“Ramadan, il mese della purificazione dell’anima, del corpo, della mediazione, della pazienza, dell’autocontrollo, della misericordia e compassione verso chi ha meno di noi” si riporta così sul “Ramadan ci unisce”, una guida redatta dai Giovani Musulmani d’Italia in occasione di questo mese iniziato il sabato 27 maggio. Ma di che cosa si tratta veramente?
Ramadan è il 9° mese del calendario lunare islamico, e i musulmani di tutto il mondo osservano il digiuno durante questo mese, che consiste nell’astensione dal mangiare, dal bere e dall’avere rapporti sessuali dall’alba al tramonto. Pratica obbligatoria per ogni musulmano adulto, ad eccezione degli esonerati, oltre che uno dei cinque pilasti dell’Islam.
“Ramadan è un mese benedetto come disse il Profeta, come il Corano ci insegna, un mese del perdono, del rinnovamento spirituale, un mese in cui viene dato un’opportunità al fedele per fare delle buone opere, un mese in cui si guadagna al livello spirituale” spiega Rifat, un ragazzo di Roma con genitori bangaldesi, referente della sezione capitolina dei Giovani Musulmani d’Italia (GMI). “Il digiuno serve per accrescere quelle virtù per esempio la determinazione, la pazienza, il rispetto verso il prossimo, la valorizzazione del cibo. Il digiuno poi è una cosa che accomuna le grandi religioni monoteiste, e io in quanto musulmano, pratico il digiuno” conclude il giovane.
Durante questo mese sacro i musulmani si svegliano prima dell’alba per il suhoor, il pasto dell’inizio digiuno, e per concludere poi la giornata con l’iftar che avviene al tramonto. Le moschee di solito organizzano grandi banchetti d’Iftar per la comunità dei fedeli, ma soprattutto per i poveri e i bisognosi.
Ogni cultura ha poi la sua tradizione durante il Ramadan, dai piatti “must” da cucinare, all’iftar da condividere con la famiglia allargata. “In Marocco la gente durante il ramadan è più allegra, siamo più uniti e il senso della famiglia è più forte”, spiega Mohammad. “Qua in Italia è un po’ diverso, è come se il digiuno lo faccessi da solo, e anche mi capita di consumare l’Iftar mentre lavoro, ma sono contento lo stesso, perché ho compiuto un dovere”.
Quest’anno in Italia la durata giornaliera del digiuno è di circa 17 ore, ma il caldo e la durata non spaventano comunque i fedeli. “Appena arrivata a casa, anche se sono stanca, non vedo l’ora di preparare l’iftar per la mia famiglia” racconta Layla, che gestisce una bancarella con il marito nei mercati settimanali di Roma. “Ho iniziato a digiunare dalla mia adolescenza, piano piano, poi ho sempre osservata il Ramadan, tranne la volta in cui ero in maternità” spiega la donna.
Ma il Ramadan non è solo la privazione del cibo, è anche l’astensione da tutte le cattive abitudini. È un periodo di riflessione sul creato e sul proprio io. Un mese per costruire un’azione buona. Un’occasione di cambiare il prossimo ma soprattutto se stesso. E dunque, Ramadan Kareem a tutti i musulmani.
Nibir M. Rahman
(31 maggio 2015)
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