74 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: i migranti abitano qui

Human Flow di Ai Weiwei alla 74 Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
Human Flow di Ai Weiwei alla 74 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Non si può non partire da Human Flow – Flusso umano, il documentario di 140 minuti del regista e attivista cinese Ai Weiwei che verrà presentato, in concorso il 1 settembre, alla 74 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per raccontare la presenza dei migranti e le difficoltà di integrazione, che attraversano in maniera trasversale le pellicole presentate dal 30 agosto al 9 settembre al Lido di Venezia. Il regista cinese, che vive a Berlino, ha girato per un anno seguendo, nel mondo, milioni di persone che fuggono da guerre, carestie, sconvolgimenti climatici. Il risultato è un documentario parlato in undici lingue: Inglese, Arabo, Farsi, Francese, Tedesco, Greco, Ungherese, Curdo, Rohingya, Spagnolo, Turco, con riprese in ventitré paesi che racconta le persone che affrontano le migrazioni che stanno coinvolgendo il mondo occidentale. Ai Weiwei spiega che Human flow è stato realizzato con la profonda convinzione del valore dei diritti umani”.Sempre in concorso viene presentato The Insult di Ziad Doueri girato a Beirut. L’insulto ricordato nel titolo porta in tribunale Toni, libanese cristiano, e Yasser, profugo palestinese. L’eco mediatico del caso causerà disordini sociali che faranno sì che Toni e Yasser rianalizzino le loro convinzioni. Mentre è durante una riunione attorno al anziano padre nella Villa di famiglia nei pressi di Marsiglia che Robert Guédiguian ambienta il suo film La Villa. A turbare l’atmosfera, l’arrivo di una barca di profughi in una baia poco lontana. “Per quanto sembri un’esagerazione” spiega Guédiguian, “oggi non potrei fare un film senza fare riferimento ai profughi”.
Victoria & Abdul di Stephen Fears alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
Victoria & Abdul di Stephen Fears alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia
Fuori concorso, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, l’atteso Victoria e Abdul,con Judi Dench e Ali Fazal, con la regia di Stephen Fears. Il film racconta la vera storia dell’amicizia insospettabile tra la regina Vittoria e il giovane Abdul Karim. “Non sapevo che la regina Vittoria provasse affetto per il suo collaboratore indiano” spiega l’eclettico regista “Il film narra con allegria, una storia attuale su diversità e classi sociali, racconta della donna più potente del mondo e del suo servitore musulmano”.Fuori concorso anche il lungometraggio di Rachid Hami. Il regista  viene a sapere che esistono corsi di musica destinati ai ragazzi dei quartieri popolari, da questa scoperta nasce La Mélodie, incontro tra Simon famoso violinista, senza più illusioni, e Arnold timido studente di origini africane appassionato di violino. Per Rachid Hami “La Mélodie nasce dal desiderio di tradurre in parole e immagini la fede nella vita e nell’arte contro determinismi come povertà, violenza, abbandono, cinismo”.
Piazza Vittorio di Abel Ferrara
Piazza Vittorio di Abel Ferrara
Fuori concorso nella categoria non fiction This is Congo di Daniel Mccabe sul conflitto, trascurato dall’Occidente,  che da venti anni insanguina il paese africano, Cuba and the cameramen di Jon Alpert giornalista e documentarista esperto di Cuba, Alpert fu l’unico reporter americano ammesso al seguito di Fidel Castro quando andò a parlare alle Nazioni Unite e, lui e la sua squadra erano i soli non-cubani autorizzati a filmare liberamente l’esodo dei cubani verso gli Stati Uniti a Mariel Bay nel 1980. Fuori concorso, sempre nella categoria non fiction, anche Piazza Vittorio di Abel Ferrara. Il regista racconta la piazza e il quartiere multietnico nel quale vive a Roma, un melting pot di culture e di tipologie di abitanti: dagli artisti, ai barboni, dai commercianti provenienti da tutto il mondo fino ai migranti privi di documenti. La giornata raccontata nel film, spiega Ferrara, è “una riflessione attuale sulla evoluzione nelle nostre società dell’eterno tema dello straniero. Come scrisse Svetlana Aleksievich: la Storia attraverso il racconto di un suo testimone e partecipante non notato da nessuno. […] È vero, non amo le grandi idee. Amo il piccolo uomo.”Fra i 19 lungometraggi della sezione Orizzonti, almeno tre parlano di intolleranza e mancata integrazione a partire da Disappearance dell’iraniano Ali Asgari, l’autore cresciuto in Italia, racconta di una giovane coppia a Teheran che passa da un ospedale all’altro in cerca di aiuto, a The rape of Regy Taylor di Nancy Buirski sul rapimento e lo stupro, nel 1944 in Alabama, di una ragazza di colore da parte di giovani bianchi. Ma anche Los versos del olvido dell’iraniano Alireza Khatami, la storia dell’anziano custode dell’obitorio, la stessa ambientazione utilizzata in Post Mortem, il bel film del 2010 di Pablo Larraín, ambientato in Cile nel 1973 durante il golpe di Augusto Pinochet. Khatami,  solo dopo essere approdato in America Latina, riesce a far riemergere “gli eventi tragici che porto nel profondo del mio cuore. Los versos del olvido nasce” spiega  “dalla necessità etica di ricordare il passato e resistere alla violenza dell’oblio come forma di riscatto personale. Una riflessione sulla politica della memoria, un omaggio poetico a coloro che lottano per rendere giustizia agli sconosciuti”.Tanti anche i corti, presenti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che affrontano le tematiche legate alle migrazioni, emblematica la giornata del 31 agosto, si inizia con Mon amour, mon ami di Adriano Valerio, la storia vera di Daniela e Fouad che vivono a Gubbio, lei è di Bari, lui di Casablanca. Tra loro nasce un’amicizia profonda che diventa una convivenza. Ma Fouad ha bisogno di un permesso di soggiorno, un matrimonio sembra la soluzione, ma è possibile sposare per finta chi ti ama veramente? I migranti sono evocati in Ottavo Continente di Yorgos Zois dal cimitero dei salvagenti  sull’isola di Lesbo, mentre ad Atene Aria, nell’omonimo corto di Myrsini Aristidou, aspetta il padre per una lezione di guida. Il genitore arriva e le affida un giovane immigrato cinese che non parla né greco né inglese. Futuro Prossimo di Salvatore Mereu Durante nasce dal dialogo con giovani  che vivono arenati nei centri di accoglienza. Rachel e Mojo vagano per la città, alla ricerca di un lavoro che non si trova, di notte trovano riparo sulla spiaggia presso gli stabilimenti balneari. Verranno presentati anche i cortometraggi realizzati con il progetto MigrArti Cinema 2017 sostenuto dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali.
L'ordine delle cose di Andrea Segre
L’ordine delle cose di Andrea Segre
Il tema dei migranti è presente anche nelle Proiezioni Speciali: Andrea Segre con L’ordine delle cose di Andrea Segre racconta di Corrado, alto funzionario del Ministero degli Interni italiano esperto di immigrazione clandestina, parte che per la Libia con un difficile e attualissimo compito: contrastare i viaggi illegali dalla Libia verso l’Italia. Fra i tanti problemi da affrontare il più grosso sarà quando per lui i migranti non saranno più solo numeri. “Ho cercato di raccontare la tensione tra Europa e immigrazione che sta mettendo in discussione l’identità stessa del Vecchio Continente” spiega Segre “stiamo abdicando ai nostri principi negando diritti e libertà a essere umani fuori dal nostro spazio”.Per il premio Lux in Sami Blood, di Amanda Kernell, Elle Marja è una quattordicenne Sámi che vive in una comunità di allevatori di renne in Lapponia. Viene discriminata e, per iscriversi a scuola, sottoposta alla certificazione della razza, tutto questo la porta a desiderare una vita diversa che implica l’allontanamento dalla sua gente e dalla sua cultura.La preoccupazione che sembra percorrere trasversalmente le pellicole degli autori, presenti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con storie e origini tanto diverse, è che la contingenza degli sbarchi e i flussi di migranti, con le problematiche connesse, faccia dimenticare alle mature democrazie occidentali i principi e i diritti alla base delle nostre società. E di conseguenza gli autori manifestano quasi una volontà pedagogica nel raccontare il fenomeno migratorio e nel supportare la comprensione degli eventi in corso perché come dice Ai Weiwei “Sono un artista, e credo profondamente che l’arte sia in prima linea quando si tratta di battaglie etiche e morali”.

Rocco Ricciardelli(30 agosto 2017)

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