Quando viveva in Africa, Adama, non avrebbe mai pensato che sarebbe venuto in Italia. Lavorava insieme alla sua famiglia, guadagnava dei soldi e pensava ad una vita bella. Ma un giorno è arrivata la guerra e ha rovinato tutto. Il suo negozio è stato distrutto e il giovane ha deciso di scappare dalla Costa D’Avorio. “Prima di partire ci avvertono dei pericoli ma noi non abbiamo scelta, quindi tentiamo la sorte. Grazie a Dio adesso sono qui.”Essa, invece, ha lasciato il Gambia a causa del regime. La sua vita era in pericolo dopo aver lavorato otto anni per il Governo del suo paese. “Per arrivare in Italia ci sono tre ostacoli molto difficili da superare: il primo è il deserto del Niger, poi la Libia, che è il più pericoloso, e se riesci ad attraversarla devi superare ancora il terzo, il mare”, spiega il giovane.Adama ed Essa sono due dei 76 profughi ospitati all’interno dell’“Hotel Splendid” nel Cesenatico, convertito in centro d’accoglienza straordinario. Le loro storie, e non solo, sono state catturate dalla telecamera di Mauro Bucci.“Il progetto per il film Hotel Splendid nacque due anni fa”, spiega Bucci, “quando a seguito delle mie ricerche nell’ambito del cinema etnografico decisi di portare quanto appreso sul piano pratico, realizzando un documentario basato su un’indagine di campo condotta nella città in cui ero cresciuto. Qui, infatti, tra opinioni contrapposte e anche pregiudizi, arrivò improvvisa e inaspettata l’Alterità: diverse decine di migranti, perlopiù africani, vennero alloggiati presso un hotel in attesa che le loro domande di asilo politico venissero vagliate da un’apposita commissione.”
Il film, infatti, evidenzia la loro specifica identità e sottolinea anche come la dimensione umana sia un aspetto cruciale dell’accoglienza. “Le relazioni interpersonali costruite tra volontari e mediatori culturali e richiedenti asilo sono state di grande aiuto a molti migranti per comprendere un paese straniero e cercare di integrarsi e quindi iniziare una nuova vita”, spiega il filmaker.Inoltre, secondo Bucci, per quanto riguarda la loro posizione economica, i profughi che raggiungono l’Europa “sono relativamente poveri. Al contrario di quanto spesso si crede, chi emigra non è indigente, altrimenti non potrebbe affrontare un viaggio tanto costoso. Il denaro spesso proviene dalla famiglia, dal clan o da debiti contratti. La richiesta da casa di un rientro di queste somme può trasformarsi per i migranti in una fortissima pressione da sopportare.”Un documentario attraverso il quale, Bucci, ha cercato di restituire “una realtà sfaccettata di persone capaci, nonostante la povertà di beni e di mezzi, di pensare con tenacia a un futuro, di costruire legami, di trovare tra sbagli e successi un percorso proprio in una realtà sconosciuta, senza rinunciare a sorridere,” conclude.
Cristina Diaz08/08/2017
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