questo mondo. Mi piacerebbe invitarvi tutti alla grande moschea per mangiare e dialogare. Il cammino è molto importante nella religione islamica, non a caso tra i cinque pilastri c’è quello di compiere un pellegrinaggio”.
E proprio dalla voce della cultura islamica, che troppo spesso viene fatta portavoce di messaggi di morte, arriva il più grande messaggio di apertura e pace della giornata.
Elena Fratini
26/05/2016
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