Kali: l’arte marziale che arriva dalle Filippine

Andrea Rollo con Giordano Miranda
Andrea Rollo con Giordano Miranda

Mission Impossible, Arrow – La serie, The Bourne Identity, i film con Bruce Lee: sono titoli che sembrano non avere nulla in comune fra di loro, ma che invece una caratteristica la condividono, eccome: contengono movimenti di Kali filippino, arte marziale spesso confusa con il kung fu dai non addetti ai lavori, e che vanta una sempre maggiore diffusione in Occidente.

Incontrare un campione mondiale di Kali filippino non è cosa di tutti i giorni, soprattutto quando è italiano. Andrea Rollo le arti marziali le pratica da sedici anni, fin dalla prima esperienza a Lecce con il kick boxing. Due anni all’Accademia militare di Modena e altri tre a Torino lo hanno portato sulla strada del Kali, che ha iniziato a praticare e studiare e da cui non si è più discostato. Il suo maestro? Aurtenciano Miranda Jr., che insieme al fratello Jorge è promotore di un metodo di combattimento molto specifico, il Kali Istukada Miranda System, elaborato dal padre Aurtenciano Miranda Sr.

“In dieci anni di allenamento con Aurtenciano non ho mai visto la stessa tecnica” racconta Rollo. “Quando combatti sei offuscato dall’adrenalina, dai rumori, dai fastidi, non hai la mente lucida. Questo tipo di allenamento ricrea in palestra delle situazioni di forte stress per allenare i riflessi e la coordinazione”. Sì, perché il Kali filippino rispetto a molte altre arti marziali ha una particolarità: “il combattimento inizia con l’uso delle armi: si impara a colpire i punti vitali del nemico per potersi difendere al meglio. Solo dopo si passa alle mani nude”.

Una disciplina violenta? Probabilmente sì, anche a giudicare dalle storie di combattimenti, faide e vendette che Andrea riporta sul sito dedicato al Kali, anche detto Arnis o Escrima a seguito dell’avvento degli spagnoli. Eppure il Kali è una disciplina autoctona: qualche forma di combattimento con spada esisteva già prima della colonizzazione spagnola, e per questo fu bloccato per paura di rappresaglie: “gli spagnoli vietarono l’uso delle armi e la pratica delle arti marziali” spiega Rollo. “Dalla prima nacque l’utilizzo del bastone al posto del machete, dalla seconda l’uso dei combattimenti mimati all’interno delle danze tradizionali”.

Per il momento, comunque, sono soprattutto il cinema e i corpi militari ad avvalersi della disciplina, in virtù del suo valore scenografico il primo e della sua forza offensiva i secondi: “i Marines utilizzano un sistema di combattimento che fonde insieme Thai boxe, Brazilian Jujitsu e Kali” racconta Andrea. Non è un caso, probabilmente, che l’inventore del metodo del suo maestro fosse anch’egli un colonnello dell’esercito.

Oggi il Kali, a livello sportivo, si pratica sia con il bastone che a mani nude: “le discipline sono cinque: Bastone singolo, doppio bastone, spada e daga, coltello e mani nude”, ma l’aspetto più interessante, come spesso accade, è nel contesto: “ogni combattente ha un amuleto che gli consegna il suo maestro e viene consacrato il venerdì santo. Si chiama anting anting, in alcuni casi può anche trattarsi di tatuaggi o di perline che vengono inserite sottopelle” racconta Rollo. “Aurtenciano mi ha dato un anting anting, che conservo gelosamente” spiega, e aggiunge: “si ritiene che le donne non possano toccarlo, perché perderebbe di valore”. È per questo che durante l’intervista non lo indossa? “Mi piace mantenere fede alla tradizione” ride Rollo, tradendo più di un pizzico di scaramanzia, e conclude il racconto: “poi ci sono le oraciones che vengono pronunciate durante il saluto che precede l’allenamento”.

Il maestro Aurtenciano, che è stato un po’ un secondo padre per lui, ha smesso di insegnare lo scorso anno. Lui prenderà il suo posto, con una precisa speranza: “arrivare a far conoscere il Kali alle nuove generazioni filippine. Questa disciplina è motivo di orgoglio per il popolo filippino: sarebbe bello che i ragazzi guardassero a sé stessi e non a modelli esterni per ritrovare l’amore per il loro paese di origine”.

Veronica Adriani

(20 agosto 2016)

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