“Siriani in transito: dalla Siria all’Europa in cerca d’asilo” è la mostra fotografica presentata da Piuculture, ospitata dalla Biblioteca europea di Roma dal 23 febbraio al 14 aprile. Il giorno dell’inaugurazione verrà presentato il libro “Io sono con te. Storia di Brigitte”, romanzo di Melania G. Mazzucco edito da Einaudi.
La mostra fotografica è nata da un progetto dell’Associazione interculturale Nur – A spot light on migrant voices a.p.s – a cura di Marta Mantegazza, Anna Pasotti, Alessandra Pezza e fotografie di Anna Ruggeri.
Marta, Alessandra e Anna sono tre mediatrici interculturali che, frequentando i centri di accoglienza per i siriani a Milano come operatrici e volontarie, sono diventate testimoni dirette del viaggio a cui l’UE costringe i siriani in fuga dalla guerra.
Nell’autunno del 2013 la Stazione di Milano è stata invasa da profughi siriani. “Ci siamo chieste, cosa possiamo fare per queste persone? Così è iniziato il nostro volontariato e piano piano l’organizzazione diventava sempre più strutturata, finché il Comune di Milano ha aperto delle scuole per ospitare i migranti. Nessun’altra città ha fatto una cosa del genere a livello istituzionale”, racconta Marta. “Da una parte ha dato un messaggio controcorrente, dall’altra, dando accoglienza si è creato un giro di trafficanti che aspettavano all’esterno delle strutture per poter portare i migranti fuori dall’Italia, preferibilmente in Svezia. Il comune era al corrente di tutto, ma non faceva nulla per bloccare questo traffico”.
I trafficanti prendevano 600/700€ per adulto, metà prezzo per i bambini per spostare le persone in macchina. C’erano quelli che portavano i siriani a destinazione, ma anche quelli che li lasciavano all’autogrill o in Alto Adige dove i cartelli sono bilingue.
“Il 23 dicembre 2013, il primo inverno al centro d’accoglienza è arrivata una famiglia numerosissima. Era la famiglia di Nur, una bimba di 7 anni arrivata con il papà, la mamma, il fratellino, la nonna, la seconda moglie del papà, la quale era incinta e con altri due figli, e gli zii. Dovendo fare più viaggi in macchina era inevitabile che la famiglia si dividesse. I primi a partire sono stati la mamma con il fratellino e la nonna. I secondi a partire sono stati il papà con la seconda moglie e i due figli, non c’era più posto per Nur in macchina. Alla fine rimane nel centro per 5 mesi, con gli zii. Una permanenza difficile, non fa in tempo a fare amicizia perché tutti ripartono dopo pochi giorni. Quando riesce a partire, Nur viene fermata in Germania con gli zii, dove le vengono prese le impronte digitali. Dopo qualche tempo la mamma la raggiunge, perdendo il diritto d’asilo in Svezia.”
Tra le storie tristi, ci sono anche storie belle come quella di Lamaar. “La sua famiglia una volta arrivata in Egitto aveva conosciuto un’altra famiglia siriana con due bambine. Erano diventati amici, soprattuto le bambine. Una volta arrivate a Milano, la famiglia di Lamaar aveva i soldi per proseguire il viaggio mentre l’altra famiglia no per cui hanno deciso di aspettarli. Hanno atteso per due mesi al centro di accoglienza e poi sono partiti tutti insieme visto che non volevano spezzare l’amicizia che si era creata tra le bambine“.
“La storia di Nur, ma come tutte le altre, ci hanno dato la scossa per fare qualcosa, per raccontare il tutto. Abbiamo scelto di fare delle interviste aperte durante le quali i siriani raccontavano la loro storia e abbiamo scattato delle fotografie che potessero rappresentare simbolicamente la loro situazione a quel punto del percorso. Ci siamo rese conto che mancava un progetto rivolto ai cittadini europei e abbiamo pensato che il modo più efficace fosse un progetto fotografico e narrativo suddiviso in tre tappe” spiega Marta.
- Catania – Un punto d’arrivo, dove c’è la gioia di essere vivi. Tanta stanchezza, ma anche tanti sorrisi. Poi il viaggio in treno per Milano.
- Milano – Un limbo, un punto di attesa. Tanta frustrazione per l’incertezza sul proprio futuro. Un punto dove ci si riposa dal lungo viaggio in mare, soprattutto i genitori che non dormono quasi mai in mare per paura che i figli possano cadere in acqua. La ricerca del trafficante di turno, per poter ripartire. Un attesa di 3/4giorni.
- Svezia – Un altro punto di arrivo, ma anche di partenza da dove ricominciare. Tanta solitudine, perché c’è una cultura, una lingua diversa e perché è un viaggio di non ritorno. Nell’estate del 2013 la Svezia è stato il primo paese a dichiarare ufficialmente che avrebbe dato asilo politico ai profughi siriani.
Il 24 febbraio, alla Biblioteca Europea di Roma, si terrà anche un laboratorio rivolto ai giovani dai 15-18 anni. Il laboratorio consiste in un gioco di ruolo. Ad ogni gruppo viene data una scheda con una mini storia su un personaggio da interpretare, un budget, un obiettivo e una mappa. Ogni gruppo con la propria identità (ad esempio un professore siriano che parla bene l’inglese) deve percorrere il viaggio verso l’Europa, mettendosi nei panni del migrante, che avrà a disposizione 3 oggetti da scegliere su 10 a disposizione. Lo scopo del laboratorio è quello di sviluppare negli studenti uno sguardo critico e più consapevole rispetto alle migrazioni.
Amarilda Dhrami
(15 febbraio 2017)
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