Guide invisibili: le voci dei migranti raccontano l’Esquilino

Fonte: facebook - Foto di Ginevra Sammartino
Fonte: facebook – Foto di Ginevra Sammartino
“Enea, non so se l’hai mai sentito, era straniero. è venuto da lontano per fondare Roma. Chi discrimina non conosce la storia, dovremmo studiarla bene fin da bambini”, dice Camara Bakary con la sua voce decisa, la stessa che accompagna i visitatori per le vie dell’Esquilino durante le passeggiate sonore di Guide Invisibili.”Abbiamo girato molto per il quartiere e abbiamo intervistato le persone. Ognuno di noi ha sviluppato un tema, l’ha analizzato e poi ha scritto e registrato la sua parte”, spiega Bakary. Le due guide sonore su Piazza Vittorio e su Piazza di Spagna sono il risultato di 9 mesi di laboratorio radiofonico curato da Echis, uno dei corsi offerti da Laboratorio 53 per il progetto RefugiART in collaborazione con la Fondazione Alta Mane Italia.”Frequentavo già l’Esquilino, ma ho scoperto tante cose nuove. Vedo il quartiere ogni volta con occhi diversi, e ogni volta vorrei raccontarlo”. Proprio questa è l’opportunità che hanno colto Bakary e le guide invisibili: mostrare agli altri la città da un nuovo punto di vista, il loro.È, infatti, la sua voce che dà il via ai visitatori all’inizio della passeggiata in piazza Sant’Eusebio e gli fa posare lo sguardo tra la parrocchia e un negozio di occhiali, dove trova spazio una piccola moschea. È la voce di Lassana che guida i visitatori fino ai banchi del mercato, tra i profumi delle spezie e la carne Halal. È la voce di Baba che racconta la storia della scuola Di Donato, dove l’intercultura è un’opportunità di conoscenza e crescita.Indossando le cuffie, comincia subito un viaggio nello spazio, dall’Esquilino al resto del mondo, e indietro nel tempo: dall’unità di Italia, quando a Piazza Vittorio non si mischiavano ancora le lingue del mondo, ma i dialetti italiani, fino a Francesco Borri e alla Porta Magica. Ma è anche una passeggiata nella contemporaneità, che è fatta di sorprese come il parcheggio coperto dell’hotel Radisson: “Le macchine in un palazzo! In Africa non ho mai visto niente di simile”, dice Samuel. E di punti fermi, come la panchina all’angolo tra Via Turati e Via Ricasoli, che è il ritrovo della comunità congolese.Insieme a Noshad, Baba, Samuel, Lassana, Miguel, Bakary racconta il quartiere: dalla Piazza al mercato, passando per le strade più significative. Le loro parole. sulle note di sottofondo, portano per mano turisti e cittadini, come delle vere e proprie guide invisibili. Ad ogni passo emerge un pezzo di storia di Roma e si scopre una divergenza o una similitudine con le strade, la cultura e le abitudini del Mali, del Congo, del Gambia e degli altri paesi di origine dei ciceroni: “A me il mercato di Piazza Vittorio ricorda un qualsiasi mercato dell’Angola, per i banchi, per l’architettura. L’unica differenza è che lì sono tutti angolani, qui le persone provengono da tutto il mondo”.Bakary sorride durante il percorso, scuote la testa per annuire a un ricordo riascoltando la registrazione, si gode le tappe che la voce in cuffia suggerisce davanti a un banco pieno di spezie, o a raccogliere il bamboo lungo il percorso, o ancora per vivere l’atmosfera del quartiere. “Bello, vero?”, chiede soddisfatto alla fine.“Oggi è un giorno speciale, devo festeggiare”, e mostra il permesso di soggiorno che ha appena ritirato. è arrivato a Lampedusa tre anni fa percorrendo, dal Mali, la rotta di tanti. “Ho molto sofferto”, taglia corto sul viaggio. “Qui sono stati anni di attesa, nulla è stato facile. Ma sono contento: ho fatto tante esperienze e sento di essere cambiato come persona”.Bakary è ambizioso, con i piedi ben piantati per terra e la testa su grandi idee. “Per andare avanti ho accettato e accetto qualsiasi lavoro, ma in futuro vorrei essere qualcuno che fa avanzare il mondo. Un proverbio africano dice: le cose grandi cominciano con le cose piccole“. Come le voci delle guide invisibili, che diventano potenti nelle orecchie di chi ascolta, e dimostrano che non esistono stranieri ma solo cittadini del mondo.

Rosy D’Elia

5 luglio 2017

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