“Abbiamo perso, 3-1”. Santiago allena i ragazzi del Liberi Nantes ASD due volte alla settimana nel campo XXV Aprile, nel quartiere Pietralata. Per 90 minuti ha assaporato la vittoria. Ma tant’è. Il Trofeo dei Diritti se l’è aggiudicato lo Sporting United. Un torneo speciale, che ha visto alternarsi in campo rifugiati e richiedenti asilo, detenuti e ex detenuti, immigrati e studenti universitari.”Un altro modo per stare insieme e tenere in allenamento i ragazzi”, ci spiega Alberto Urbinati, presidente di Liberi Nantes, che assieme all’Atletico Diritti ha promosso il torneo amichevole. Alle porte c’è un incontro importante, la partita che l’associazione sta organizzando insieme all’UNHCR in vista della Giornata mondiale del rifugiato, il prossimo 18 giugno.”Per me è stato fondamentale incontrare Liberi Nantes”, ci dice Koffi, 22 anni dal Togo, che fa il mediatore culturale dopo aver indossato la maglia dell’associazione. “È grazie a loro se sono qui. Mi hanno mostrato una realtà diversa, dove l’integrazione è possibile“.Già, perché sta tutto qui il senso e lo scopo di un’associazione come Liberi Nantes. Promuovere l’inclusione attraverso lo sport. In campo le differenze si annullano. E le barriere, incluse quelle linguistiche, si dissolvono. “Il calcio in fondo è il pretesto per dare a questi ragazzi momenti di socialità e di leggerezza“, osserva Paola Varricchio, responsabile comunicazione di Liberi Nantes. “Nei centri di accoglienza dove sono ospitati spesso non hanno possibilità di fare attività”. In campo invece ritrovano la dimensione del gioco e scoprono la “normalità” di una partita di calcio.Intanto, poco più in là le insegnanti della scuola di italiano consegnano gli attestati. Uno dopo l’altro gli studenti, tutti attorno ai vent’anni, ricevono il certificato. Incluso Alagi, che da un anno e tre mesi è ospite del centro di accoglienza di Guidonia. Ha 22 anni e viene dal Gambia. “Non ero mai andato a scuola prima. Ora so scrivere e leggere e a giugno prenderò la licenza media “, ci dice mentre mostra l’attestato.”L’apprendimento della lingua dovrebbe essere il prerequisito di ogni percorso d’integrazione”, spiega Lavinia, una delle insegnanti volontarie di Liberi Nantes. “Se non conosci la lingua sei tagliato fuori. Purtroppo questi ragazzi si rivolgono a noi perché spesso non trovano una risposta nelle istituzioni”.
Federica Giovannetti
(22 maggio 2017)
Leggi anche
Liberi Nantes: i rifugiati ripartono dal calcio
Sporting United: una via per incontrarsi
Giornata mondiale del rifugiato: Roma per il diritto alla vita e alla fuga