Gemidia ha un banchetto dell’usato al mercato della Grande Moschea di Roma. È venerdì 10 giugno, il primo di preghiera da quando è iniziato il Ramadan. Sui suoi grandi teli rossi Gemidia espone bracciali, piatti, pentole, radio ed altra merce.
“Io e i miei figli siamo arrivati dal Kosovo nel 1993. C’era la guerra e siamo scappati. Qui non avevamo un posto dove andare così ho costruito la mia casa con le mie mani.” Oltre ai documenti non ha ricevuto altro e fino al 2010 ha vissuto in un campo sulla Casilina.
Quello stesso anno, Gemidia, la sua famiglia e il resto della comunità sono stati sgomberati e portati al campo di Prima Porta. Doveva essere una sistemazione temporanea di 6 mesi, ma nel frattempo sono trascorsi 7 anni.
“Voglio andare via da qui. Non è facile lavorare. Nessuno assume una rom. Mio marito ci ha raggiunti nel 2000 ma non può aiutarmi. La guerra gli ha causato forti ed irreversibili traumi. Ha un’invalidità del 70%.” Gemidia è attenta a chi si avvicina al suo banchetto e cerca di mediare con chi vuole lo sconto. E’ conosciuta, in tanti passano appositamente per salutarla.
Il mercato è affollato, è un luogo vivo, dove si respira l’attesa di un evento importate.
Nel frattempo arriva Khaled, un ragazzo tunisino arrivato in Italia quasi vent’anni fa. Gemidia gli indica lo spazio accanto al suo. C’è posto a sufficienza anche per il suo banchetto di scarpe. “In Kosovo per il Ramadan si facevano lunghissime tavolate per strada, dove chiunque portava cibo e bevande per chi non poteva permetterselo. Il significato del Ramadan è comprendere chi non ha la possibilità di mangiare, chi soffre e con la preghiera ringraziamo Allah. Lì era più bello, tutti praticavamo il digiuno, questo ci univa.” Khaled si avvicina per farsi cambiare 10 euro da Gemidia, è desideroso di dire la sua e aggiunge “ti spiego, con il Ramadan capisci cos’è la fame dell’altro, capisci il significato di aiutare. Con il Ramadan conosci e ti apre la mente verso tutti. Con la preghiera ti avvicini a Dio.”
Il mercato è un luogo di condivisione, dove il Ramadan rappresenta un ponte fra i fedeli, e lo si percepisce in maniera quasi tangibile. Improvvisamente si nota un cambiamento radicale: gli acquisti diventano più rapidi, neanche si tratta più sul prezzo, c’è chi quasi corre, la preghiera sta per cominciare.
Sara Gomida, Naiqian Wang, Valerya Saymova
(15 maggio 2016)
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