“Free Safety”: Quando il football americano è sinonimo di integrazione

Legio XIII Roma
Saikou e Kana – Fotografie di Walter Cherubini e Giacomo Tancioni
Dal Gambia all’Italia a bordo di un gommone, in fuga dal proprio paese e alla ricerca di una nuova vita e di un futuro migliore. E’ la storia di Saikou e Kana, classe 1998, e del loro percorso di integrazione possibile attorno ad un pallone ovale da Football Americano raccontata dal film documentario “FREE SAFETY- La Rotta del Coraggio”, realizzato da Tony Federico e prodotto da IFL Mag TV e #Assofootball.“Sono arrivato in Italia otto mesi fa. I miei genitori sono morti quando ero piccolo ed io ho sempre cercato di trovarmi un lavoro nel mio paese, ma purtroppo non piacevo alle persone del posto, tutti mi dicevano che ero gay. Una notte mio zio venne da me e disse: Kana, cerca di lasciare il paese prima che qualcuno ti uccida. Le sue parole mi hanno fatto riflettere e ho deciso di lasciare il Gambia. Ho fatto questo sacrificio per me stesso, per tentare di avere una vita migliore”, racconta Kana. Il giovane inizia, quindi, un lungo viaggio per scappare dal suo paese.  Tra i tanti ostacoli e le difficoltà è rimasto sette giorni nel deserto, senza cibo, per poi finire quattro mesi in prigione. “Pensavo che non sarei mai riuscito ad arrivare in Italia, invece, adesso sento di avere una famiglia qui”, spiega il giovane.
Fotografie di Walter Cherubini e Giacomo Tancioni
Sentimento condiviso anche da Saikou, attuale compagno di squadra di Kana, che come lui è scappato dal Gambia attraversando il Mali fino alla Libia. “Quando ho iniziato il mio viaggio sapevo che sarebbe stato pericoloso, così ho deciso di nascondere denaro ovunque. Infatti, quando sono arrivato a Tripoli, sono stato catturato dai poliziotti che mi hanno messo in prigione dove sono rimasto cinque mesi. Spesso, in Libia, per farti uscire dal carcere vogliono una cauzione di migliaia di euro, se non riesci a  pagare, ti uccidono”, spiega. Ma Saikou ce l’ha fatta: è uscito dal carcere e si è imbarcato su un battello con altre 150 persone. “Pensavo che non sarei mai riuscito a sopravvivere alla traversata del Mediterraneo perché abbiamo rischiato di affondare. Poi, invece, è arrivata una grande nave italiana a salvarci e il 28 giugno ci hanno portato prima a Vibo Valentia e poi al quartiere generale della Croce Rossa italiana a Roma dove sono rimasto due settimane. Dopodiché sono arrivato al Centro di accoglienza di Fiumicino, casualmente, insieme a Kana e per le prime due settimane non ci siamo mai mossi” spiega Saikou.I giovani hanno iniziato a frequentare la scuola, ad imparare qualche parola di italiano e grazie al supporto dei volontari e ad un’organizzazione hanno cominciato ad integrarsi con gli altri ragazzi del centro. Poi è avvenuto l’incontro con il football americano, uno sport diverso e poco conosciuto in Italia, e con la squadra romana Legio XIII, che come simbolo ha un leone. Uguale a quello del Gambia, il loro paese di origine.“Un giorno sono venuti a trovarci al centro Marco Bozzarini e Giacomo Tancioni, rispettivamente direttore sportivo e presidente della società, e ci hanno proposto di allenarci nella loro squadra. All’inizio non sapevamo cos’era il football americano ma noi abbiamo accettato volentieri lo stesso”.“Adesso”, continua Sekou, “posso dire che il gioco ha tolto dal mio cuore il senso di perdita e smarrimento che provavo e la squadra mi ha dimostrato che posso essere parte di qualcosa”.
Fotografia di Patricia Pace
Tancioni racconta che  la società aveva sempre desiderato di portare un discorso sociale all’interno della Legio XIII, “quindi abbiamo deciso di sfruttare l’opportunità che ci è stata concessa da alcuni amici che lavoravano nel centro d’accoglienza di Fiumicino per offrire ai ragazzi la possibilità di integrarsi attraverso lo sport”, spiega il presidente.Grazie al football americano e all’intervento dell’UNAR, in collaborazione con la FIDAF -Federazione Italiana Di American Football-, i ragazzi hanno cominciato a sorridere di nuovo e, all’interno della squadra, hanno sperimentato una sorta di “rinascita” umana e sociale. Seakou e Kana hanno iniziato ad allenarsi con la formazione Under19 e le loro doti atletiche non sono passate inosservate agli occhi dei compagni di squadra e dell’allenatore. Due mesi dopo il loro arrivo in Italia i ragazzi hanno esordito nel Campionato Italiano di Football Americano, portando la loro squadra alla vittoria. “A fine gara Seikou è stato portato in trionfo dai compagni di squadra e vedere i loro sorrisi è stato un momento bellissimo. Finalmente“, continua Tancioni,” si è visto cosa volevamo trasmettere con il football americano e cosa siamo riusciti ad ottenere con lo sport”. 
Legio XVIII – Fotografie di Walter Cherubini e Giacomo Tancioni

Cristina Diaz01/03/2017

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