Cosa accade quando si comincia a osservare l’essenza della nostra presenza nel mondo? Cos’è l’uomo? Domande come queste saranno analizzate e forse troveranno anche risposte, all’interno della terza edizione del Media Art Festival dove ci sarà, tra gli altri, l’artista albanese Edson Luli con la sua opera “What is man?”, un documentario sperimentale che come spiega l’autore ha l’obiettivo di mostrare “come l’uomo sia vittima della propria cultura”.Edson è arrivato in Italia nel 2009 e da quel momento non ha mai smesso di lavorare nel mondo della tecnologia, dell’elettronica e del cinema. “L’insieme di queste mie tre passioni non esisteva in Albania, per ciò, ho deciso di andare a vivere a Milano così da poter continuare i miei studi,” spiega Luli, ad oggi, laureato in Nuove Tecnologie dell’Arte, e in Cinema e Video all’Accademia di Belle Arti di Brera.Edson LuliIl lavoro di Edson è una continua ricerca circa l’esistenza dell’essere e la sua relazione con la tecnologia, e “What is man?” è composto da circa settanta interviste anonime realizzate a Milano nel 2014. “I partecipanti, che parlano diverse lingue, che provengono da svariate classi sociali e hanno anche etá diverse, sono stati scelti in modo casuale per dare la loro opinione alla domanda: Che cos’è l’uomo? La natura intima di questa domanda insieme alla fotografia del video che ho scelto crea un paesaggio geo-culturale in cui le risposte rappresentano la profonda influenza delle culture. Perché alla fine tutto quello che noi facciamo dipende da questa domanda e da come ci percepiamo, come applichiamo tale percezione in ogni aspetto della vita,” spiega Luli.Per Edson, poter partecipare al Media Art Festival, “è un’esperienza molto emozionante e sicuramente anche molto produttiva dove tante persone avranno l’opportunità di conoscere la mia opera e dove, allo stesso tempo, avrò la possibilità di conoscere tanti altri artisti”.Edson Luli, What is man?, 2014. Video, b/n, suono, 6 min 55 sec Courtesy dell’artista e di Prometeogallery di Ida Pisani, Milano/LuccaInfatti, dal 27 al 29 aprile, al Media Art Festival, l’iniziativa promossa dalla Fondazione Mondo Digitale per esplorare nuove frontiere della cultura e dell’arte, sarà possibile scoprire e conoscere le opere di oltre 35 artisti digitali, tra cui l’israeliana Sigalit Landau che, dopo la Biennale di Venezia, torna a Roma con “Salted Lake”, e l’americano Joseph Delappe che, per la prima volta in Italia, porta in mostra “Gold Gandhi”.Una rassegna con epicentro il Maxxi di Roma ma che si svolgerà anche in altri luoghi della capitale: dall’Accademia delle belle Arti di Roma alla RUFA (Rome University of Fine Arts) fino alla Palestra dell’innovazione al Quadraro.Inoltre, il Media Art Festival, che quest’anno ha come focus il “Path Toward Human Sustainability”, e cioè, il “Percorso verso la sostenibilità umana”, si conferma un punto di riferimento importante per artisti, creativi ed esperti del settore di tutto il mondo, oltre che per gli studenti delle scuole che grazie alla media art avranno la possibilità di allenare la loro creatività e di sperimentare le nuove professioni.E proprio ai più giovani sarà dedicata anche la Hackreativity, la maratona informatica degli under 35 con la quale sarà possibile svolgere una giornata alla Palestra dell’Innovazione per programmare soluzioni innovative e progettare idee imprenditoriali legate al mondo dell’arte, del design e della cultura.Daniela di MaroUna grande rassegna che non solo cercherà di rispondere alle sfide della creatività o del digitale ma si occuperà anche di approfondire argomenti come le migrazioni. E’ il caso dell’artista napoletana Daniela di Maro e la sua opera “Migrations”, un video prodotto nel 2011 “ma attuale quanto mai, dato il momento storico che stiamo vivendo”, spiega di Maro.“Ogni volta che arrivava il periodo delle migrazioni degli uccelli, osservavo nel cielo, le loro incredibili evoluzioni e ne memorizzavo alcune parti. Lentamente, ho iniziato a lavorarci ed ho capito quanto fosse vicino a noi il modo di vivere di determinate specie. Anche gli animali, come l’uomo, vanno alla ricerca dei luoghi ideali dove riprodursi e poter vivere. Così è nato “Migrations”, spiega la giovane artista visiva.Per Daniela, parlare di migrazioni oggi significa “indagare sulle difficili realtà di popoli in fuga, che sostengono pesi e prove inimmaginabili perché la volontà di vivere e salvare i propri cari è più forte di qualsiasi altra cosa. E vivere è un diritto di cui ogni essere vivente, in qualunque posto del mondo, dovrebbe poter disporre,” conclude di Maro.
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