Lo sgombero dei migranti dal Baobab che rianima le sedi dei partiti

Sede di partito
Una delle tre sedi di partito – Via Lucca, Via Tempesta, Via Cupra –  messe a disposizione
Non solo per risollevare la natalità in Italia ma anche per far rivivere le sedi di partito. Ecco l’altro amaro miracolo che l’effetto migranti genera nel nostro Paese. Magari questa sarebbe potuta essere la stilettata di uno che fa satira, in seguito allo sgombero del Baobab, avvenuto venerdì 30 settembre. Tra gli spazi in cui ospitare i migranti si sono aperte infatti anche le porte di alcune sedi di partito. Intanto, gli “ospiti” di via Cupa sono sparpagliati per Roma. L’assessora alle Politiche Sociali Laura Baldassarre si dichiara fiduciosa per una risoluzione della crisi. Dal sud, tramite il Mediterraneo, si entra, ma a nord non si passa e coloro che dovrebbero transitare sono stretti e costretti a girovagare.Dal giugno 2015 ad oggi sono stati 53 mila i migranti che sono passati per il centro Baobab. Il 95% sono transitanti. Parola difficile che sta ad indicare che non vogliono restare in Italia, vogliono andare, per la maggior parte, nel Nord Europa. In questi giorni sono costretti a girovagare. Qualcuno approfitta per chiudere le procedure di richiesta di asilo, altri invece sono fiaccati da questo ulteriore ostacolo, ma riescono a sopportare. Hanno visto il deserto, i maltrattamenti, la prigione, i campi profughi e molto altro.Quello che stupisce di questa nuova fase, apertasi venerdì, è il clima di ostilità, di “caccia all’uomo” intorno alla zona Tiburtina. Mentre, due posti di blocco chiudono l’accesso a via Cupa, racconta Viola De Andrade Prioli – attivista Baobab Experience –  “abbiamo notato delle ronde di polizia e cittadini, che non appena vedono due o tre migranti insieme li avvicinano. Noi consigliamo ai migranti di non dare nell’occhio, di non formare gruppetti”.  E così spesso si ritrovano soli senza punti di riferimento né compagnia.Per rispondere a questa nuova emergenza si sono aperte anche le porte delle sedi di partito. “Non è assolutamente la prima volta che accade – dice Giovanna Seddaiu di Sinistra Italiana, consigliera del Municipio II, dove si trova via Cupa – noi abbiamo dato la disponibilità ai volontari Baobab di usarle quando necessario”.Intanto però dallo sgombero di venerdì qualcosa si è mosso. Facendo un passo indietro Viola ci racconta come all’inizio del lavoro con la nuova giunta comunale le aspettative sembravano buone: risoluzione dell’emergenza con una tensotruttura e, nel lungo periodo, definizione di un centro di accoglienza. Poi ad un certo punto, la scorsa settimana “il Comune si è detto incapace di trovare una soluzione, si è chiuso il tavolo e l’unica apertura rimasta era l’appoggio nella gestione dei bagni”. Poi è successo quel che è successo tra venerdì e sabato notte.Ulteriore evoluzione degli ultimi giorni, sia sul fronte Comunale che del Municipio, la rileva Giovanna Seddaiu “l’assessora Baldassarre ha dichiarato di aver trovato i fondi per un centro, che non si sa bene quale sarà. Il Municipio invece ha proposto un info point presso la stazione Tiburtina”. Purtroppo rimarca la Seddaiu “le istituzioni si sono svegliate dopo lo sgombero, ricordandosi anche che il problema non riguarda solo 100 migranti, ma un fenomeno che subisce le spinte di continui arrivi dal sud e magari respingimenti dal nord Italia”. Per chi vuole andare verso la Francia a Ventimiglia non si passa. Per chi vuole raggiungere la Svizzera, il blocco è a  Como. Intanto in attesa di soluzioni a breve e a lungo i volontari hanno messo in piedi degli info-point migranti. Non punti in luoghi fissi, ma in continuo movimento per la città, visto che i transitanti non hanno ancora un luogo dove andare ma sono sparpagliati ovunque.

Fabio Bellumore(06 ottobre 2016)